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Nuthin But Fire

Un esclusivo mixtape 'footwork' by Sgamo & Andrea Mi & Dubsley

Nuthin But Fire Un esclusivo mixtape 'footwork' by Sgamo & Andrea Mi & Dubsley
Dubsley
Sgamo
Andrea Mi

Mettere la parola fine all'estate, cominciare al meglio una nuova stagione. Sono queste alcune delle premesse con cui Sgamo, Andrea Mi e Dubsley hanno confezionato un freschissimo mixato in esclusiva per nss magazine. Il tema prescelto era "footwork", il tempo a disposizione equamente distribuito tra i tre. Il risultato lo trovate sotto, corredato da una intervista tripla fatta di segreti, consigli e tanta tanta musica. 

 

 

Presentazioni: se doveste descrivervi in breve, come si fa a scuola, da dove partireste?


Sgamo: Ciao Francesco, non è la prima volta che parliamo anche se lo è qui su nss. Quindi, rischiando di ripetermi, per presentarmi ti dirò che sono un dj, producer, con una decina d’anni di Rap alle spalle, un po' di consolle e collaborazioni interessanti con label elettroniche italiane e altre esperienze all’estero e online legate anche al pianeta streetwear. L’unica novità è che (per la prima volta pubblicamente) posso dirti che ho delle nuove tracce pronte che aspettano solo di uscire. 

Andrea Mi: Dal mio codice fiscale. Avendo un cognome di 2 lettere hanno dovuto aggiungere una X e quindi mi hanno segnato dalla nascita: MIXNRS71 etc. etc. Per il resto sono cresciuto nella sartoria di mio padre per cui il 'taglia e cuci' è nel mio DNA. Cerco di applicarlo al meglio e nella maniera più creativa possibile alle tante attività che faccio dentro e attorno la musica. Faccio il dj, in radio, nei festival e nei club, dai primi anni '90. Ho una trasmissione e un podcast che si chiama Mixology ed è dedicata proprio all'arte del mix. Scrivo per SentireAscoltare, DLSO, Digicult. Insegno comunicazione, architettura e digital media tra IED e LABA. Curo festival e rassegne musicali e ho una mia etichetta assieme a Backwords che si chiama OOH-Sounds.

Dubsley: Beh, a scuola è sempre stato tutto un po' un disastro e la musica ha influito molto su tutto il mio percorso dai 11-12 anni in poi. La scena Hip-Hop locale in quegli anni è stata molto stimolante e diciamo che è iniziato tutto da lì. La breakdance, i primi tag e poi il Rap. Nel 2007 ho stampato la mia prima Demo autoprodotta con un amico e a distanza di un anno mi sono un po' perso. Nei due anni successivi ho sperimentato l'ascolto e l'approccio con musica di ogni tipo. Da grande fan della Techno più spinta e del Reggae ed i suoi derivati, sono rimasto affascinato dalla scoperta della UK Bass Music e di come generi come me il dub,il dubstep,il garage, la jungle e la drum n'bass, potessero essere legati dallo stesso filo conduttore durante una selezione rendendo un dj-set un vero e proprio show. Da quel momento è iniziato un periodo di profondo studio di quei generi e della loro evoluzione partendo dalle radici. Ho comprato il primo giradischi e non ne sono più uscito. Sgamo è sempre stato il mio partner in crime per tutto questo e nel 2011 abbiamo fondato un duo. Dal 2013 ho iniziato il mio progetto individuale come dj resident di Kode_1, collezionando gigs interessanti con pesi massimi della scena internazionale e collaborazioni in diverse città d'Europa per cui ho maturato il bisogno di affacciarmi alla produzione. Ho un EP in uscita entro la fine di Settembre,si chiama "Mamasinta" e racchiude un po' tutto il mio percorso artistico degli ultimi 2 anni.

Sgamo

Partiamo dal principio: da dove viene l’idea di sviluppare questo mixato?

S: Una notte di particolare euforia, durante un dj set avevo il registratore acceso. A fine set mi ero concesso una ventina di minuti di sgambettate a 160 bpm e mi sarebbe dispiaciuto lasciarle morire nel mio hard disk. Per cui ho convocato Dubsley, alias Carlo, alias ex 1/2 WTFU (l’altro 1/2 sono io, WTFU era il nostro acronimo di coppia) alias il mio migliore amico da più di 10 anni. Successivamente, in quanto maestro che avrei sempre voluto, ho bussato anche alla porta di Andrea MI (boss di Mixology e resident di Kode_1 come me e Carlo).

