FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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L’ansia del «cosa mi metto?» e come superarla Ce lo insegna la nuova campagna di Zalando con PinkPantheress e Uma Thurman

L’ansia del «cosa mi metto?» e come superarla Ce lo insegna la nuova campagna di Zalando con PinkPantheress e Uma Thurman

C’è una domanda che accomuna tutti, dai teenager di TikTok alle star di Hollywood: «Cosa mi metto?». Una volta era un gesto banale, un pensiero leggero prima di uscire di casa. Oggi invece è diventato un momento di ansia collettiva, alimentata da feed infiniti, regole non scritte e un flusso costante di microtrend che nascono e muoiono nel giro di poche settimane. Sui social, l’hashtag #GRWM è diventato forse la tipologia di contenuto più seguita, con milioni di persone che osservano come altri scelgono i propri look, alla ricerca di ispirazione ma anche esposte alla pressione del contesto, che si tratti di un appuntamento romantico o di una giornata lavorativa. I brand hanno ormai intercettato queste nuove dinamiche culturali, al punto da incentrare intere campagne intorno all’atto quotidiano e apparentemente banale di scegliere l’outfit giornaliero. Tra tutti, Zalando con la nuova campagna FW25 ha deciso di mettere al centro il claim «Cosa mi metto?», declinandolo però in chiave positiva, senza stress, come un atto quasi ribelle per liberarsi dalle aspettative.

Lo scenario scelto è quello di un mercatino domenicale europeo, con banchi di frutta, verdura e oggetti vintage, proprio lo scenario ideale di un weekend della Gen Z. Lo spirito della generazione è stato canalizzato anche per la scelta delle due protagoniste della campagna, la cantante e producer inglese PinkPantheress (spesso indicata come artista Gen Z per eccellenza) e Uma Thurman, icona di riferimento per un’intera generazione di cinefili. Tra uno stand e l’altro, l’attrice si muove tra i passanti e incontra versioni alternative di sé stessa: un gioco ironico di similitudini che ribadisce un concetto semplice ma impattante, l’ispirazione può arrivare da chiunque e da qualsiasi cosa. Accanto a lei, PinkPantheress porta in scena il suo stile fluido e istintivo, con tanto di borsetta emblematica sempre a portata di mano.

Più che presentare un guardaroba da replicare, la campagna sembra proporre un atteggiamento basato sullo prendere spunti qua e là, trasformare i trend virali in qualcosa di proprio invece di subirli. È lo stesso meccanismo che si vede nei video GRWM, dove l’atto di vestirsi diventa racconto e ispirazione condivisa, ma anche occasione per ricordare che non esiste un modo giusto o sbagliato di scegliere cosa indossare. In questo senso, le parole delle protagoniste risultano emblematiche, come sottolinea Uma Thurman, lo stile dà la possibilità di esplorare lati diversi della propria identità, mentre PinkPantheress lo accosta alla musica, fatta di tentativi, mix e sperimentazioni che non sempre hanno un esito perfetto. Due prospettive distanti, ma unite dall’idea che la moda dovrebbe restare un terreno libero, dove anche l’errore diventa parte del gioco.

L’ansia del «cosa mi metto?» e come superarla Ce lo insegna la nuova campagna di Zalando con PinkPantheress e Uma Thurman | Image 579398
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L’ansia del «cosa mi metto?» e come superarla Ce lo insegna la nuova campagna di Zalando con PinkPantheress e Uma Thurman | Image 579385

In questo scenario si inseriscono anche le nuove Boards, che funzionano come una sorta di estensione naturale di ciò che già accade sui social. Se su TikTok si salvano compulsivamente GRWM, microtrend e screenshot di look da provare “un giorno”, qui l’idea è dare un ordine più personale a quel caos visivo, trasformandolo in raccolte digitali che riflettono davvero i propri gusti. Non tanto una funzione tecnica, quanto un modo per tradurre la logica del feed infinito in un archivio che appartiene a chi lo crea.

Il punto però non è la piattaforma in sé, ma quello che racconta: la centralità dello stile personale. Perché tra un tomato girl summer e l’ennesima estetica nata dal nulla, quello che resiste è la capacità di usare i trend come materiale da remixare, non come manuale da seguire. È la stessa lezione dietro i video GRWM; chiunque può ispirare, ma la moda diventa tossica solo quando viene vissuta come un esame continuo. Alla fine, la domanda «Cosa mi metto?» non smette di essere universale, ma cambia prospettiva. Non è più la ricerca del look perfetto ma un rito quotidiano che riflette umore, identità e sperimentazione. Ed è proprio in questo spazio che anche l’errore o l’abbinamento improbabile trovano senso, perché fanno parte di un linguaggio più libero e meno giudicante.