Hanno davvero riportato in vita il metalupo? Ecco cos’è e come funziona la “de-estinzione”

La scienza lo chiama “enocione”, in inglese ha il più suggestivo nome di “dire wolf” (che significa “lupo terribile” o qualcosa di simile) e i fan italiani di Game of Thrones li conoscono con il termine coniato dal traduttore italiano della saga, Sergio Altieri, come “metalupi”. Designano tutti lo stesso animale: un lontano cugino degli odierni lupi, cani e sciacalli estintosi circa diecimila anni fa – un animale molto forte, abituato a cacciare la megafauna della sua epoca ma che nei fatti non era più grande del moderno lupo grigio. Oggi questa specie è stata “de-esistinta” ovvero riportata in vita grazie alla manipolazione genetica in una maniera assai più complessa ma non enormemente diversa da come i dinosauri di Jurassic Park erano stati riportati in vita. Usando DNA antico conservato per millenni, infatti, gli scienziati dell’azienda americana Colossal sono riusciti a decifrare il genoma del dire wolf, riscrivendo il codice genetico del lupo grigio comune per farlo coincidere con quello della specie estinta. Utilizzando cani domestici come madri surrogate, hanno dato alla luce tre cuccioli – Romolo, Remo e la loro sorella Khaleesi – nel corso di tre diverse nascite tra l’autunno del 2024 e l’inverno del 2025. È la prima volta che una linea genetica scomparsa completamente viene riportata in vita. Questi cuccioli non sono solo un traguardo scientifico dato che, per gli scienziati del progetto, rappresentano la rinascita di una specie perduta da oltre 10.000 anni, ma anche un punto di partenza per un’azienda che sogna di poter salvare la biodiversità del pianeta. Fondata nel 2021 e composta da oltre 130 scienziati, l’azienda punta alla de-estinzione di altri animali come il mammut, il dodo e la tigre della Tasmania. E i primi risultati stanno già facendo notizia: nel marzo 2025, Colossal ha annunciato la creazione di un "topo lanoso", un organismo chimerico con il pelo lungo dorato e il metabolismo del grasso accelerato tipico del mammut.

Come funziona la “de-estinzione”?

@dixon_cider26 These two wolves were returned from extinction using genetic edits derived from a complete dire wolf genome, meticulously reconstructed from ancient DNA found in fossils dating back 11,500 and 72,000 years. This achievement is the result of years of pioneering science, tireless innovation, and unwavering dedication. #itiscolossal #direwolfproject #jre #jreclips #crispr #direwolf #romulus #remus#deextinction Past Lives - Mason

Come racconta Time in un lungo articolo, il ritorno del dire wolf è stato reso possibile con una procedura meno invasiva rispetto alla clonazione tradizionale. Nonostante il lupo grigio comune condivida circa 19.000 geni con il dire wolf, i ricercatori hanno scoperto che bastano solo 20 modifiche distribuite su 14 geni per replicarne le principali caratteristiche fisiche e comportamentali. Tra queste ci sono un corpo più grande, testa e mascelle più ampie, spalle e zampe più muscolose, dentatura rinforzata, un manto bianco e vocalizzi distintivi come l’ululato e il lamento. Le modifiche sono state determinate analizzando il DNA estratto da due antichi reperti fossili forniti da musei. Dopo l’analisi del genoma, i ricercatori non hanno utilizzato direttamente il DNA fossile: invece, hanno riscritto i geni desiderati nel DNA di cellule moderne di lupo grigio. Una volta completata la riscrittura, il nucleo modificato è stato inserito in un ovulo privato del proprio nucleo. Sono stati prodotti 45 ovuli modificati, che hanno sviluppato embrioni in laboratorio. Gli embrioni sono poi stati impiantati in due femmine surrogate, entrambe meticci di segugio, selezionate per la loro robustezza e capacità di portare a termine una gravidanza con cuccioli di grande taglia.

