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Se la moda trasloca sulla West Coast

Come la California sta producendo una nuova generazione di direttori creativi

Se la moda trasloca sulla West Coast Come la California sta producendo una nuova generazione di direttori creativi
Finney Resort 2023
The Elder Statesman FW22
Reese Cooper SS23
Phipps SS23
John Elliot SS23
Fear of God FW22
ERL FW22
Amiri SS23
Louis Vuitton X exhibition on Rodeo Drive
HermèsFit pop-up at the Hollywood Athletic Club
adidas x Gucci pop-up in Los Angeles
Acne Studios x Angelo Plessoas party in Malibu

Che la California fosse un bel posto in cui stare non c’erano dubbi. Il vibe di Los Angeles è così leggendario che mezzo mondo ne conosce i quartieri e le aree senza averli mai visti: Santa Barbara, Venice Beach, Malibu, la San Fernando Valley, Beverly Hills. Un mondo frequentato praticamente da sempre dall’industria del cinema e della musica ma che negli ultimi anni anche la moda ha iniziato a sogguardare. Se quest’anno Kim Jones ha portato il suo Dior Homme a dialogare con la California, con Eli Russell Linnetz e uno show a Venice Beach; anche Gucci e Louis Vuitton hanno puntato sulla California rispettivamente coi propri show Love Parade sulla Hollywood Walk of Fame e Resort 2023 al Falk Institute di LaJolla. Nel frattempo, dalla terra del sole, i designer iniziano a guardare verso l’Europa e le antiche piazzeforti del lusso: già da qualche tempo Mike Amiri presenta a Parigi, così come Spencer Phipps che quest’anno è tornato nella nativa Los Angeles dopo anni passati in Europa; mentre sia Reese Cooper che John Elliott hanno sfilato quest’anno a Parigi, che ha anche visto la presenza di Advisory Board Crystals, riempiendo le fila di una sempre più nutrita “fazione americana” di creativi presenti nella capitale francese. Nel frattempo, tra le metropoli californiane fioriscono meraviglie: Gallery Dept. guidata da Josué Thomas continua a crescere come anche Collegium con le sue collezioni di stivali e sneaker extra-lusso, Evan Kinori produce collezioni pulitissime e semplici ispirate al workwear e Greg Chait di The Elder Statesman vede i suoi look arrivare sul red carpet mentre i veterani Rhuigi Villaseñor e Jerry Lorenzo consolidano ulteriormente i propri imperi. C’è davvero oro in California?


Reese Cooper SS23
Phipps SS23
John Elliot SS23
Amiri SS23
Finney Resort 2023
ERL FW22
Fear of God FW22
The Elder Statesman FW22

«Credo che ci sia una certa novità nel produrre abbigliamento in una città più defilata rispetto al mondo della moda. È qualcosa di più inatteso e dunque crea visibilità, ma non è per questo che sono qui. È solo utile non vedere sempre quello che fanno gli altri e non vedere modi di vestire alla moda per strada», ha spiegato Evan Kinori al Financial Times a fine marzo. E in effetti la sostanziale assenza di un fashion establishment per le strade di San Francisco o Venice Beach potrebbe costituire un territorio più libero per la sperimentazione e la nascita di nuovi brand, uno spazio per crescere lontano dal contesto iper-strutturato (e, secondo alcuni, profondamente borghese) di Milano o Parigi. Dopo tutto, a ben vedere, proprio da Los Angeles è giunto a numerose generazioni la prima occasione di contatto con la moda: gli abiti dei film e delle starlet e i lavori di costumisti leggendari come Edith Head e Adrian Adolph Greenburg furono in effetti le prime creazioni di couture a essere diffuse in tutto il mondo tramite lo schermo cinematografico. Sempre Los Angeles fu la culla di subculture come quella dello skateboard e del surf, oltre che di una vivacissima scena hip-hop – una ricchezza e varietà culturale che hanno fornito ai designer del luogo ispirazioni molteplici per molteplici percorsi stilistici. Tra gli altri brand che stanno emergendo dalla scena californiana ci sono anche il brand di pelletteria Von Holzhausen che ha di recente collaborato con Tesla, Finney che è nato dall’agenzia PR Spring Los Angeles di Phillip Bodenham, Camp High che ha di recente collaborato con il giocatore NBA Jordan Clarkson, Staud su cui LVMH ha già messo le mani oltre che i progetti individuali dello shoemaker Dominic Ciambrone a.k.a. The Shoe Surgeon e Transnomadica dell’italiano Maurizio Donadi che si dedica invece all’upcycling e alla ricerca di vintage.

