
Come è stata la "Festa di fine campagna" di Marrazzo a Pagani Una serata illuminata dalla performance de La Niña
In un tripudio di luci, aromi e melodie popolari, l'azienda familiare Marrazzo ha trasformato il suo stabilimento in un'arena di sapori autentici, segnando la chiusura della stagione di raccolta 2025. Questa "Festa di Fine Campagna" non è solo un arrivederci al raccolto, ma un inno alla resilienza contadina e alla cucina che eleva il semplice pomodoro a icona globale. Da generazioni, i Marrazzo custodiscono l'arte di trasformare il San Marzano DOP – quel "tesoro rosso" delle terre vulcaniche campane – in conserve che viaggiano dai mercati locali ai ristoranti stellati d'oltreoceano. Con 348 ettari di campi dedicati, tra cui 30 riservati a questa varietà protetta, l'azienda incarna un ponte tra passato e presente: rispetto per la terra, filiera etica e un'attenzione maniacale alla qualità, dal formato da 3 kg per i cuochi professionisti al vasetto retail per le tavole di casa. La serata, che ha radunato oltre 700 persone tra produttori, lavoratori e appassionati, è partita con un rito antico: una processione devozionale alla Madonna delle Grazie, eco di gratitudine per un'annata generosa.Sotto le note di Vincenzo Romano e l'energia fusion di LA NIÑA, la voce napoletana che intreccia folk e beat moderni, la festa ha pulsato di vitalità.
Poi, lo spazio industriale si è mutato in una piazza festosa, con bancarelle che evocavano mercati d'un tempo – pere e mussels fritti, spighe tostate, caramelle polverose – a fare da contrappunto a creazioni gourmet preparate live, come un street food d'alta quota. Qui entrano in scena i maestri del fornello: nomi del calibro di Andrea Aprea, reduce dalle sue due stelle milanesi, ha rivisitato il soffritto napoletano con tocchi di pecorino e limone; Andrea Impero dall'Umbria ha giocato con cozze e pomodoro in un omaggio al mare; mentre Ciro Salvo, re della margherita partenopea, ha incantato con pizze fumanti. Non da meno Roberta Esposito, con la sua marinara essenziale, o Michele De Blasio dal Golfo, che ha fuso riso e gamberi in un risotto audace. Pizzaioli come Valerio Iessi e Daniele Ferrara hanno sperimentato impasti innovativi al siero di bufala, e Celso Laforgia ha portato il calore pugliese con spaghetti "all'assassina". Ai dolci, Anna Belmattino ha deliziato con lievitati al caramello di pomodoro, mentre la storica Pasticceria Pansa ha sparso note citriche di limone amalfitano. Bevande? Un caffè robusto e acque frizzanti a completamento.
Ma il clou è stato il "Cubo Sensoriale", un'installazione avvolgente che immerge i sensi nel mondo del pomodoro: profumi terrosi, texture vellutate, suoni di campi al tramonto. Un viaggio poetico che rammenta come questo frutto non sia solo ingrediente, ma custode di memorie collettive – dalla semina manuale alla conserva che sfida il tempo. "È più di un raccolto", riflette la famiglia Marrazzo, "è un patto con la comunità che ci nutre". In un'era di catene globali, eventi come questo ricordano che il vero lusso sta nelle radici: un pomodoro che sa di casa, di sudore e di stelle Michelin. Prossima fermata? I piatti di domani, sempre con quel rosso indimenticabile al centro.


















































































