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VIVONO ricorda gli artisti colpiti da AIDS La mostra che ricompone la storia dimenticata della crisi dell'HIV-AIDS in Italia

Dallo scorso 4 ottobre fino al 1 marzo 2026, lo storico Centro Pecci si fa oste di un evento particolarmente significativo. VIVONO è la prima mostra istituzionale che ricompone la storia dimenticata delle artiste e degli artisti italiani colpiti dalla crisi dell’HIV-AIDS, tramite un percorso artistico che racconta gli anni dal 1982 al 1996. L’esposizione ha l’obiettivo di restituire l’urgenza e l’unicità di quel tempo, dalla prima segnalazione di AIDS conclamato in Italia all’arrivo delle terapie antiretrovirali. La mostra nasce per rispondere a una serie di domande riguardanti la malattia: come si vive l’amore e la gioia quando tutto intorno è oscurità? Che fine fanno la rabbia e la speranza quando tutto sembra perduto? Come si agisce insieme per costruire un futuro in un tempo di minaccia diffusa e vulnerabilità condivisa?

L'origine della mostra

VIVONO ricorda gli artisti colpiti da AIDS La mostra che ricompone la storia dimenticata della crisi dell'HIV-AIDS in Italia | Image 590954
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VIVONO guarda agli anni della crisi dell’HIV-AIDS in Italia come un momento generativo, in cui si sono formate alleanze inaspettate, in cui l’amore è diventato spazio di azione politica, si è tradotto in sostegno, affetto, cura, carne. VIVONO è una storia collettiva, il ritratto di una generazione viva: parole scritte, immagini, voci e linguaggi si intrecciano con il sesso, l’immaginazione e il lutto.

Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è stato scelto come ambientazione della mostra poichè già coinvolto in numerose attività espositive, culturali e sociali per combattere lo stigma e la disinformazione intorno all’AIDS, e che oggi conserva in Eccentrica, mostra permanente della collezione, Commemuro, opera di Francesco Torrini a ricordo di amiche e amici morti a causa dell’AIDS. VIVONO riconosce questa genealogia, ed è realizzata insieme a un comitato scientifico, composto da curatrici, archivisti e attiviste impegnate a leggere la crisi HIV-AIDS con gli occhi dell’attualità.

Un percorso multidimensionale

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La produzione filmica che apre il percorso espositivo presenta un insieme di poesie, lette direttamente da attivisti e attrici, scritte da poeti che hanno vissuto con HIV e hanno deciso di raccontare la loro personale esperienza. Da Dario Bellezza, a Nino Gennaro, a Pier Vittorio Tondelli, le loro parole sono diventate spazio di confessione e hanno posto le basi per una riflessione sull’amore: come si ama insieme?

L’archivio è la spina dorsale della mostra: costruito a più voci con Valeria Calvino, Daniele Calzavara e i Conigli Bianchi, raccoglie documenti, manifesti, articoli di giornale, video e tracce sonore che tratteggiano la dimensione storica, politica, sociale e culturale italiana tra il 1982-1996. Fondamentali gli interventi di Emmanuel Yoro e Tomboys Don’t Cry che offrono delle prospettive contemporanee, alternandole ai documenti storici. All'archivio è stato dedicato un catalogo, edito da Axis Axis, che raccoglie in ordine cronologico l'apparato iconografico dell'esposizione.

Il secondo volume pubblicato, VIVONO. Reader, raccoglie dieci saggi commissionati, che propongono letture storico-artistiche e testimonianze, e un’antologia che presenta poesie e lettere di alcune delle artisti e degli artisti esposti in mostra.

L'esperienza personale degli artisti

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Le opere d’arte di artisti italiani, tracce e testimonianze esposte, offrono occasioni di approfondimento su questioni specifiche: parlano di esperienze di vita, descrivono una situazione emotiva fatta di felicità e dolore, e coniugano ricerca estetica, attivismo politico e storie personali. Le opere internazionali espandono ulteriormente queste riflessioni, presentando lavori che, esposti in Italia tra il 1982 e il 1996, hanno avuto un impatto importante nella comunità artistica: tra queste i poster di Gran Fury, presentati alla Biennale del 1990, si relazionano alle opere di Keith Haring.

Tre sale monografiche sono dedicate al lavoro di tre figure che propongono diversi attraversamenti di quegli anni di crisi. Dallo spessore fisico dato alla parola di Patrizia Vicinelli, che desidera la libertà; all’unione di ricerca verbo-visiva, teatro e collage di Nino Gennaro per parlare di affetto, amore e il diritto alla casa; fino alla visione del corpo come luogo di memoria da parte di Francesco Torrini, che condensa nelle sue opere un’attenzione spirituale.

L’HIV-AIDS non è un tema o un soggetto delle opere, quanto più una griglia interpretativa tramite cui guardare al mondo, coglierne la fragilità e proporre la bellezza, tattile, relazionale e di vita, come possibile risposta a una pandemia spesso silenziata.