A: Una domenica stavo andando in macchina a casa di un amico a fare dei biscotti magici quando mi chiama Sgamo. Di solito comunichiamo in chat febbricitanti, scambiandoci pareri su locali estivi in Puglia, controller digitali per i nostri set, produzioni, etichette ed agenzie. Penso che se mi chiama al telefono sarà per qualcosa di importante. Infatti cominciamo a parlare di NSS e di te. A quel punto Alessandro lancia la proposta: "e se il mix che devo consegnare loro fosse fatto di 3 set da 20 minuti registrati separatamente da ognuno di noi e che poi io ricucio insieme"? Dall'inizio la sua chiamata era vincolata ad una velocità di crociera specifica, 160 BPM, che in questi anni di condivisioni alla consolle del Kode_1 è stata terreno di incontro dei nostri percorsi musicali differenti. Ovviamente la risposta è stata subito sì. Il tempo di mangiare quei biscotti e mi sono messo al lavoro. Ricordandomi di essere il più anziano del gruppo ho pensato che prendermi cura del segmento di apertura sarebbe stato doveroso. Mentre pensavo al taglio da dare al mio mix mi è tornato in memoria il meraviglioso set che Dj Paypal ha fatto all'ultimo Spring Attitude: con una tecnica sorprendente e un gusto sopraffino ha dimostrato che su quella velocità di battuta ci può stare dentro molto, dal jazz al soul, dall'hip hop ai ritmi africani. Così ho messo insieme un po' di tracce che partono da atmosfere quasi-ambient (Shanoir e Bigseuf sono due delle migliori realtà del footwork francese), edit di matrice soul (Abjo e Jo_Def che reinterpretano Sade e Machinedrum al lavoro su Roy Ayers), ibridi tra computer music e trap (Sza), pezzi meditativi (Submerse e Noam Kamal) e costrutti jazz (Uncle Texx che cita Chet Baker). Ovviamente ho dovuto pagare tributo alle due label che mi stanno ispirando maggiormente: Teklife (Taso, Dj Spinn e Dj Earl) e Cosmic Bridge (Om Unit). Ho pensato di finire con l'incredibile 160 reworks di Zed Bias sulla versione firmata Isaac Hayes di 'Walk on by'. Mi pareva chiudesse il cerchio e aprisse bene a quello che avrebbero combinato i miei soci subito dopo.

D: Un sabato, mentre pianificavo come trascorrere il mio giorno off, Sgamo mi contatta e mi propone un mixato Footwork di 20 minuti a testa con lui e il nostro socio Andrea Mi. "A metà tra Summer vibes e London vibes", dice.. Non ci penso due volte, rispondo subito di si e il giorno dopo corro a registrare. Decido di fare un set che rispetti le origini del genere per cui ho inserito diverse tracce jungle, beats spezzati e samples vocali Hip-Hop anni 90 sui 160 bpm.

Andrea Mi

Siete tutti dei veri assi dei mixtape, qual è, di solito, il punto di partenza nella selezione e nell’amalgama delle tracce che scegliete?

SQuasi sempre dipende da cosa e quanto sto bevendo mentre registro, sicuramente il digitale mi aiuta nella selezione. Mi reputo però un grande amico del pitch per cui se ho deciso che il mio set gira a 160 me ne frego molto se il pezzo che avevo in mente è stato concepito più veloce o meno, anche perché se a me piace come sta suonando, probabilmente piacerà anche a chi si sta sparando il mio set. Altrimenti starebbe ascoltando un altro dj. Per me, al pari del Chopped & Screwed, tutto il gioco del footwork che mi piace ruota intorno a ritmi Hip Hop tagliati e rimontati in base alla condizione della propria coscienza e la mia tecnica di mixing, quindi, è sicuramente influenzata da questa considerazione mixata, appunto, a qualche trucchetto sbirciato negli anni sotto i cassoni dei Rave illegali.

