Vedi tutti

Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi

Quando un tessuto determina il design

Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design

Difficilmente gli stilisti riescono a raggiungere la fama con item rappresentativi della propria arte: di Comme des Garçons e delle idee sovversive di Rei Kawakubo il grande pubblico conosce maglie a strisce e Converse tempestate di cuori rossi ricamati; nonostante i numerosi frutti della creatività di Demna, l’item più iconico del suo periodo da Balenciaga resta una sneaker a calzino piuttosto antiestetica, mentre il lascito del tormentato genio di Alexander McQueen si presenta alle nuove generazioni sotto forma di una banalissima scarpa con platform. Non si può dire lo stesso di Issey Miyake. Al designer giapponese deceduto lo scorso agosto, il pubblico riconosce una delle creazioni più avanguardistiche che la fashion industry abbia mai conosciuto, tanto nel concept quanto nel design, frutto di un’instancabile ricerca sartoriale, dei movimenti giovanili del ‘68 e dell’aspirazione a una moda universale: il plissé. Miyake studiò all'Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture - così come Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld e Valentino Garavani - e fu apprendista nell'atelier di Guy Laroche e Hubert de Givenchy, dove imparò la sartoria classica e i drappeggi dell'alta moda. Ma fu durante le rivolte studentesche francesi del 1968, che il suo stile cambiò rotta: «Ho messo in discussione tutto. Ho detto: "Sono un bugiardo". Mi sono reso conto che il futuro era nella produzione di abbigliamento per molti, non per pochi. Volevo creare capi che fossero universali come i jeans e le T-shirt».

Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435146
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435147
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435148
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435149
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435154
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435153
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435152
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435157
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435156
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435155
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435151
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435150
Perché il plissé di Issey Miyake è diventato l'uniforme dei creativi  Quando un tessuto determina il design  | Image 435145

Il plissé nacque nel 1988 grazie a un’intuizione di Makiko Manigawa, direttrice del dipartimento tessile del brand, che, alla ricerca di un materiale leggero e veloce da asciugare, piegò per caso un pezzo di poliestere e lo plissettò. In breve tempo il metodo, memore delle toghe dell'Antica Grecia e agli abiti di Fortuny della Venezia del XIX secolo, venne brevettato: il poliestere veniva tagliato e cucito prima di essere inserirlo tra strati di carta e introdotto in una pressa a caldo per la plissettatura. Il risultato era un tessuto funzionale a prova di grinze e pieghe, naturalmente adatto ad assumere forme geometriche complesse, simili alle strutture architettoniche di Zaha Hadid che proprio per questo indossò spesso capi firmati Miyake. Abiti, top, pantaloni, gonne, bluse e borse: la domanda era così alta che nel 1993 Miyake lanciò una linea dedicata, Pleats Please. Vent'anni più tardi, dopo aver scoperto che circa il 10% dei compratori erano uomini, nacque Homme Plissé e fu un successo.

Secondo Damien Paul, responsabile dell'abbigliamento maschile presso il rivenditore britannico MatchesFashion, le vendite di Homme Plissé sono cresciute a due cifre stagione dopo stagione, attraendo. Grazie al design scultoreo dei capi, galleristi, artisti, creativi ne fecero ben presto la propria uniforme quotidiana. Dopotutto, è stato lo stesso Issey Miyake a dimostrare che l'abbigliamento può essere anche un mezzo artistico, rendendo il Plissé un prodotto versatile e indipendente, ma anche la tela perfetta per trasmettere messaggi distintivi attraverso la visione di artisti contemporanei. Da Yasumasa Morimura, Nobuyoshi Araki, Tim Hawkinson e Cai Guo-Qiang: il plissé divenne un oggetto da collezione, non una semplice decorazione incollata sulla superficie di un pezzo di stoffa, ma un'opera d'arte autonoma che si muove e si trasforma in base ai movimenti e ai gesti di chi la indossa. Come in "The Loss of Small Detail", uno spettacolo di balletto coreografato da William Forsythe per cui Issey MIyake creò i costumi, modelli plissettati nei toni del bianco, del nero e dell'argento, in grado di assumere forme mutevoli assecondando i passi dei ballerini in un caleidoscopio di linee e colori. Oggi, la linea Homme Plissé continua a vestire i creativi di tutto il mondo, simbolo del lascito di uno dei pochi creativi in grado di conquistare il mercato della moda con la propria indipendenza.