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Come fanno i designer emergenti a pagarsi gli show?


Sfilare alla Fashion Week è sempre più costoso

Come fanno i designer emergenti a pagarsi gli show?
 Sfilare alla Fashion Week è sempre più costoso

Uno show può costare fino a 300mila dollari e oltre, ed il brand che lo organizza non ci guadagna concretamente nulla, se non la fama. Come fanno quindi i brand emergenti a potersi permettere di presenziare alla Fashion Week senza rimanere al verde? Lontani sono i tempi in cui la mecenate Isabella Blow finanziava il lavoro del giovane Alexander McQueen, e ancor di più quelli in cui una sfilata Dior consisteva semplicemente nell’allestire una dozzina di sedie nell’atelier parigino della maison. Oggi mostrare una nuova collezione significa mettere su uno show coi fiocchi, e quindi coinvolgere esperti di fotografia, di luci, di impalcature, affittare palazzi, teatri, o addirittura isole intere. Certo, un’ampio spazio dai muri imbiancati può bastare ad un designer emergente ma, anche in questo caso, le spese non sono poche. 

Considerando che gli inviti agli show della Fashion Week non sono a pagamento, e che le spese per un evento partono in media dai 10mila dollari, decidere di organizzare una sfilata è un investimento, e l’unico modo per misurarne i frutti per adesso sembra essere il MIV (Media Impact Value, un nuovo modo per pesare l’impatto di un fenomeno sui social). Secondo quanto riportato da Launchmetrics alla fine del Fashion Month FW23, la Milan Fashion Week ha registrato un valore di $24M, con Prada in cima a $10.2M, la Paris Men’s Fashion Week ben $50.6M grazie allo show di Pharrell per Louis Vuitton, che ne ha apportati $16M, il chè può motivare giustamente qualsiasi aspirante designer di successo a voler mettere su uno show tutto suo. In genere, ciò su cui un designer emergente può contare per non finire al verde sono gli sponsor. Un esempio? Hillary Taymour, fondatrice del brand newyorchese Collina Strada, per lo show AW23 ha accettato un finanziamento dal museo di cannabis THCNYC, e per questo le sue modelle hanno sfilato con l’erba nelle tasche. Che si voglia o no, gli sponsor sono quelli che fanno funzionare la fashion industry durante i mesi più frenetici dell’anno, persino nel caso brand più famosi, come le acconciature firmate Toni&Guy di Londra, o i drink degli afterparty milanesi di Bulldog Gin

Oltre all’aiuto di aziende di intrattenimento e di bellezza, a volte i brand possono anche appoggiarsi su iniziative create appositamente dal governo che ospita la Fashion Week a cui vogliono partecipare. A Londra, il British Fashion Council lavora da anni al miglioramento delle condizioni finanziarie dei designer emergenti, con l’iniziativa Fashion Trust, che supporta economicamente le loro creazioni, e il progetto New Gen che copre i costi delle loro sfilate - quest’anno hanno scelto di sovvenzionare la sfilata di Chet Lo. Nel resto delle capitali della moda, alcuni stilisti possono approfittare di progetti come quelli di CFDA/Vogue Fashion Fund, che mette a disposizione un montepremi di $300,000, di IMG e Empire State Development, che stanziano fino a 50mila dollari, e a New York di UPS, che quest’anno ha lanciato NYFW: The Shows. Malgrado i costi, partecipare alla Fashion Week con uno show continua ad essere un'aspirazione concreta per molti designer emergenti. La lista degli acquisti che uno stilista deve impegnare per realizzare una sfilata non è breve, ma poter illustrare la propria collezione di fronte a buyer e  a giornalisti, e magari anche a qualche influencer, è un modo efficace per ottenere più attenzione mediatica, più libertà economiche e quindi creative.