In ciascuna madre, un embrione ha attecchito e ha portato a termine la gestazione con successo. I primi due cuccioli, Romulus e Remus, sono nati il 1º ottobre 2024 tramite parto cesareo pianificato. Una seconda nascita, avvenuta il 30 gennaio 2025, ha portato alla luce Khaleesi. Tutte le gravidanze sono state monitorate da vicino tramite ecografie settimanali e controlli veterinari nel centro di cura per animali di Colossal. Subito dopo la nascita, i cuccioli sono stati affidati alla madre surrogata con i migliori istinti materni, che ha iniziato a prendersene cura e allattarli nel giro di poche ore anche se dopo pochi giorni, gli scienziati hanno deciso di alimentarli artificialmente, poiché l’eccessiva attenzione della madre disturbava i ritmi naturali dei cuccioli. Lo svezzamento è avvenuto intorno alle otto settimane, dopodiché i giovani lupi hanno continuato a crescere in salute, mostrando pienamente le caratteristiche di lupi selvatici.  Oggi, i giovani lupi vivono in una riserva ecologica protetta di oltre 2.000 acri, con rifugi naturali, strutture veterinarie e uno staff che li assiste 24 ore su 24. Il loro regime alimentare è calibrato per riflettere ciò che mangerebbero in natura, anche se non cacciano, e ogni aspetto della loro crescita è seguito con attenzione scientifica. 

 A cosa serve la “de-estinzione”?

@deextinct Is de-extinction a bad idea? What could possibly go wrong? #deextinction #animals #conservation original sound - DeExtinct

Come spiega il Time, dietro a questi progetti non c’è solo curiosità scientifica ma la volontà di salvare le specie attualmente a rischio di estinzione. L’esperienza acquisita con il mammut potrebbe rafforzare gli elefanti odierni contro i cambiamenti climatici e ciò che si sta imparando con il lupo terribile sta già contribuendo agli sforzi per salvare il lupo rosso, una specie americana fortemente minacciata. Secondo Beth Shapiro, responsabile scientifica dell’azienda, l’umanità è ormai diventata una «forza evolutiva» capace di decidere il destino delle specie e riequilibrare quanto l’uomo ha danneggiato. La tecnica che ha reso possibile la creazione del dire wolf sta trovando applicazioni, ad esempio, nel rafforzare la popolazione del lupo rosso, ormai ridotta a meno di 20 esemplari in libertà. Per farlo, Colossal ha clonato quattro individui utilizzando geni "fantasma" scoperti in popolazioni ibride tra lupi rossi e coyote lungo la costa del Texas e della Louisiana. Questi geni, pur non manifestandosi nell’aspetto fisico, conservano l’eredità genetica del lupo rosso e possono aiutare a superare il cosiddetto “collo di bottiglia genetico” causato dalla scarsa diversità. Ma le preoccupazioni etiche e ambientali non mancano: la clonazione può causare sofferenze agli animali, problemi genetici, aborti spontanei, e l’introduzione di nuove specie in ecosistemi fragili può produrre effetti imprevedibili, anche disastrosi.

Come illustrato sempre da Time, il dire-wolf si era estinto in seguito all’estinzione della mega-fauna della sua lontanissima epoca e dunque non solo oggi la sua presenza è una sorta di anomalia nell’ecosistema di oggi ma i tre cuccioli nati in questi mesi non possiederanno mai un proprio branco e al momento non c’è intenzione di liberarli, farli prolificare (anche quando, servirebbero altri partner con il medesimo corredo genetico per mantenere i connotati della specie ricreata) o comunque di farli vivere come veri animali. C’è anche un’altra questione, forse spinosa, sul fatto che gli animali così creati siano effettivamente proprio esemplari di dire wolf: secondo alcune pubblicazioni è errato dire che la specie sia stata “de-estinta” quando invece un comune lupo grigio è stato modificato per rassomigliare a una specie estinta che, per inciso, oltre alle ossa, nessuno ha mai davvero visto. Parlandone al New York Times, il genetista Adam Boyko ha definito i tre cuccioli «versioni funzionali» di una specie estinta mentre il New Scientist, più critico nei confronti del progetto, ha scritto: «Dato che il genoma del lupo grigio è lungo circa 2,4 miliardi di coppie di basi, rimane ancora spazio per milioni di coppie di basi di differenze», se è vero che l’animale moderno e il suo cugino preistorico hanno un DNA simile al 99,5%. Un utente di X ha dato una definizione più divertente:  «A meno che non si abbia accesso a un embrione congelato di un animale estinto, la “de-estinzione” non è qualcosa che si può fare. Tutto ciò che si fa è un animale transgenico con modifiche che soddisfano la sensibilità umana. Non avete riportato in vita una specie estinta. Avete solo fatto della paleoarte vivente»  E ciò per dire che i nuovi cuccioli sono versioni, ci si passi il termine, “photoshoppate” e dunque rappresentano ipotesi di una ricostruzione di un animale estinto più che animali estinti veri e propri. Insomma, più che di una resurrezione servirebbe parlare di un’accurata simulazione. Almeno, finché non vedremo di nuovo un mammut girare per il Nord degli Stati Uniti.