
Il governo Trump e Jeff Bezos hanno litigato
Perchè Amazon mostrava ai clienti il sovrapprezzo delle tariffe
30 Aprile 2025
La Golden Age americana si decide anche con bacchettate via telefono. Come raccontato da BBC, martedì mattina il presidente Donald Trump ha telefonato personalmente al fondatore di Amazon, Jeff Bezos, per esprimere la propria rabbia riguardo alle notizie secondo cui l’azienda avrebbe pianificato di informare i consumatori su quanto i dazi doganali influiscono sul prezzo di determinati prodotti. La telefonata, avvenuta poche ore dopo la diffusione della notizia, ha segnato l’inizio di un vero e proprio scontro politico che si è rapidamente trasformato in un dibattito più ampio su trasparenza, commercio e responsabilità aziendale. Secondo due alti funzionari della Casa Bianca, che hanno parlato in forma anonima alla CNN, Trump è stato informato del piano di Amazon da un assistente subito dopo la pubblicazione dell’articolo di Punchbowl News. Il rapporto affermava che Amazon avrebbe presto iniziato a mostrare una voce separata che indica la parte del prezzo di un prodotto derivante dai dazi doganali—particolarmente sugli articoli venduti tramite Amazon Haul, una piattaforma a basso costo lanciata per competere con rivali come Shein e Temu.
@cspanofficial White House Press Secretary Karoline Leavitt on Tuesday called Amazon’s reported plans to display how much tariffs are increasing prices next to products a “hostile and political act.” “I just got off the phone with the president about this, about Amazon’s announcement. This is a hostile and political act by Amazon,” Ms. Leavitt told reporters about the story from Punchbowl News. “Why didn’t Amazon do this when the Biden administration hiked inflation to the highest level in 40 years? And I would also add that it’s not a surprise because, as Reuters recently wrote, Amazon has partnered with a Chinese propaganda arm. So this is another reason why Americans should buy American.” Amazon later denied that it was ever considering adding the price increases to its main website but said Amazon Haul was considering listing import price duties on certain products. Amazon founder Jeff Bezos declined to endorse either President Trump or Vice President Kamala Harris in 2024, but blocked the Washington Post, which he owns, from endorsing Ms. Harris. He was also given a prominent seat at President Trump’s January inauguration. Asked about the status of the president’s relationship with Mr. Bezos, Ms. Leavitt said, “I will not speak to the president’s relationships with Jeff Bezos. But I will tell you that this is certainly a hostile and political action by Amazon.” Treasury Secretary Scott Bessent then highlighted administration efforts to bring down inflation, noting that mortgage rates and energy prices have fallen and that reregulation would give Americans greater purchasing power. #amazon #whitehouse #karolineleavitt #jeffbezos #trump #cspan original sound - C-SPAN
Una tale mossa renderebbe evidente ai consumatori quanto il regime tariffario di Trump, che include un’imposta del 145% sulle importazioni dalla Cina e una tariffa base del 10% da tutti gli altri Paesi, incida sui prezzi finali. «Ovviamente era furioso», ha detto uno dei funzionari a CNN. «Perché una compagnia da miliardi di dollari dovrebbe scaricare i costi sui consumatori?» Che è una interessante maniera di protestare contro una policy di trasparenza e fa supporre che le aziende americane debbano riassorbire i costi tenendo bassi i prezzi per la clientela - cosa che creerebbe non pochi buchi in bilancio. Sia come sia, nel giro di un’ora, Trump aveva già chiamato Bezos. Sebbene il contenuto completo della telefonata rimanga riservato, Trump ha descritto la conversazione in termini entusiastici di fronte ai giornalisti. «Jeff Bezos è stato molto gentile. È stato fantastico. Ha risolto il problema molto rapidamente. È un bravo ragazzo», ha dichiarato.
