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La collaborazione tra PrettyLittleThing e Naomi Campbell è già un disastro

È bastato semplicemente annunciarla

La collaborazione tra PrettyLittleThing e Naomi Campbell è già un disastro È bastato semplicemente annunciarla

Naomi Campbell è la definizione stessa di icona, una donna leggendaria nella moda, più che una top model un titano dell’industria. E se nel corso degli anni le sue ormai leggendarie angherie nei confronti del proprio staff (tra lanci di telefoni, pugni e aggressioni di ogni sorta) non ne hano macchiato la reputazione, forse solo adesso è successo qualcosa che può farlo. Naomi ha deciso di collaborare con il brand di fast fashion PrettyLittleThing – e Internet non l’ha presa bene. Al di là dei dubbi più ovvi riguardanti una collaborazione tra una grande personalità della moda e un brand di fast fashion, molti si sono anche domandati se la decisione dietro la firma di questo contratto sia stata dettata da presunti problemi finanziari della top model. A questo proposito, il critico indipendente Odunayo Ojo ad esempio ha ipotizzato in un tweet che «sembra che non abbia fatto i migliori investimenti economici e questo è il motivo per cui fa ancora sfilate a tempo pieno e va ovunque». Non conoscendo la situazione di Campbell queste sono, appunto, soltanto supposizioni – anche se pare evidente che sia stato il lucro, e non l’ispirazione artistica, ad aver portato alla sigla del già famigerato contratto. 

Lo shock di Internet, comunque, potrebbe non tradursi immediatamente in una disfatta economica – per ogni avversatore della collaborazione, PrettyLittleThing ha una dozzina di clienti contentissimi di pagare a cui non importa nulla dei danni del fast fashion. E risulta francamente un po’ stridente il fatto che Naomi venga criticata per questa collaborazione quando quasi chiunque nella moda ne abbia firmate di simili: Iris Apfel, ad esempio, ha collaborato tempo fa con H&M nell’approvazione generale e lo stesso ha fatto di recente Mugler, Marni, J.W. Anderson e Ines de la Fressange hanno collaborato con Uniqlo (che, per quanto sia considerato accettabile, rimane fast fashion) mentre sia Rhuigi Villaseñor che Kaia Gerber hanno lanciato collaborazioni con Zara nell’ultimo anno senza che nessuno si lamentasse. Una tradizione che secondo molti aveva avviato proprio Karl Lagerfeld collaborando sempre con H&M nel 2004, un momento oggi considerato uno spartiacque e non una tremenda ignominia. Perché dunque questo doppio standard nei confronti di Naomi? La top model non è proprio estranea a iniziative simili, basti ricordare la linea Naomi Campbell Jeans lanciata nel 1997 e la collaborazione con Fiorucci nel 2011. Oggi forse i tempi sono cambiati, e così agli atteggiamenti del pubblico – eccetto forse i modelli di spesa, dato che sicuramente questa collaborazione farà un immediato soldout.