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Le sneaker Lanvin e il ritorno delle chunky sneaker

Da Lucien Clarke a Evan Mock, storia dell'ultimo trend della sneaker industry

Le sneaker Lanvin e il ritorno delle chunky sneaker Da Lucien Clarke a Evan Mock, storia dell'ultimo trend della sneaker industry

Se c'è qualcuno che nel 2020 ha dettato trend e mode a forza di post sui social, quel qualcuno è sicuramente Travis Scott. Nel corso dell'anno appena terminato La Flame ha fatto da termometro della sneaker culture, contribuendovi non solo grazie alle sue collabo con Nike ma anche semplicemente indossando un qualsiasi paio di sneaker destinate a diventare introvabile nel giro di poche ore. Se in principio ci sono state le Dunk, protagoniste di una vera e propria rinascita in casa Nike, uno degli ultimi casi passati ai piedi di Scott è quello delle Lanvin, le ultra-chunky skate sneaker lanciate del brand diretto da Bruno Sialelli a inizio anno. Sialelli, 31enne di origine francese ed ex designer di Loewe, ha trovato il suo ruolo di direttore creativo solo dopo un percorso lungo e complicato per Lanvin, che dopo l'addio di Alber Elbaz ha visto la successione di ben cinque direttori creativi in meno di cinque anni. Uno stato confusionale che ha visto come soluzione finale la via più semplice, scegliendo di parlare alle generazioni più giovani proprio con un direttore creativo giovane

Silhouette esagerata e lacci bene in vista sono solo due delle caratteristiche di una sneaker che strizza visibilmente l'occhio all'estetica skater dei primi anni 2000, quando brand come Etnies e DC erano i padroni assoluti della scena ben prima dell'avvento delle Osiris D3s. Vista l'assenza di una cultura skater ben radicata in Italia, all'epoca le chunky sneaker old school erano diventate sinonimo e simbolo di una sottocultura rave e dei centri sociali a cavallo tra gli anni '90 e gli anni 2000. Storia diversa negli Stati Uniti, che fin dagli anni Settanta ha visto un movimento in crescita grazie a personalità come Stacy Peralta e Tony Alva, fino alla sua esplosione pop negli anni '90 con Tony Hawk. Un legame reso ancora più forte da un altro testimonial d'eccellenza come Evan Mock, attore ma soprattutto skater scelto da Lanvin proprio come volto della campagna Curb sneaker. Una storia che racconta ancora una volta la smodata passione del mondo della moda per la cultura skate, passata dallo status di sottocultura e vero caposaldo del fashion system. Non c'è solo l'ormai consolidato successo di brand come Palace, Supreme e Noah, ma anche la recente collabo tra Dior e Shawn Stüssy e la scelta fatta da Alessandro Michele, che per una campagna Gucci aveva scelto il collettivo skate queer Unity. 

Nonostante per qualcuno l'ascesa delle sneaker Lanvin potrebbe rappresentare il chiodo finale sulla bara della credibilità della sneaker culture, svenduta e ormai impura, quelle lanciate da Sialelli sono solo uno dei tanti risultati di quel rapporto complesso che ha visto il suo vero punto di non ritorno nella scelta di Lucien Clarke come testimonial Louis Vuitton, partendo dalla prima sfilata targata Virgil Abloh fino ad arrivare alle sue sneaker con la maison francese. Clarke non è certo il primo skater a diventare anche modello, ma probabilmente è stato il primo a fare quello che nemmeno Lanvin ha osato fare: togliere lo skating dalla strada e portarlo in passerella, ma soprattutto allontanarlo dalla sua natura popolare e trasformarlo in una sneaker da 800€. 

Se l'eco degli anni 2000 con il suo stile confuso e acerbo vive in maniera evocativa nelle sneaker di Lanvin, il vero cortocircuito è da ricercare lì dove una cultura diventa solo apparenza prendendo senza restituire nulla in cambio. Un processo che ha visto in tempi recenti un alto protagonista illustre come il gorpcore, cannibalizzato dal sistema moda e rigurgitato sotto forma di collabo tra The North Face e Gucci, e che ci porta inevitabilmente a chiederci quale sia il vero senso una skate sneaker che nessuno userebbe per andare in skate. Se Sialelli ha parlato della sua creatura come del modo migliore per rappresentare e capire gli skater raccontati da Hugh Holland, il vero sospetto è che mai come in questo caso la moda ami ripetersi facendosi ambasciatrice dei tempi moderni. Prendere o lasciare.