
Quanto dobbiamo preoccuparci delle microplastiche?
Nuove ricerche provano a capirne gli effetti sul nostro sistema
23 Aprile 2025
Qualche anno fa sono state rilevate per la prima volta tracce di microplastiche nei polmoni di alcuni pazienti. In passato erano già state trovate nel sistema respiratorio di varie persone decedute. Di recente, come ha raccontato il New York Times, un gruppo di ricerca dell’Università del New Mexico ha registrato la presenza di microplastiche anche in diversi campioni di cervello, notando che quelli delle persone affette da demenza ne contenevano una quantità maggiore rispetto a quelli di individui senza patologie neurodegenerative. I ricercatori hanno anche osservato che, nei campioni di cervello esaminati, la concentrazione di microplastiche nel 2024 era più alta rispetto a quella dei cervelli risalenti al 2016, segnalando un accumulo crescente nel tempo. La scoperta porta nuovi elementi sulla grande diffusione delle microplastiche e sui suoi possibili impatti sulla salute umana. Si stima che ogni anno finiscano nell’ambiente più di 40 milioni di tonnellate di microplastiche, ma le misurazioni variano molto ed è difficile quantificare il problema.
We are all ingesting significant amounts of microplastics in our daily lives.
— TommyPicsUpTrash (@TJRPitt) April 18, 2025
When you walk along one of our beaches, it's easy to see why.
The majority of the 203 items of litter removed today were tiny pieces of plastic.
Do your best to reduce your plastic footprint pic.twitter.com/QqRDfiqYot
La comunità scientifica è comunque concorde nel sostenere che le microplastiche siano pressoché presenti in tutti gli ambienti in cui viviamo, per via dell’inquinamento. Man mano che si sono sviluppati sistemi più sensibili per registrare la loro presenza, le microplastiche sono state scoperte praticamente ovunque – dagli oceani alle catene montuose più alte del pianeta. La loro presenza, inoltre, è stata rilevata nell’organismo di oltre mille specie – compresi gli esseri umani. Nonostante questi dati, non è ancora del tutto chiaro quale impatto abbiano realmente tali materiali a livello fisico. In gioco ci sono molte variabili, come la dimensione e la quantità delle singole microplastiche, così come le vie attraverso cui sono state assorbite dall’organismo. A rendere la questione ancora più complessa c’è il fatto che non esiste una definizione univoca di microplastiche, anche a causa dei margini di errore nelle misurazioni: in genere sono considerate tali le particelle di dimensioni inferiori a 5 millimetri.
@il_dexter Cosa ti mangi quando utilizzi il tagliere in plastica? Utilizzare il tagliere in plastica è una delle principali fonti di microplastiche che assumiamo con il cibo. Il quantitativo di microplastiche rilasciate è influenzato dalla tecnica di taglio (in questo caso assolutamente scorretta), dal materiale e dall’usura. Sebbene vanno utilizzati con le dovute attenzioni rimangono un’alternativa migliore ai taglieri in legno i quali trattengono i batteri che rischiano poi di finire nel cibo. In attesa di un’alternativa migliore meglio prediligere questo tipo di taglieri senza pero massacrarli! #chimica #plastica #tagliere #salute suono originale - Matteo Alviani
Le microplastiche derivano principalmente dal deterioramento di oggetti in plastica più grandi, che rilasciano nell’ambiente minuscole particelle che possono poi entrare in contatto con il nostro organismo. Le microplastiche possono trovarsi nell'aria, nell'acqua o nel suolo, e in alcuni casi sono talmente piccole da riuscire ad attraversare le barriere naturali del nostro corpo, come quella ematoencefalica – che normalmente impedisce a molte sostanze di penetrare nel cervello. Le evidenze raccolte dal team dell'Università del New Mexico suggeriscono che la maggiore porosità della barriera ematoencefalica nei cervelli di persone con demenza potrebbe facilitare l'ingresso delle microplastiche nell’organismo. Questo, a sua volta, potrebbe favorire lo sviluppo o il peggioramento di malattie neurodegenerative.
@lifebeforeplastic We eat about 50 plastic bags worth of microplastic particles a year. Here’s how to stop eating so much plastic. #microplastics #plasticpollution #plastic #sustainability #lesswaste original sound - Charlie | Sustainable Living
Che respirando potessimo inalare microplastiche era comunque noto da tempo, grazie ad altri studi. Nel 2021 un gruppo di ricerca in Brasile aveva svolto alcune autopsie, trovando tracce di microplastiche nei tessuti polmonari di oltre il 50% dei corpi analizzati – ma anche in quel caso i ricercatori erano stati molto cauti sugli eventuali effetti sulla salute. Nel 2022 uno studio aveva invece rilevato la presenza di microplastiche nella circolazione sanguigna. Lo studio aveva mostrato che queste particelle possono muoversi all'interno del corpo umano, accumulandosi potenzialmente in alcuni organi. Tuttavia, la loro ampia diffusione nell’ambiente non implica automaticamente un elevato rischio per la salute. Già qualche anno fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva pubblicato una prima valutazione sull’argomento, concludendo che – in base alle conoscenze disponibili – le microplastiche non rappresentavano una minaccia significativa per l’uomo. La stessa analisi, però, conteneva numerose cautele, legate soprattutto alla scarsità di dati allora disponibili.