
Come A-POC ABLE ha trasformato il tessuto in luce insieme ad Atelier oï
La filosofia di Issey Miyake incontra il mondo del design
10 Aprile 2025
In occasione della Milano Design Week 2025, Issey Miyake ha presentato TYPE-XIII Atelier oï project, un’installazione immersiva che ha fuso sperimentazione tessile, luce e design. Frutto della collaborazione tra A-POC ABLE ISSEY MIYAKE e lo studio svizzero atelier oï, il progetto esplora nuovi orizzonti del design, spingendo i confini del tessuto ben oltre l’abbigliamento. «Il tessuto aveva già una potenzialità vastissima, ma da soli non saremmo riusciti a esplorarla fino in fondo. Questa collaborazione è come un viaggio: serviva il compagno giusto per andare oltre», ci ha spiegato Yoshiyuki Miyamae, head- designer di A-POC ABLE ISSEY MIYAKE qualche giorno prima dell’evento. Al centro del progetto c’è l’idea di combinare un filo di metallo e un pezzo di tessuto per dar vita a due serie di lampade. Il risultato è un linguaggio inedito che unisce leggerezza, funzionalità e poesia, riflettendo la filosofia di A-POC (A Piece of Cloth), l’innovativo sistema di design tessile lanciato da Issey Miyake nel 1998. Con A-POC ABLE, infatti, presentato nel 2021, il brand ha aperto il metodo A-POC al dialogo con altri settori, con l’obiettivo di creare oggetti che migliorino la vita quotidiana attraverso un design consapevole e trasversale. Lavorare nel design, come ci ha raccontato Yoshiyuki, è stato diverso che lavorare nella moda: «Nel fashion design tutto è veloce, si pensa a sei mesi per ogni collezione», ha spiegato. «Qui abbiamo avuto il tempo di dialogare sul processo, non solo sul risultato. È un approccio completamente diverso, quasi meditativo». Lo sviluppo delle lampade presentate, infatti ha richiesto due anni.
La O Series, sviluppata con il brand giapponese Ambientec, è una collezione di lampade portatili che mette al centro l’interazione umana con la luce. La struttura in filo metallico racchiude un paralume tessile realizzato con la tecnologia Steam Stretch: una tecnica in cui fili termoreattivi si attivano con il calore, generando un effetto plissé tridimensionale. La tecnologia usata è già tipica di moltissimi dei capi concepiti da Issey Miyake secondo una filosofia che, insieme all’essenzialità, riguardava anche l’universalità dei prodotti. «In Occidente ci sono abiti per ogni occasione», ci ha spiegato il designer, «mentre gli abiti di Issey-san hanno sempre voluto essere universali, lasciando la libertà a chi li indossa». Lo stesso treno di pensiero è stato seguito nella creazione di una lampada portatile, la cui forma può essere alterata a piacimento e trova spazio ovunque nelle case moderne, sempre più polifunzionali, ma la cui concezione risale alle case tradizionali giapponesi in cui spazi, volumi e funzioni possono essere ridefiniti con il semplice scorrere di un pannello. «In Giappone l'architettura e lo spazio è molto flessibile. Immagina una casa giapponese, con tatami e porte scorrevoli», ci ha spiegato Miyamae. «Gli spazi cambiano, si muovono. Queste lampade si ispirano a quella stessa libertà: possono essere posate ovunque, senza disturbare». Facile da ripiegare e da spostare, la O Series restituisce un senso di intimità e adattabilità, rendendola perfetta per ambienti mutevoli e personali.
Un altro tipo di lampada, la A Series, realizzata in collaborazione con il marchio spagnolo PARACHILNA, propone paralumi modulari in maglia continua, senza cuciture — una delle tecniche chiave di A-POC. Le lampade prendono forma grazie all’inserimento di strutture metalliche, e possono essere tagliate o unite per generare nuove configurazioni. «Questo design nasce da un principio di libertà: come gli abiti A-POC, queste lampade possono adattarsi a qualsiasi momento — da una cena elegante a una sessione di yoga. È un oggetto universale». Il risultato è un linguaggio visivo giocoso e intuitivo, che trasforma ogni lampada in una composizione unica. Il tessuto non è più solo rivestimento, ma diventa struttura, funzione, significato. O, nelle parole di Miyamae: «Il tessuto può diventare anche struttura, non solo superficie. Come il Bao Bao Bag: il tessuto è l’oggetto».
A-POC ABLE è un progetto che non si ferma all’estetica: è una ricerca continua sul valore del materiale e sulla possibilità di costruire ponti tra discipline. Per quello che riguarda il design, Miyamae ha detto che in futuro gli piacerebbe sviluppare delle sedie, ad esempio. Ma il team di A-POC ABLE ha già avviato dialoghi con ingegneri spaziali e biotecnologi, aprendo scenari inediti per l’applicazione dei tessuti intelligenti. «Questo tessuto è così leggero e flessibile che potrebbe essere portato nello spazio. E ci pensi bene, non è poi così diverso da ciò che già facciamo: collegare moda, design, scienza, per creare qualcosa che renda la vita migliore». Al centro di tutto, resta la materia — da comprendere, ascoltare, rispettare. Atelier oï e A-POC ABLE hanno costruito un progetto che nasce dalla sperimentazione sul campo, dal contatto diretto con i materiali, dalla volontà di scoprire cosa può diventare il design quando abbandona i confini e si trasforma in esperienza. «Nel nostro studio si parte sempre da lì: capire il materiale. Non si tratta solo di creare un bel prodotto, ma di scoprire la sua verità. La texture, la struttura, la sua anima. Solo così può nascere qualcosa di davvero unico».