
TikTok ha scoperto Faye Wong Era anche ora, verrebbe da dire

Se siete ancora in grado di ascoltare il brano California Dreamin’ senza avere le visioni (e mi riferisco alla versione originale del gruppo folk rock statunitense The Mama & the Papas), vi invidio. Tuttavia, non posso non dispiacermi per voi, perché probabilmente non sapete chi sia Faye Wong. Le due cose si escludono reciprocamente e questo lo capirete leggendo. A meno che non siate già sintonizzati con il «Faye Wong-Tok», l’oscuro lato della piattaforma dedicato alla glorificazione dell’icona della musica cantonese. In quel caso, allora, siamo sulla stessa barca. Era il 1994 quando Chungking Express (celebre pellicola del regista Wong Kar-Wai, in Occidente nota con il titolo Hong Kong Express) debuttò nelle sale cinematografiche, consegnando ufficialmente il regista di Hong Kong al pubblico internazionale. Girato nelle sole sei settimane di pausa dalle riprese di un altro film (Ashes of Time, uscito lo stesso anno), la trama è suddivisa in due storie distinte, solo lievemente interconnesse, che vedono due poliziotti alle prese con l’amore. Ed è proprio nella seconda storia, quella dell’agente 663 e della giovane Faye (interpretata dalla sopracitata Faye Wong), che si assiste alla ripetizione quasi ossessiva del brano California Dreamin’. Nel film, Faye passa gran parte delle sue scene all’interno del locale di cibo d’asporto in cui lavora, nel cuore di Tsim Sha Tsui, ballando al ritmo dei Cranberries o dei Mamas & the Papas mentre sistema panini, spia il poliziotto e sogna una vita diversa. Ripetuto per ben otto volte, il brano diventa il terzo protagonista della storia, il linguaggio con cui Faye esprime il proprio bisogno di cambiamento e il sogno di trasferirsi in California per fuggire dalla sua ordinaria vita. Ed è in quelle scene che si incardina l’iconicità di Faye Wong per il pubblico occidentale, persino Quentin Tarantino riconosce che è impossibile ascoltare California Dreamin’ senza immaginarla ballare nell’angusto spazio del locale.
Finalmente, anche i giovani hanno riconosciuto che è difficile essere più cool di Faye Wong. Per qualcuno è una diva del cinema, per altri ha "solo" collaborato con la band scozzese Cocteau Twins, per gli odierni utenti di TikTok è sinonimo di stile. Nata a Pechino nel 1969, è regina indiscussa del genere cantopop, il pop cantonese, e dream pop, un genere rock alternativo che combina atmosfere sognanti e melodie ipnotiche. Rispetto alle colleghe a lei contemporanee, tra cui Sandy Lam, Karen Mok e Coco Lee, Faye Wong si distingue per l’approccio stilistico e musicale visionario, poetico e misterioso, più vicino a Björk che ad una celebrità asiatica. Le sue tre decadi di carriera sono caratterizzate da una fortissima impronta sperimentale e un’oscillazione continua tra la moda avant-garde e quella europea, vestendo Yohji Yamamoto, Rick Owens e Maison Margiela ancora prima che le scarpe tabi venissero rubate dai match di Tinder. I drammatici look sul palco amplificavano l’atmosfera sognante delle proprie esibizioni e della propria musica. Ancora prima del duo Harry Styles-Harry Lambert, c’erano Faye Wong e Titi Kwan, il designer e stylist che ha introdotto la cantante ai designer allora emergenti e di nicchia, come Dries Van Noten, Ann Demeulemeester e Helmut Lang, rendendo il suo stile sinonimo di trasgressione dalle norme e audacia. Faye Wong ha riconosciuto il valore artistico dei corsetti di Vivienne Westwood già nel 1992, prima che diventassero pezzi d’asta. O prima che i giovanissimi riscoprissero l’esistenza di NANA, celebre manga di Ai Yazawa. Nel 1998, durante un concerto, ha indossato le celebri scarpe senza suola di Jeremy Scott, ottenendo il titolo di unica persona al mondo ad averle sfoggiate al di fuori della passerella.
Ma per comprenderne la portata rivoluzionaria è necessario fare un passo indietro. Siamo a cavallo degli anni ’80 e ’90, un periodo di transizione epocale sia per la Cina (divisa tra affermazione economica e una politica molto rigida) che per Hong Kong (colonia britannica fino al 1997). Agli inizi della sua carriera, in seguito al trasferimento ad Hong Kong, lo stile di Faye Wong viene plasmato dall’etichetta discografica CinePoly, che ne capitalizza strategicamente l’immagine e lo stile musicale trasformandola nell’incarnazione della crasi tra la modernità cosmopolita di Hong Kong e la femminilità tradizionale cinese. In questo senso, lo stile dei primi anni di fama sposava la convenzionale caratterizzazione delle popstar femminili cantonesi. È dopo il viaggio a New York del 1991 che la cantante ricostruisce la propria identità musicale, realizzando le cover dei Cranberries e di Björk e attingendo alle sonorità blues e soul americane, e la propria immagine pubblica. Diventa più sfacciata, assertiva ed esplicitamente contraria agli aspetti iper commerciali dell’industria della musica di Hong Kong. Come si legge nel saggio intitolato «The anomalies of being Faye (Wong). Gender politics in Chinese popular music», pubblicato nell’International Journal of Cultural Studies, questo cambio repentino non danneggiò in alcun modo la sua carriera, anzi. La sua immagine androgina e grunge, il suo elegante rifiuto per le convenzioni la rendono l’eroina del popolo, l’idolo delle femministe e delle giovani alla ricerca di alternative ai tradizionali ruoli di genere cinesi. La moda ha semplicemente completato una ribellione che era, innanzitutto, intima e personale: un rifiuto verso i compromessi, verso il rinnegamento della propria identità e musica, una sfida aperta ad un sistema economico e commerciale. Ed è proprio su TikTok che i look di Wong vengono replicati e il suo personaggio definito una “it girl degli anni ’90”, forse in un moto di nostalgia, forse alla ricerca di muse ribelli per fronteggiare questo orrendo presente.
























