Casar: If anyone ever doubted that Trump, Musk, Bezos, and the billionaires are all on one team, just look at what happened at Amazon today. Bezos immediately caved and walked back a plan to tell Americans how much Trump’s tariffs are costing them. Bezos who spent 40 million on… pic.twitter.com/t7y4qMgq0C
— Acyn (@Acyn) April 29, 2025
Il “problema”, secondo il presidente, era la possibilità che i consumatori americani vedessero l’impatto finanziario dei dazi imposti come parte della strategia dell’amministrazione per ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti cinesi. Per la Casa Bianca, tale divulgazione non era solo indesiderata; era potenzialmente esplosiva dal punto di vista politico. Nel corso di una conferenza stampa quella stessa mattina, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha affrontato direttamente la questione, lanciando una delle critiche più dure mai rivolte da questa amministrazione a una società privata. «Questo è un atto ostile e politico da parte di Amazon», ha dichiarato. «Perché Amazon non ha fatto lo stesso quando l’amministrazione Biden ha portato l’inflazione al livello più alto degli ultimi quarant’anni?» Leavitt ha rincarato la dose, suggerendo che il piano faceva parte di un allineamento più ampio tra Amazon e interessi stranieri. Ha citato un rapporto di Reuters del 2021 secondo cui Amazon avrebbe censurato recensioni sfavorevoli ai discorsi di Xi Jinping sulla sua piattaforma cinese. «Amazon ha collaborato con un braccio propagandistico cinese», ha affermato. «È un altro motivo per cui gli americani dovrebbero comprare prodotti americani.» Anche il Segretario al Commercio Howard Lutnick è intervenuto sulla questione in un’intervista alla CNBC, minimizzando l’impatto dei dazi sui prezzi al consumo e definendo l’iniziativa riportata come un gesto politicizzato. «È un atto ostile se un’azienda fa di tutto per far sembrare che i dazi abbiano causato un aumento dei prezzi», ha detto. «È assurdo. Un dazio del 10% non cambierà praticamente nessun prezzo. L’unico prezzo che cambierebbe è quello di un prodotto che non produciamo qui—come un mango.»
Nel frattempo, Amazon ha cercato di prendere le distanze dalla notizia. In una dichiarazione rilasciata a più testate giornalistiche, un portavoce ha affermato che, sebbene l’idea di indicare i costi di importazione fosse stata discussa internamente per Amazon Haul, non era mai stata approvata. «Questa opzione non è mai stata approvata e non sarà implementata», ha precisato. «Il team che gestisce Amazon Haul, la nostra piattaforma a basso costo, ha considerato l’idea di indicare i costi di importazione su alcuni prodotti. Non è mai stata approvata e non verrà messa in atto.» L’azienda ha inoltre sottolineato che il piano non era mai stato considerato per la piattaforma principale, Amazon.com. Nonostante la smentita di Amazon, l’episodio ha scatenato una vasta reazione. Al Senato, il leader della minoranza Chuck Schumer ha espresso sostegno all’idea di maggiore trasparenza sui dazi, invitando le aziende a mostrare chiaramente ai clienti quanto stanno pagando in più a causa delle politiche commerciali. «Alle grandi aziende che vendono ai consumatori, dico: mostrate ai vostri clienti quanto i dazi stanno incidendo sulle loro tasche», ha affermato. «La gente ha diritto di sapere l’impatto che i dazi hanno sulle proprie finanze.»
Jeff Bezos is getting his ass kicked by the tariffs so he is going to put that charge next to the shipping price in your Amazon orders in the future.
— Quadcarl (@quadcarl_carl) April 29, 2025
Maybe he should’ve let the Washington Post be critical of Trump? pic.twitter.com/38nFYsGXxD
Secondo fonti interne ad Amazon, la discussione sulla trasparenza sarebbe nata dopo la fine dell’esenzione dai dazi per le spedizioni dalla Cina inferiori agli 800 dollari. La decisione di non procedere con la visualizzazione dei costi, assicurano, non è stata presa in risposta alle pressioni della Casa Bianca. La questione riflette una tensione crescente tra la strategia protezionistica dell’amministrazione e le realtà di una catena di approvvigionamento globale. Anche se Bezos ha “risolto il problema”, come ha detto Trump, la questione più ampia resta aperta: le aziende dovrebbero essere autorizzate—o addirittura incoraggiate—a rivelare i costi nascosti delle politiche protezionistiche? O, come sembra credere la Casa Bianca, una tale trasparenza è di per sé un atto politico?