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Gli hentai non sono mai stati così popolari Le animazioni hard giapponesi potrebbero presto sostituire il porno tradizionale

Guardare porno non è mai stato così difficile. In tutta l’Unione Europea e sulla scia del Regno Unito per accedere a qualunque tipo di contenuto hard, dai grandi siti come PornHub ai social come X.com, è ormai obbligatorio verificare la propria età attraverso sistemi ufficiali. QUesta stretta normativa ha messo in difficoltà una delle industrie più redditizie dell’intrattenimento digitale, tanto che Wired riporta che i principali siti di streaming per adulti hanno fatto pressione su Apple, Google e Microsoft affinché trovino soluzioni alternative per impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici senza però far crollare il traffico degli adulti che, di fatto, sostiene il business. Mentre il porno tradizionale si ritrova in una fase di incertezza senza precedenti, un nuovo filone sta crescendo rapidamente: quello degli hentai.

Cosa sono gli hentai?

@satansdrip69 YOOOOOOOO NOO #sao #tentacles #animetiktok original sound - Juniel - Pink Waves

In giapponese hentai significa letteralmente “pervertito”, ma nel linguaggio comune indica l’intero universo di contenuti sessualmente espliciti legati al mondo dei manga, degli anime e persino dei videogiochi. Con l’esplosione globale dei media giapponesi durante e dopo il 2020, anche la loro controparte erotica ha vissuto un vero boom di ricerche. Nel 2024, la categoria più visualizzata su PornHub è stata infatti proprio «hentai», che ha superato per la prima volta il dominio della keyword «lesbians», regina indiscussa dal 2022.

Gli hentai non funzionano come un semplice sostituto del porno poiché sono quasi sempre costruiti su narrazioni articolate, con mondi immaginari e estetiche che non potrebbero esistere nel reale. La differenza principale è che il porno, alla fine dei conti, è un prodotto audiovisivo che rappresenta atti sessuali realistici, interpretati da attori in carne e ossa e girati per suscitare eccitazione immediata, mentre nel genere giapponese il selling point è basato sulla fiction totale. Il corpo non è più un limite biologico ed etico, ma un elemento grafico dove le fantasie diventano estremizzate, a volte surreali e spesso si spingono ben oltre ciò che potrebbe essere mostrato o praticato nella realtà (tipo la sospetta presenza di tentacoli).

Il caso degli “yaoi”

È questa distanza dal reale che trasforma gli hentai da semplice contenuto erotico a una subcultura con codici, linguaggi e comunità globali fortemente dedicate. Tra tutte le sue diramazioni, una in particolare sembra aver conquistato milioni di utenti Gen Z (soprattutto donne) diventando un vero fenomeno culturale: gli yaoi, o Boys’ Love. 

Il genere, che mette in scena relazioni omoerotiche spesso drammatiche, tossiche o segnate da tensioni amorose esasperate, non è certo nuovo, ma negli ultimi anni ha vissuto una metamorfosi interessante. Nel 2020 era ancora considerato un territorio tabù, quasi un guilty pleasure da consumare in segreto, nel 2025, invece, lo scenario è completamente cambiato. Complice la normalizzazione delle estetiche anime, la crescita di TikTok e l’esplosione dei fan-edit come linguaggio dominante della Gen Z, lo yaoi è diventato improvvisamente un trend accettabile, o quantomeno meno clandestino.

Su TikTok spopolano video che parodizzano le trope classiche del genere (il bad boy yearner, l’amico d’infanzia geloso, il rivale che diventa amante), mentre su X i fan discutono apertamente di ship e dinamiche preferite. Anche le ricerche di Google notano un picco d’interesse nel 2021, che poi è calato nel baratro fino a gennaio di quest’anno. 

Gli hentai peggiorano le violenze di genere?

It's hard to enjoy Anime and Manga because how much rape culture and male gaze is normalised in the community.
byu/SharpRelationship474 inCharacterRant

Anche se nella loro declinazione porno tradizionale e hentai funzionano in modo diverso, le conseguenze sull’immaginario sessuale finiscono spesso per assomigliarsi. Come riportato da KQED, l’hentai è da sempre criticato per la presenza di scenari violenti, dinamiche eticamente discutibili o fantasie che non potrebbero esistere nella realtà. La possibilità di animare qualunque cosa, tra situazioni surreali e elementi fantasy che prendono improvvisamente vita, rende i confini della rappresentazione praticamente infiniti e questo apre questioni che vanno ben oltre la provocazione artistica.

Una ricerca dell’University of Porto ha analizzato la relazione tra il consumo di hentai e l’adesione ai cosiddetti rape myths, cioè quelle credenze culturali che minimizzano o normalizzano la violenza sessuale. Su un campione di 906 studenti universitari, gli studiosi hanno individuato una correlazione positiva tra la frequenza di consumo e l’accettazione di narrazioni problematiche, in particolare nelle categorie «rappresentazioni stereotipate dello stupro» e «invulnerabilità personale»

L'industria del porno 2.0

Il punto non è demonizzare gli hentai in sé, quanto riconoscere il modo in cui vengono percepiti dal pubblico giovane. Molti utenti li considerano un «cartoon porn», quindi qualcosa di distante dalla violenza reale, quasi innocuo, e proprio questa distanza abbassa le difese critiche di chi guarda. A complicare il quadro c’è anche la rappresentazione del corpo femminile, negli hentai spesso alterato e sproporzionato in modi che spingono l’estetica molto oltre quella dei manga tradizionali, con figure e volti infantilizzati che giocano su dinamiche ambigue e discutibili.

È proprio questo mix tra ipersessualizzazione e infantilizzazione a rendere moltissimi contenuti del genere più problematici del porno tradizionale, soprattutto agli occhi di chi sta ancora costruendo la propria idea di corpo, desiderio e consenso. Se adesso ci troviamo in un contesto in cui l’accesso alla pornografia diventa sempre più regolamentato e una parte della Gen Z modella il proprio immaginario sentimentale e erotico attraverso fanfiction, edit e smut romantasy, gli hentai rischiano di inserirsi come riferimento culturale senza che nessuno li tratti come tali.