Vedi tutti

L’inafferabile estetica dell’arredamento di Rick Owens

Dietro il mondo di arredi opulenti e vagamente alieni firmati dal designer insieme a Michèle Lamy

L’inafferabile estetica dell’arredamento di Rick Owens Dietro il mondo di arredi opulenti e vagamente alieni firmati dal designer insieme a Michèle Lamy

Parlare di unicità nel momento in cui si approfondisce lo stile di un designer suona retorico. Della parola “unicità” si riempiono spesso la bocca chi non hanno nulla di unico o personale. Ma se c’è qualcuno per cui il termine conserva il suo senso, questo è senza dubbio Rick Owens. Alieno rispetto alla produzione culturale contemporanea, creatore di un’estetica precisa e ben delineata e fedele solo a sé stessto ed estraneo a qualsiasi forma di compromesso,  Owens è un designer complesso che ha studiato per anni il punto di congiunzione tra brutalità e grazia. E se la stampa parla molto della maniera in cui questo suo approccio sia stato declinato nel fashion design, meno attenzione è stata dedicata ad un altro suo progetto, altrettanto interessante: la linea di furniture. Rick Owens ha dato il nome a una linea di arredamento prodotta dalla sua musa e moglie, Michèle Lamy, le cui creazioni paiono venute da un altro pianeta e paiono una concretizzazione dell’immaginario unico e peculiare del designer americano.

La più importante premessa da fare parlando del duo creativo costituito da Rick Owens e Michèle Lamy è che, mentre per quanto riguarda la linea di fashion l’influenza di quest’ultima è secondaria rispetto a quella di Rick, per quanto riguarda il progetto di furniture i rapporti sono invertiti. Nonostante la collezione di furniture porti il nome di lui, infatti, si può dire che la mente dietro ad ogni pezzo sia quella di Michèle. Lei va in fabbrica a parlare con gli artigiani, lei seleziona i materiali, lei presenta i lavori, lei si è occupata dell’allestimento della grande mostra al MOCA di Los Angeles, lei è la voce narrante dei testi del libro Rick Owens Furniture edito da Rizzoli. Dopo tutto, Lamy è la persona che più di ogni altra ha aiutato Rick Owens a dare forma al suo brand, è sua moglie, ma è soprattutto la sua musa e la sua collaboratrice più fidata. Ogni progetto di Rick ha anche il marchio di Michèle, e viceversa, e insieme formano un sodalizio artistico senza pari. Per questo spesso è difficile dire dove inizi uno e dove finisca l’altra, è però chiaro che l’impronta alla linea di furniture derivi più dalla mente di Michèle – per i motivi sopra detti. Il lavoro impostato sull’interior design è diretta prosecuzione di ciò che, come duo, hanno sempre prodotto nell’ambito della loro esperienza nella moda. 

Passando ai pezzi di arredamento veri e propri, si tratta di oggetti dalle forme ipergeometriche e primitive insieme, eppure stranamente affascinanti. Sul piano delle ispirazioni sono evidenti i richiami al lavoro di Le Corbusier e, più in generale, al brutalismo – uno stile di architettura anni ‘40/’50 famoso per il cemento a vista, che mette in evidenza la funzione degli edifici e la forza delle forme rispetto all’estetica – e alla scultura minimalista anni ’60 (pensiamo a Richard Serra, Donald Judd o Carl Andre per esempio) così come al design Bauhaus. Le forme sono ridotte all’osso, levigate per essere essenziali e pulite, per far risaltare il materiale al di sopra di tutto. L’aspetto ha sempre un fascino monumentale, indipendentemente dalla sua grandezza (che in alcuni pezzi è volutamente esagerata, come nel caso del letto), e i materiali selezionati devono accentuare l’effetto, per questo i lavori sono prodotti in pietra, bronzo, marmo bianco e nero, osso, legno pietrificato o alabastro. Il risultato è minimale e spettrale, antico e futuristico, familiare ma allo stesso tempo anche alieno, un po’ come le collezioni di Rick Owens.  

Un altro elemento altrettanto interessante da notare è come alcuni pezzi siano poi combinati con elementi naturali. Si possono per esempio citare le celebri sedie in cui palchi di cervo o di alce sono utilizzati come schienale o gamba di appoggio; ma anche le coperture in pelliccia delle poltrone. Tutto questo conferisce ai diversi oggetti un aspetto primitivo ma proiettato verso il futuro, come se un uomo delle caverne avesse assimilato la conoscenza degli ultimi cinquant’anni e avesse prodotto una linea di arredamento di lusso. Questo discorso lascia fuori uno dei lavori più iconici di Rick Owens, ovvero la sedia con la sua figura piegata  su se stessa a grandezza naturale e il cuscino appoggiato sul sedere. Lo lascia fuori perché questi pezzi ispirati al controverso lavoro Hat Stand di Allen Jones  sono un progetto a sè stante, sicuramente divertenti e carichi di humour ma che hanno poco a che vedere con la sua produzione più classica e concettualmente più interessante.

Sicuramente il progetto di furniture non è il motivo per cui Rick Owens verrà ricordato, si tratta infatti di una produzione piccola, rivolta ad un pubblico altamente selezionato e specifico che deve apprezzare uno stile molto peculiare – e avere la disponibilità economica per acquistarlo. È però interessante vedere come questa linea contenga i medesimi elementi che rendono Rick e Michele due delle persone più amate e seguite della fashion industry. Come all’interno delle loro collezioni, anche in questi lavori si vede un approccio radicale e senza compromessi, che può nascere solo da una filosofia di design attenta all’estetica ma anche disinteressata alla ricorsa ai trend oltre che tanto confidenti nella propria visione da riuscire a convincere anche gli altri.