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“Il Sorprendente Album D’Esordio De I Cani”, 10 anni dopo

Cosa è rimasto della dimensione hipster romana cantata da Niccolò Contessa

“Il Sorprendente Album D’Esordio De I Cani”, 10 anni dopo Cosa è rimasto della dimensione hipster romana cantata da Niccolò Contessa
Uno stralcio del videoclip di "Wes Anderson"
Il retro del CD de "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani"
L'immagine usata su YouTube per "I Pariolini Di Diciott'Anni"
Una delle foto utilizzate nel videoclip di "Hipsteria"

Mi ricordo ancora la prima volta che ascoltai "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani": lo feci perché ero curioso di sapere per quale motivo tanti autori che seguivo trovassero così entusiasmante quell'album. Il primo ascolto è stato rivelatorio e indimenticabile: in un attimo ho percepito il contesto di Roma nel 2011, gli esami di maturità, i motorini che passavano nelle vie della Capitale, gli zaini, le Vans, e tutto ciò che c'era dentro i personaggi che popolavano quell'ambiente. I loro sentimenti, il loro spettro sociale. Tutto era stato raccolto nei testi di Niccolò Contessa, oggi vero e proprio artista di culto della scena indie italiana, e soprattutto, fratello maggiore di tanti. Non mio, ahimè, perché nel 2011 di anni ne avevo 10, e il mio 2011 è stato il 2016, quando la trap è esplosa in Italia e sembrava di vivere su un altro pianeta. Ma spesso mi chiedo se mi sarebbe piaciuto di più vivere quel 2011, con il disco di debutto de I Cani, o rimanere col mio 2016, con Tedua, la Dark Polo Gang e Sfera Ebbasta.

Ho sempre trovato affascinante i prismi, e la possibilità di osservare i sette colori fondamentali del mondo nelle loro varie angolazioni. Come un prisma, "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani", pubblicato esattamente dieci anni fa, è in grado di rendere partecipi di una visione unica. Sono rappresentate le esperienze del fondatore del progetto, proprio Niccolò Contessa, il quale è sempre stato uno di noi. "Ho un fratello maggiore che ascoltava molta musica, lui ha 10 anni più di me, quindi è cresciuto negli anni ’90, passando dal grunge a tutto l’indie americano: dai Pavement ai Pixies, Dinosaur Jr., tutta la scena di Chicago, gli Slint, il post-rock da cui ho assorbito molto, i Sonic Youth forse sono il mio gruppo preferito, o almeno lo erano da pischello, quando suonavo il basso" ha detto a Dude Mag ormai dieci anni fa, presentando il più genuino dei contesti borghesi familiari, il suo. Lui che si ispira ai gusti del fratello, poi prende qualcosa dai Sonic Youth, da Franco Battiato, dai Baustelle e Vasco Brondi, e si inventa qualcosa di squisitamente suo, con le influenze di un ragazzo romano poco più che ventenne, universitario e con le idee poco chiare circa il futuro.

Ci sono canzoni tratte dal disco d'esordio de I Cani che secondo me sono semplicemente immortali. "Hipsteria", per esempio, è uno spaccato adolescenziale, un episodio di Skam Italia, ed è incredibilmente reale. Racconta l'interesse dei giovani a "vetrinizzarsi", e in particolare la storia di Caterina, giovane hipster romana un po' nevrotica che cerca una fuga dalla realtà in cui è ingabbiata, alla quale non sente più di appartenere. Già nel 2011, infatti, la carta d'identità della generazione millennial era il feed di Instagram, di Flickr, di Tumblr o di Facebook. Dieci anni dopo, i social si sono evoluti, le mode sono passate, eppure il messaggio da trasmettere sarebbe lo stesso ai giorni nostri. Ma la capacità di trasmetterlo in maniera alternativa è ciò che balza di più all’occhio. Il videoclip del pezzo, infatti, è una gallery di foto scattate ed elaborate sull’iPhone con Hipstamatic e ha lo scopo di inquadrare con precisione il momento storico di allora, vissuto dalla prospettiva di un adolescente. Da qui l’idea del collage di immagini - alcune delle quali sono naturalmente dei selfie -, tutte rigorosamente in una qualità un po’ scadente, ma al contempo propedeutica a rendere più diretto il significato della canzone. 

Apparire è la chiave per sentirsi al sicuro in un posto in cui essere al sicuro è l'ultima cosa certa, cioè la città. Roma, in questo senso, è perfetta. Se Niccolò Contessa fosse stato di Milano, e avrebbe raccontato Milano, o qualunque altra città italiana, le sue idee avrebbero avuto sfumature molto diverse, e il risultato sarebbe stato un altro.

