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Cos'è questa storia dello sciopero dei Black creator su TikTok

Una protesta per veder riconosciuto il proprio lavoro, anche in Italia

Cos'è questa storia dello sciopero dei Black creator su TikTok Una protesta per veder riconosciuto il proprio lavoro, anche in Italia

In quella sezione di TikTok che va avanti e prospera grazie a balletti virali e coreografie facili da replicare - una sezione importantissima per il successo e la crescita dell'app - l'algoritmo della piattaforma fa sì che un semplice balletto diventi il fenomeno del momento se ripreso e reinterpretato da un creator con un certo seguito. Accade però molto spesso che gli ideatori originali di queste coreografie siano dei creator Black, che non vengono menzionati, creditati, a cui in generale non vengono riconosciute la ownership e l'originalità del loro lavoro. 

Dopo la grande polemica che si era scatenata in seguito all'apparizione di Addison Rae, una delle tiktoker più seguite al mondo, al Tonight Show di Jimmy Fallon, doveva si era esibita in una serie di balletti virali creati da creator Black senza menzionarli, la question è tornata al centro del dibattito a metà giugno, con l'uscita di una nuova canzone di Megan Thee Stallion, che fin dalle parole è un invito a ballare.

Come succede spesso in questi casi, è un creator Black che mette in scena per primo una coreografia, dando vita al trend, ma questo volta i Black creator si sono opposti. Lo racconta bene in un video Erick Louis, 21enne della Florida, ballerino e content creator, che dopo aver chiesto di essere taggato nei balletti che riprendevano le sue coreografie, scrive a caratteri cubitali che l'app senza creator Black non sarebbe nulla. Nasce (anche) da qui la decisione di moltissimi creator Black di scioperare, per dimostrare la loro importanza per l'app. Come si legge in un articolo del New York Times, non si tratta di un vero sciopero o di un boicottaggio, dato che i creator stanno a continuare a postare, ma non balletti per la canzone di Megan Thee Stallion. L'obiettivo principale è veder riconosciuto e creditato il proprio lavoro, in un tentativo più ampio di opporsi all'algoritmo della piattaforma, accusato più volte di favorire i contenuti e i profili di creator bianchi, facendoli comparire più spesso nella For You Page. 

@theericklouis

If y’all do the dance pls tag me it’s my first dance on Tik tok and I don’t need nobody stealing/not crediting

Thot Shit - Megan Thee Stallion

Anche se in proporzioni minori, il dibattito è approdato anche in Italia, dove su TikTok alcuni tra i creator più seguiti sono Black - pensiamo solo a Khaby Lame - e non fanno necessariamente solo balletti. Come fa notare in un video @jeffjaos, moltissimi dei creator più seguiti su TikTok Italia sono Black: @tiktokofbanana@andrea.andreis, @naomiakano, @isabo.ita, @il_fake, @aidaadiouf, @raffaelebuffoni_.  Sebbene non si parli ancora di uno sciopero vero e proprio, inizia a crescere anche in Italia la consapevolezza di quanto la piattaforma sia in debito con i creator Black, spesso autori di trend e balletti che vanno poi in virale. 

@andrea.andreis

suono originale - andrea andreis

In Italia come negli Stati Uniti scioperare, o decidere di postare meno, rappresenta un potenziale rischio per chi ha fatto dei social il proprio lavoro. Postare meno significa avere meno interazioni, meno possibilità di finire nella FYP e quindi di andare virale, portando il creator a guadagnare sempre meno dal suo Creator Fund. Con la fine della pandemia, inoltre, sta cambiando anche il tipo di contenuto che i creator più seguiti postano, spostandosi dai balletti puri per trovare uno stile più vicino al vlog che si vedrebbe su YouTube, una transizione che lascia ancora più i secondo piano i creator Black da cui hanno tratto ispirazione e coreografie per far crescere il proprio profilo. 

TikTok ha fatto sapere di avere a cuore i creator Black e che lavora ogni giorno per creare un ambiente accogliente e solidale per la sua community, ma è ormai chiaro che questo sciopero vada oltre le istanze legate al social media e ai balletti, e sia invece un nuovo capitolo nella lotta della comunità Black per il riconoscimento dei suoi diritti e dei suoi successi, una battaglia che la Gen Z non lascerà perdere facilmente.