È notevole infatti come i designer californiani, tutti più o meno geograficamente prossimi l’uno all’altro, esplorino territori tanto diversi tra loro: John Elliott produce basic minimalisti di ultra-lusso, Phipps segue ispirazioni a metà tra il folk e lo streetwear, Gallery Dept. possiede ascendenze hippie mescolando ispirazioni vintage e dettagli artistici; ERL esplora l’estetica americana degli high school e The Elder Statesman produce maglieria psichedelica. Esiste, per alcuni di essi, un vibe comune che sta nella passione per i gradienti di colori accesi, per il vintage ricostruito o reinterpretato, per le silhouette rilassate che non pescano dal classico repertorio sartoriale europeo. Proprio questa alterità rispetto alle convenzioni entro cui, volenti o nolenti, i brand europei si ritrovano a operare rende la frontiera della West Coast un luogo eccitante per la nascita di nuove scene creative. Persino il grande movimento della moda d’archivio ha fatto importanti passi a Los Angeles grazie al lavoro di Fernando Rangel e del suo Silverleague e di Kyle Julian Skye con Middleman Store – due showroom/pagine Instagram che sono stati per molti il primo contatto con l’idea di moda d’archivio cinque anni fa. E ora siamo giunti al punto in cui gli stessi brand europei mirano ad accelerare la propria reach: negli ultimi giorni Bottega Veneta ha allargato la sua boutique di San Francisco, Hermès ha aperto un pop-up dedicato allo sportswear di lusso all’Hollywood Athletic Club, Louis Vuitton invece aprirà un nuovo negozio a Rodeo Drive e ospiterà la sua mostra “200 Trunks, 200 Visionaries” sulla stessa strada quest’estate mentre lo scorso giugno uno dei palazzi di Melrose Place ha ospitato il launch party di adidas x Gucci mentre ad aprile Acne Studios ha organizzato un techno party sciamanico nel ranch di Eric Lloyd Wright per la propria community.

Louis Vuitton X exhibition on Rodeo Drive
HermèsFit pop-up at the Hollywood Athletic Club
adidas x Gucci pop-up in Los Angeles
Acne Studios x Angelo Plessoas party in Malibu

Il quadro che emerge della scena californiana, però, non è tutto rose e fiori. Tra preoccupazioni urbanistiche e ambientali, cronica scarsità d’acqua, continui incendi sempre più vicini ai centri abitati, crimine e una sempre più massiccia presenza di senzatetto Los Angeles non è esattamente una città idilliaca, nonostante tutta la sua energia. Secondo WWD, poi, la pandemia ha colpito duramente il Los Angeles Fashion District con posti vacanti negli showroom, cessazioni di attività e affitti folli. Mentre il problema di stoccaggio dei beni e la congestione di porti e treni va raggiungendo proporzioni sempre più preoccupanti: «Ci sono venti milioni di paia di scarpe da tennis che stanno arrivando via nave in questo momento e non abbiamo dove metterle», ha detto sempre a WWD Matt Schrap, chief executive officer della Harbor Trucking Association. Una concatenazione di fattori che richiederanno sicuramente, nel futuro prossimo, degli interventi da parte delle autorità - specialmente considerato come il volume di business che le città californiane stanno attirando non accenna ad arrestarsi e potrebbe addirittura aumentare.

A prescindere dalle problematiche di natura infrastrutturale appena elencate, la scena creativa della West Coast continua a prosperare mentre, lentamente, sempre più designer americani conquistano posizioni di rilievo all’interno dei principali brand europei – trend avviato con successo dal compianto Virgil Abloh. Il loro successo e la loro diffusione potrebbe addirittura accrescersi nei prossimi anni, attirando l’attenzione di un pubblico della moda che risponde alla saturazione del mercato del lusso andando in cerca di brand e prodotti sempre più di nicchia, sempre più lontani dall’esperienza corporate proposta dai centenari brand di lusso europei ma soprattutto capaci di procurare quei “piaceri forti” e di quelle novità che di questi tempi quasi soltanto i brand indie sanno regalare.