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I 4 brand vintage più ricercati online

Voi li conoscete tutti?

I 4 brand vintage più ricercati online  Voi li conoscete tutti?

Che il vintage e il secondhand fossero esplosi negli ultimi tre anni non era un mistero, anzi. Come scrivevamo in un recente articolo, in effetti, proprio nel 2022 il mercato della moda secondhand è cresciuto esponenzialmente tanto da fare supporre che le modalità di acquisto tipiche del fast fashion fossero diventate applicabili alla pre-loved fashion. Ma nello stesso report di The Real Real che ci forniva quei dati, c’erano altre notizie interessanti come quella, ad esempio, che «il vintage continua a essere ricercato, ma la domanda di abbigliamento da collezione proveniente dagli archivi supera ora ogni altra categoria di vintage, con un aumento del 439% su base annua». Le passerelle delle capitali della moda ispirano la ricerca di item come borse geometriche, scarpe Mary Jane e minigonne – ma ci sono anche quattro brand che risultano molto più ricercati degli altri sulla piattaforma ecco quali sono.

Mary McFadden

Anche se oggi non se ne parla moltissimo, Mary McFadden visse una vita da sogno: ereditiera di un impero del cotone in Tennessee, laureata alla Sorbonne, massima socialite della New York anni ’60, responsabile del PR di Dior e poi special project editor per Vogue ai tempi della leggendaria Diana Vreeland, McFadden iniziò a disegnare abiti per sé stessa essendo estremamente specifica nella scelta di tessuti e silhouette. Ispirandosi tanto alla tecnica giapponese detta Marii e ai lavori di Mariano Fortuny, brevettò nel 1975 una tecnica di plissettatura per abiti che impiegava un tipo di poliestere e satin detto charmeuse che veniva dall’Australia, veniva tinto in Giappone e plissettato negli USA. Gli abiti composti da questo tessuto non perdevano mai le pieghe e venivano anche abbelliti con pitture a mano, ricami e ogni sorta di abbellimento fatto a mano. La capacità di non deformarsi rese popolari gli abiti tra i ricchissimi americani sempre in viaggio intorno al mondo e quando il business si espanse arrivarono una serie di licenze lucrative. La relativa e apparente semplicità degli abiti, poi, li rendeva senza tempo e resistenti al passaggio dei trend – motivo per cui ancora oggi sono così ricercati. McFadden chiuse il suo brand nel 2002 ma, a quanto pare, non per motivi economici, semplicemente per dedicarsi a nuovi progetti.

Bob Mackie

Mackie ha avuto quest’anno un ritorno di popolarità grazie a Kim Kardashian che, al Met Gala 2022, ha indossato l’abito che il designer aveva creato per Marilyn Monroe. Ma Marilyn non è la sola star leggendaria che Mackie ha vestito: rimane nella storia l’outfit di Cher agli Oscar del 1986 più abiti indossati da Beyoncè, Marlene Dietrich, Diana Ross, Liza Minnelli e RuPaul solo per citarne alcuni. La sua leggenda è così grande che quando Alessandro Michele lo incontrò al Met Gala si commosse e versò addirittura qualche lacrima. Sarto preferito da Hollywood e Broadway, Mackie ha definito in oltre sessant’anni di carriera l’estetica della celebrità e del red carpet a colpi di satin, di piume e di lustrini. Oggi le sue creazioni d’archivio popolano le teche dei musei e, stando a The Real Real, anche gli armadi di alcuni collezionisti molto fortunati.

Roberto Cavalli

Prima dell’era Y2K, prima delle discoteche e delle stampe leopardate, Roberto Cavalli era un grande sperimentatore: lavorò sulla tintura in capo sviluppando nuove tecniche, inventò nuovi modi di colorare e lavorare la pelle, applicò patchwork di cuoio ai jeans per il suo primo show a Palazzo Pitti, ma soprattutto attirò l’interesse di figure leggendarie come i fratelli Hermès ed Emilio Pucci. Dopo il suo primo show milanese, dove esplose una profusione di stampe animalier, vestiti provocanti e opulente pellicce, pure Franca Sozzani ne fu colpita. Il brand si espanse e ramificò enormemente durante tutti gli anni ’90 ma fu nei primi 2000 che il suo vibe divenne eccessivo e provocatore – un’esplosione di edonismo e sregolatezza che incapsulò lo spirito della sua epoca come nient’altro in quegli anni. Col tempo il successo del marchio andò scemando, seguendo più o meno lo stesso destino di quelle label che avevano troppo disperso il proprio output in diverse linee di diffusione. Dopo l’acquisizione nel 2019 da parte di Vision Investments, fondo d’investimenti di Dubai, Fausto Puglisi è diventato il direttore creativo del brand, ora chiamato solo Cavalli, e lo ha riportato agli splendori di un tempo.

Thierry Mugler

Tristemente venuto a mancare l’anno scorso, Mugler ha avuto una vita lunga e densa di successi: considerato uno dei più grandi couturier viventi anche dopo essersi congedato dalle scene nel 2002, i suoi abiti vengono cercati dai celebrity stylists come se fossero d’oro e anche ad anni di distanza. Lady Gaga e Kim Kardashian sono soltanto due degli esempi più celebri di celebrity che hanno indossato le creazioni del designer francese. Oggi, anche dopo l’abbandono delle collezioni Couture, il brand sta trovando nuovo impeto sulle passerelle francesi sotto la direzione creativa dell’americano Casey Cadwallader che ha realizzato di recente una trilogia di fashion movies per presentare le sue collezioni e riportato i riflettori sul marchio.