
I contest e I premi per i giovani designer sono davvero utili?
Tra la crisi economica e creativa della moda, emerge qualche dubbio
10 Aprile 2025
Le scuole di moda di tutto il mondo continuano a sfornare designer che, una volta laureati, si ritrovano davanti a una realtà sempre più difficile. Più che una soluzione, i premi di moda istituiti da grandi enti potrebbero essere un'arma a doppio taglio, dato che anche i più prestigiosi sollevano diversi dubbi riguardo la loro efficacia. Sebbene offrano visibilità e premi economici, per partecipare richiedono una presenza consolidata sul mercato e un numero significativo di distributori attivi. Contest come l'LVMH Prize in Francia, il CFDA Fashion Fund negli States e il Woolmark Prize promettono, dopo un lungo percorso fatto di pre-selezioni e bandi internazionali, premi in denaro che vanno dai 100 ai 400 mila euro insieme a un sostegno mediatico e strategico che varia da sei mesi a due anni. In un momento in cui perfino il lusso ha problemi di liquidità, i premi in denaro possono essere addirittura inutili quando a riceverli sono realtà appena nate, spesso formate da una sola persona.
Se cifre c ome 100 o 400 mila euro per la moda di lusso possono servire per un'unica stagione (basti pensare ai costi per l'organizzazione di una sfilata), per piccole realtà che vogliono rimanere tali potrebbero invece rappresentare una risorsa importante. Forse però, questi soldi potrebbero essere davvero utili se i concorsi scegliessero i concorrenti in base alla sostenibilità economica dei loro marchi, invece della loro presenza mediatica. Del resto, per un brand indipendente e giovane, il focus principale dell'azienda dovrebbe essere la strategia a lungo termine, piuttosto che la fama: in un quadro in cui la creatività ha fortissime difficoltà, la strategia economica è cruciale per il benestare di un'azienda e deve essere curata da una squadra di professionisti, perciò avere un innesto economico così importante da parte di esterni non è proprio la manna dal cielo che sembra. In più, nella maggior parte dei casi i brand emergenti hanno team ristretti, a volte formati soltanto da due persone, e chi ha fondato il brand è costretto a essere contemporaneamente creativo e imprenditore.
Kiko Kostadinov, un designer indipendente che si è affermato negli ultimi anni a Londra, aveva evidenziato il problema anni fa in un'intervista organizzata da Frieze London Talks nel 2021. «Mi sento davvero, soprattutto a Londra, bloccato da questa situazione. Sei sempre un designer emergente, hai bisogno di uscire da qui per essere preso un po' più sul serio. Ci sono così tanti incoraggiamenti per i nuovi designer, il che è fantastico, ma quanti nuovi designer si possono avere in città? È semplicemente ridicolo. Si arriva a un punto in cui ci si chiede: "Ok, ma cosa è successo ai 20 prima di me, ai 30 dopo, cosa ne sarà di loro?». Diventa evidente che vincere un grosso premio può trasformarsi paradossalmente in una palla al piede per un giovane designer che, invece di imparare a pianificare, si sente obbligato a esaurire immediatamente tutte le proprie risorse economiche e creative. Senza una reale struttura, si rischia davvero il fallimento, e nessun premio può risollevare la situazione.
@nssmagazine Last night, we had a chat with all the finalists competing in the International Woolmark Prize, the jury members Ib Kamara and Honey Dijon, and some guests of the competition. The award is dedicated to emerging designers and brands who have made a name for themselves on the runway through sustainable and innovative use of merino wool. That’s why we asked everyone what advice they would give to young creatives. What do you think? #fashiontiktok #tiktokfashion #interview #ibkamara #prize #honeydijon #designer #creative #woolmarkprize #lgnlouisgabrielnouchi #actn1 #levante #luar #estermanas suono originale - nss magazine
Forse è arrivato il momento di ripensare i contest, di mettere da parte l’ossessione per il successo istantaneo in favore dell'organizzazione a lungo termine. Il denaro e il networking — soprattutto dopo che molti giovani designer si sono indebitati per frequentare costose università — finiscono per rappresentare solo una base minima per entrare nella giostra della moda, non un vero e proprio punto di partenza. Fornire a un brand un buon consulente finanziario specializzato in creatività e un commercialista competente potrebbe aiutare molto più di un qualsiasi riconoscimento monetario. Al contempo, le scuole di arte e di design dovrebbero implementare più corsi sugli aspetti più scomodi della gestione di un brand, dal pagare l'affitto dello studio al trovare il giusto business partner. La paura è che, nonostante i grandi supporti che forniscono, questi premi possono rappresentare più uno strumento di pubblicità per le grandi corporate della moda che un reale sostegno alla crescita per un'espansione organica. Per fortuna, siamo ancora in tempo per cambiare le cose.