
"La grazia" mostra un Paolo Sorrentino inaspettato Un passo in avanti dopo "Parthenope" per il film che apre la Mostra del Cinema di Venezia 2025
Se nel suo nuovo film La grazia, titolo d’apertura di Venezia82, Paolo Sorrentino si domanda di chi sono i nostri giorni, è lecito chiedersi di chi sono le storie che un regista racconta. Solitamente gli autori tendono ad inserire le proprie ossessioni dentro i progetti. Lo stesso ha sempre fatto il regista e sceneggiatore partenopeo, il cui punto sulla vita, la morte, la fede (calcistica e spirituale) e l’Italia che rappresentava sono stati blocchi di partenza da cui sciorinare le proprie teorie sul mondo e scovare ogni volta un pezzo di se stesso. Con È stata la mano di Dio del 2021 c’è stato poi un cambio. L’estetica estasiante ed estasiata di Sorrentino non ha riguardato più solamente il suo sguardo, oltre che le prese in giro di un uomo con la macchina da presa che abbellisce le brutture di ciò che ha attorno, talvolta sottolineandole. Ma ha invece rivolto l’obiettivo direttamente verso la propria persona, raccontando di sé, del suo passato e della nascita dell’autore Paolo Sorrentino oltre lo schermo e come lo conosciamo.
Certo subito dopo ne è venuto Parthenope, che a ben vedere si allontana dall’idea personale e intima con cui ci aveva in precedenza lasciato che, pur essendo un pezzetto di esistenza nel segmento più grande della vita e carriera dell’autore, rendeva evidente che se di personaggi femminili principali nella sua filmografia ce ne sono stati pochi o nessuno, un motivo forse c’era. Con La grazia Sorrentino torna perciò in una dimensione più interiore seppure inesplorata. Una dolcezza che era particolarmente amara nei suoi inizi, smussatasi nel tempo e felice di essere venuta gradualmente fuori. Il racconto è quello del Presidente del Consiglio Mariano De Santis, il fido interprete Toni Servillo, che giunto alla fine del suo mandato dovrà venire a capo di tutte le questioni rimaste in sospeso nella propria vita, personale e lavorativa. Da una parte l’uomo non può smettere di rievocare l’amore provato per la moglie morta otto anni prima e non l’aver mai scoperto quell’unico tradimento che ha segnato un piccolo inciampo in una grande storia d’amore. Dall’altra ci sono le ultimi decisioni da Presidente e giurista che Mariano dovrà prendere invece di lasciarle in eredità al successore: due grazie da concedere e una legge sull’eutanasia da firmare che richiederanno tutto il suo coraggio. Non per affrontare questioni umane e giuridiche che da sempre hanno segnato il percorso del politico, ma per smuovere un inconscio rimasto per tutta la vita immobile (come insegna il suo soprannome "Cemento armato") e che gli farà per una volta prendere delle decisioni aldilà della sua zona di confort.
@sergiofabi2020 L’arrivo al Lido di Paolo Sorrentino, Toni Servillo e Anna Ferzetti. Il film “La grazia” aprirà domani #Venezia82 @labiennale @fremantle @fremantleit @the_apartment_pictures @thematchfactory @mubi @numero10production @paolosorrentino_real @toniservillo @annaferzetti #LaGrazia #BiennaleCinema2025 sonido original - CANZONI ITALIANE
La grazia, che per Sorrentino e il suo film risiede nella bellezza del dubbio, sembra così dirci nuovamente qualcosa di ulteriore sull’autore e l’avanzamento dei suoi anni. Per farlo l’Italia in cui è immersa la storia è un paese sano, che ha attraversato sei crisi di governo maneggiate con cura dal suo Presidente. Una nazione irreale a pensarla oggi, ma che contribuisce ad esaltare le incertezze e i tormenti del suo protagonista, a risplendere come macchie su di un immacolato manto bianco. In cui Servillo cammina per le strade del centro come faceva il suo Giulio Andreotti ne Il divo, ma dirigendosi in tutt’altra direzione, politica e non. E così Mariano deve concentrarsi per una volta su di sé, sui propri figli, sul rendersi conto se li conosce o meno, se si conosce o meno, se loro lo conoscono o meno. Vuole uscire dal suo stato di torpore, dall’immobilità (ecco di nuovo il cemento armato) che ha contraddistinto il suo privato e ha funzionato nella propria professione, senza fargli prendere però mai qualche rischio.
Paolo Sorrentino’s “La Grazia,” featuring Toni Servillo as an Italian president grappling with euthanasia, challenges the moral fabric of Catholic Italy and highlights the profound dilemmas faced by those in power amid ethical chaos. pic.twitter.com/UjSsrVPWPM
— Nyra Kraal (@NyraKraal) August 27, 2025
La caratteristica maggiore di Mariano, come ama ripetere, è di essere un uomo noioso. Medesima cosa che dice spesso di sé Sorrentino. E dunque La grazia è il racconto di un protagonista che ha avuto in fondo una bella esistenza, un’ottima carriera, ma che non ha mai voluto approfondire i lati più oscuri e nascosti della sua psiche e natura. Che sceglie di farlo in maniera inaspettata persino per quanto lo riguarda, e forse è ciò che vuole fare Sorrentino uscendo dal proprio seminato. Raccontare delle proprie insicurezze e trovare maniere inattese per superarle. Passare ad una nuova fase della sua vita, della sua carriera, darsi un briciolo di forza e farsi mandare anche un po’ al diavolo. Ridere e far ridere, sempre, stavolta anche qualche volta di più. E ascoltare Guè, di cui ora si spiegano le tante comparsate e interviste uscite insieme a inizio anno. Una grazia, dunque, ce l’ha fatta proprio Sorrentino. Ha lasciato perdere miti e sirene ed è tornato ad avere “qualcosa da dire”, su di sé e il futuro, che sarà anche un vuoto ma siamo sempre in tempo per riempilo.











