"Le coppie si dicono basta e sui social network non sono più amici

Lei comunque sostiene che lui abbia fatto di tutto per farsi lasciare

Dopo mesi lo incontra a una festa e guarda di striscio se l'altra è più fica

Si dicono non rimaniamo estranei o nemici"

è l’ultima strofa de "Le Coppie". Trovo curiosa questa traccia: nonostante sia tra le più brevi dell'album, è secondo me tra le più incisive. Dipinge uno scenario definito: due persone che si vogliono bene, alla fine, finiscono per non volersene più. E apparentemente, sembra una routine, un canovaccio già scritto. Soprattutto, non sembra un brano di dieci anni fa. 

Il ruolo di Contessa in questa canzone è quello del narratore. In due momenti in particolare l'autore si espone sulla relazione dei protagonisti: i ritornelli, tutti diversi fra loro e basati sulla strofa a cui succedono, e i due interlude. Il cantautore capitolino cerca di analizzare in maniera fredda e neutrale la situazione: prima si rende conto di come le coppie non vengano mai fermate dai posti di blocco, il che agevola il guidatore, in questo caso palesemente brillo; poi afferma che in fondo molte coppie ritengono più facile continuare a litigare senza lasciarsi, perché la stabilità fa comodo a tutti; infine, osserva come, nonostante tutte le buone intenzioni, ricostruire un rapporto ormai arenatosi è praticamente impossibile. E aggiunge due pillole statistiche: il primo a baciare dopo l'amplesso generalmente è colui che sarà lasciato, il primo a staccarsi dal bacio, invece, chi lascerà.

Fondamentale ne "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani" è l'estetica e la capacità di ricostruire momenti di vita quotidiana di un ventenne romano, una scrittura per immagini. I punti di riferimento di quella giovinezza che pensa di essere bohémien, ma che Contessa ha sintetizzato bene nel suo secondo disco, “Glamour”, con il binomio "Pasolini e Jay-Z” sono tanti, tutti richiamati nelle canzoni: le reflex digitali, i motorini, i "filmini con le quartine" - ossia i sex tape amatoriali che i diciottenni giravano con le studentesse della prima liceo/quarta ginnasio -, i romanzi di David Foster Wallace, "gli aperitivi a Monti", i vestiti di American Apparel, i maschi con l'occhio languido, le ragazze un po' insicure, un po' vanitose, i nerd e i radical chic, Roma Nord e il Circolo degli Artisti. Molti di questi elementi oggigiorno non ci sono più: il Circolo è chiuso nel 2015, American Apparel è fallito, David Foster Wallace è passato di moda. Tuttavia, una delle basi della poetica di Contessa è la nostalgia, che alimenta il ricordo di questi tasselli di una Roma ormai passata, rendendoli eterni. E poi la cover del disco, che raffigura dei ragazzi, degli scout a giudicare dai fazzoletti che portano al collo, che legano per gioco un'amica a un albero, un quadro necessario a spiegare, secondo Contessa, come sia dura la vita a 20 anni. Ne "Il Sorprendente Album D'Esordio de I Cani" tutto ha un peso specifico, persino il titolo dell’album, spiritoso e scelto giustappunto per esorcizzare la pressione che si era creata sulla band dopo l’uscita dei primi singoli - dal successo immediato - qualche mese prima. L'arte ci ha insegnato che raccontare l'adolescenza è uno dei compiti più complessi che ci siano per un creativo: quanti sono i film o i teen drama che hanno fallito nel loro scopo? Il valore del primo disco della band guidata da Niccolò Contessa è proprio qui. 

Uno stralcio del videoclip di "Wes Anderson"
Una delle foto utilizzate nel videoclip di "Hipsteria"
L'immagine usata su YouTube per "I Pariolini Di Diciott'Anni"
Il retro del CD de "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani"

“L’esplosione de I Cani arrivava al culmine di un percorso che aveva visto l’affermarsi di quella che anni dopo qualcuno avrebbe impropriamente chiamato “La scena romana”mi spiega Francesco, che nel 2011 frequentava l'università e faceva il PR. Quegli anni sono stati cruciali per la musica italiana, perché non solo è cambiato il modo di farla, ma anche il modo con cui ci si rivolgeva al pubblico. Internet, di fatto, si stava imponendo come mezzo di comunicazione principale, e i social network erano il vettore ideale per promuoversi.