A: Mi occupo di mix (mie e, soprattuto, di altri) con la mia trasmissione Mixology dal 2003. Sia quando devo registrarli io che quando invito gli artisti a registrarli per la mia trasmissione parto sempre dallo stesso punto. Magari un po' scontato ma, per me, ancora fondamentale: un buon mix è sempre un viaggio che ti porta a scoprire cose che non conoscevi e a vedere, sotto una luce nuova, quelle che avevi già sentito. Poi, facendo molta attività didattica nella quale provo a passare quello che so ai miei studenti ed essendo un nerd della prima ora provo a fare in modo che l costruzione di ogni mix sia per me occasione di studio e approfondimento. Ecco perché cerco sempre di dare un taglio filologico ai miei mixati. La maggior parte del tempo nella lavorazione va, per me, nella preparazione. La registrazione del mix la faccio sempre in presa diretta, one take, senza nessun tipo di post-produzione. Credo molto nella visione zen: il calligrafo medita per ore e poi traccia il segno calligrafico in pochi secondi.

D: La selezione delle tracce dipende da diversi fattori : il mood del momento in cui preparo la playlist, il luogo in cui mi trovo e il tipo di mixato da fare. Per quanto riguarda questo Mixtape mi sono lasciato molto prendere dall' influenza della città in cui mi trovo (mi sono trasferito a Londra da pochi mesi) ed ho scelto di dargli un taglio un po' più "mental". Non sono un grande amante dei cambi improvvisi e troppo frequenti, mi piace sentire i brani che si amalgamano lentamente creando un flusso che abbia una sorta di senso spazio-temporale.

Dubsley

Una traccia che avreste voluto inserire e invece avete tenuto fuori?

S: Sicuramente qualcosa del mio amico Talpa, molestissimo frequentatore di ambienti a metà tra il jersey club e il footwork, avrebbe spaccato in due il mix. Oppure qualcosa di quella roba grime melodica che stanno proponendo Murlo e Digital Boy che, se velocizzate, si instupidiscono e diventano la cosa più ballabile degli ultimi mesi.

A: Tenevo molto a inserire una traccia molto significativa che però è rimasta fuori per mancanza di tempo. Si tratta di 'It's a Jazz Thing" di Roni Size, rivista in chiave jungle da Philip D Kick (vale a dire Om Unit). Quel pezzo è la sintesi perfetta di tante cose: la destrutturazione ritmica del jazz che entra nella visione liquida della d'n'b, la trama ritmica senza tregua del footwork, i richiami rave e jungle che aggiungono una prospettiva storica… La continuità del basso è una delle mie fisse.

D: Una traccia che avrei voluto inserire in questo mix e che probabilmente suonerei in qualunque dj set Footwork è "Stick Up" di Dj Rashad & Dj Manny in featuring con Brenmar.

Tutto il mixtape è incentrato sul footwork: un disco che proprio non possiamo perderci?

S: Per me tutti gli EP Cold Heat che sta rilasciando Taso (Teklife) sono esattamente ciò che vorrei, oggi, dalla musica elettronica. Campioni ignorantissimi di Hip Hop/Trap Texano/Georgiano con pattern di batteria stressatissimi alla DJ Spinn, Rashad etc.

A: Difficile scegliere solo un disco da consigliare. Facile sarebbe andare a pescare in casa Teklife o Hyperdub. Invece a me piace scovare i piccoli tesori sbrilluccicanti nascosti nella nicchia dove di solito si concentra la polvere. Per cui vi consiglio la folle produzione di un giapponese che si chiama Uncle Texx in collaborazione con Soma. Porta il titolo di "Footworking in the sky" ed è un EP di 4 tracce che riesce a fondere la tromba poetica di Chet Baker, le notti brasiliane in salsa bossa e un certo piglio psichedelico in un amalgama footwork che ci fa capire quanto questo genere sia fatto apposta per aprire ad altri.

D: Un discone che proprio non potete perdervi è Strangers di SIMPIG , un Lp di 9 tracce rilasciato nel 2015 dall'etichetta svizzera Argent Sale. Un perfetto connubio di synth elettronici,percussioni tribali,sub profondi e samples vocali in cui si avverte l'influenza del dubstep, dell'house e del grime grandiosamente miscelati tra loro.

 

Artwork by: Julia Bellipario