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Il transfert dei gemelli in passerella

Da Gucci a Jun Takahashi

Il transfert dei gemelli in passerella Da Gucci a Jun Takahashi

I gemelli costituiscono la massima espressione estetica  del concetto di dualità. Persino nell’immaginario delle costellazioni zodiacali, i Gemelli sono associati all’idea della duplicità del reale: finzione, (con)fusione e manipolazione sono le query che il nostro dizionario mentale andrebbe a ripescare per definire il gemellaggio. E perché mai la moda - l’illusione è uno dei tanti tool che uno stylist o un brand utilizza nella creazione di mood board, campagne o editoriali - dovrebbe esimersi dal prendere dei gemelli e portarli in passerella? È ciò che ha fatto oggi Gucci, con una collezione già chiara dal titolo: Gucci Twinsburg

In realtà l’idea di far sfilare ben 68 coppie di gemelli scaturisce direttamente dal vissuto di Alessandro Michele: «Sono figlio di due madri: mamma Eralda e mamma Giuliana. Due donne straordinarie che hanno fatto dell'essere gemelle l'essenza della loro esistenza» ha scritto lo stesso Michele. Non che Gucci sia stato il primo (e probabilmente non sarà l’ultimo) a dare adito a quest’immaginario duplice per natura. Nel 2004 Undercover, con la SS04, aveva già sperimentato con il concept dei gemelli in passerella. Cedendo al fascino del doppio, Jun Takahashi aveva giocato in maniera del tutto sovversiva con gemelli vestiti ora di tutto punto, ora in maniera più succinta. Cosa replicata, peraltro, nella collezione SS18, dove le gemelle erano vestite secondo una palette cromatica complementare o a contrasto. Anche durante la New York Fashion Week del 2016, da Monse, il finale dello show ha visto sfilare due gemelle vestite con outfit decostruiti. Che il messaggio in codice di tutti questi designer sia che in due è sempre meglio di uno?