"La cosa che mi attraeva de I Cani era quella patina di distacco che prendeva in giro l’estetica e la cultura hipster che a Roma nel 2010 era rimasta abbastanza involuta" mi confessa Filippo, che all'epoca era parte del target di riferimento de I Cani, avendo 18 anni. L'abilità di Contessa di comunicare in maniera alternativa ha segnato uno spartiacque nel panorama musicale nostrano, come se ci fosse un periodo avanti I Cani e dopo I Cani. L'idea dell'anonimato, delle pubblicazioni a sorpresa, il nome stesso della band sono tutte componenti di un progetto molto più grande immaginato dal leader del gruppo, ossia attirare l'attenzione semplicemente essendo sé stesso, al di là della musica. Non è casuale che tuttora questo modo di porsi sia rimasto (il nome di Liberato vi dice qualcosa?). "La differenza era nell’ironia e nella consapevolezza della loro posizione, al centro della “scena romana”, questo faceva sì che I Cani potessero giocare con la propria identità" aggiunge sempre Filippo. I Cani, ancora oggi, dopo le interviste, i live e tre album, sono un grande punto interrogativo, ed è questo a caratterizzarli più di tutto. Da sempre il mistero affascina le persone, e loro hanno sempre lavorato cercando di spostare l'attenzione generale sul loro lavoro, piuttosto che sulle loro facce.

Una volta Contessa, intervistato da Repubblica, ha detto: "Non mi piaceva l'idea di un nome troppo specifico, cioè che evocasse troppo un immaginario. "I Cani" ha il vantaggio che ha tantissime connotazioni perché il cane è l'attore che non sa recitare, è il migliore amico dell'uomo, il cane è fedele, il cane può essere il cane da salotto, il cane randagio, il cane che fa il combattimento tra cani"

I Cani ha sempre avuto dalla sua la possibilità di essere interpretato sotto diverse chiavi di lettura. Per questo, i concerti con le buste di carta a coprire il viso, oppure l'anonimato social più totale. I Cani c'è e non c'è, ed è questo che innaffia quotidianamente la loro aura. Ogni loro cenno di vita - come la pubblicazione di un singolo su SoundCloud, "Alla fine del sogno", poco tempo fa - desta i loro fan da un sonno che chissà ogni volta quanto potrebbe durare. 

Si potrebbe dibattere per ore sul lascito della band e del loro primo album. Dire che Contessa ha cambiato la musica italiana sembra eccessivo, ma forse un po' è vero, perché è in quel periodo che ha iniziato a plasmarsi l’ultima scena indipendente italiana. Calcutta, Tommaso Paradiso, tutti sono seguiti a Niccolò Contessa e a I Cani, che di certo sono stati tra i primi a dare una forma alla musica indie in Italia, idealizzandola, identificandola in quei testi e in quei suoni.

Per questo motivo non possiamo che essere grati a Niccolò Contessa e a I Cani. Dieci anni dopo "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani", ci troviamo davanti a una pietra miliare della musica indie italiana, ma più di tutto, davanti a una fotografia dei tempi che furono. Personalmente, mi sono sempre sentito trasportato da “Il Sorprendente Album D’Esordio De I Cani”. Partendo da “Themes From The Cameretta” fino a “Wes Anderson”, il viaggio è di quelli generazionali, che ti segnano dentro. Riguardare il 2011 con occhi diversi è impagabile. Penso che all’epoca avevo appena finito la quarta elementare, non avevo alcuna idea di come funzionasse tutto ciò che mi circondava. Non conoscevo la parola “hipster”, non avevo mai scattato una foto con una Polaroid e non avvertivo il bisogno di vivere il mondo come lo avverto ora. I Cani, oggi che ho un’altra maturità, un altro punto di vista, mi aiutano a metabolizzare in maniera differente ciò che vedo e sento. Oggi posso ballare su “Post Punk”, oppure ritrovarmi in “Hipsteria”, e questo mi riempie di sensazioni mai provate prima. La felicità e la tristezza hanno un sapore diverso se provate con “Il Sorprendente Album D’Esordio De I Cani” nelle cuffie.

Il mondo in dieci anni è cambiato totalmente, ma talvolta è bello guardarsi indietro e, per puro caso, finire per specchiarsi, ricordare la propria adolescenza oppure, come nel mio caso, continuare a viverne gli ultimi giorni, per poi voltarsi avanti e, sorridendo, pensare che:

"Non ho alcuna fretta: conosco benissimo cosa mi aspetta".