
Il ritorno di "Brand: New" di MTV è un tuffo nella nostalgia Partito il 21 Febbraio da Pordenone, sta riscuotendo un buon successo di pubblico il tour di Massimo Coppola
Per chi non lo conoscesse, il “vecchio” Brand: New è stato un programma cult degli anni duemila, in onda tutti i giorni su MTV dal lunedì al venerdì a mezzanotte e mezza. Inizialmente prevedeva soltanto un’ora di musica senza interruzioni. La sua peculiarità consisteva nel proporre video musicali un po’ più ricercati rispetto a quelli in programmazione durante il giorno, con un occhio di riguardo particolare alle ibridazioni tra rock e musica elettronica: un incontro/scontro che all’epoca costituiva ancora una novità - parzialmente incompresa - e che si sarebbe imposta solo col tempo, soprattutto grazie al successo dei Radiohead di Kid A, eletti, non a caso, a numi tutelari della trasmissione. La musica di Brand New non era semplicemente qualcosa di diverso dal pop mainstream di Britney Spears e delle varie Boy band, ma era una musica “altra”, che aveva l’ardire di proporsi come “musica del futuro”: un’idea di suono che si spingeva ben oltre quella che veniva già considerata la musica alternativa dell’epoca, ovvero l’alternative rock, sdoganato con il successo planetario dei Nirvana. In un certo senso, si potrebbe dire che quella di Brand New era “una musica alternativa alla musica alternativa”. Ma oltre la musica c’era di più. Molto di più.
A conquistare un’intera generazione di giovani millennials – la cosiddetta MTV Generation, o come l’ha chiamata lo stesso Coppola «la generazione 4 salti in padella» - è stata la prima versione “umana” del programma. A metà del 2000, infatti, si decide di introdurre la figura di Massimo Coppola come conduttore sui generis: qualcosa a metà tra un passante delirante e un amico con cui ti confidi al bancone del bar. Il flusso dei video musicali viene così inframmezzato da dei brevi sketch che sembrano arrivare direttamente dall’osservatorio di un altro pianeta, considerato anche il livello della tv berlusconiana a cui si era abituati in quegli anni. Già solo il setting minimale della trasmissione - uno studio semi-vuoto con una parete verde sullo sfondo e una poltrona rossa in un angolo - sembrava provenire da un universo parallelo. Avrebbe potuto essere ovunque, il salotto all’interno di un’astronave spaziale o un non luogo alieno situato al di fuori del tempo. Ma in realtà, era solo una stanzetta negli studi di MTV Italia e al suo interno si muoveva un giovane laureato in filosofia, poco più che vent’enne. Supportato ai testi da Alberto Piccinini e Giovanni Robertini, i suoi brevi monologhi giravano intorno a vari argomenti che intersecavano la musica con l’attualità, la politica e la società: erano piccole schegge impazzite di (auto)ironia e progressismo, capaci di tenere svegli fino a tarda notte tantissimi ragazzi e ragazze. Non c’era una vera e propria traccia, si passava senza soluzione di continuità dal privato al politico: da come provarci in biblioteca con qualcuno che ti piace al Grande Fratello fino ad arrivare all’11 settembre.
Alcuni fan avevano anche iniziato a scrivergli delle lettere, che poi venivano puntualmente lette in trasmissione e usate come incipit o spunti di riflessione per i monologhi successivi. Ed è stato proprio l’amore dei fan a rendere possibile il ritorno della trasmissione nella sua nuova incarnazione. Il fatto che Brand: New andasse in onda a orari proibitivi, infatti, ha agevolato una pratica pre-internet, che oggi potrebbe suscitare quasi tenerezza, ovvero l’uso del videoregistratore per registrare le puntate e (ri)vedersele in qualsiasi momento. Dopo aver effettuato l’annuncio del suo “come back”, Coppola non ha perso tempo e si è fatto inviare molto materiale dai fan più accaniti, al fine di renderlo parte integrante dello show. Non si deve pensare però che si tratti di una semplice operazione nostalgia, anzi Coppola rifiuta categoricamente il termine, dice che si dissocia da sé stesso e parla apertamente di anti-reunion, in pieno Coppola Style. Ed è vero, il nuovo Brand: New rappresenta a tutti gli effetti uno strano cortocircuito spazio-temporale. È come il nastro di una videocassetta del tempo che viene mandata avanti e indietro veloce all’infinito. I video sgranati del passato costituiscono solo una parte dello spettacolo, ma il suo cuore batte altrove. I monologhi recitati dal vivo, infatti, sono tutti “nuovi di zecca” e riescono nella difficile impresa di non sembrare artefatti, mantenendo intatto lo spirito giovanile progressista e anticonformista che aveva caratterizzato il programma.
I temi trattati fanno riferimento alla nostra attualità e sono gli stessi che ti aspetteresti di trovare oggi se il programma non avesse mai smesso di andare in onda: c’è l’intelligenza artificiale, l’algoritmo di Spotify, la crisi del maschio bianco e naturalmente il maledetto capitalismo. Lo sguardo è sempre lucido e ironico come un tempo, anche se il tempo di cui parla è un altro. Non manca poi qualche frecciata alla politica italiana attuale, a tal proposito, a un certo punto, viene anche rispolverata la sua vecchia intervista a Giorgia Meloni, fatta durante quella sorta di meraviglioso spin off che fu Avere Vent’anni. Il prima e il dopo vanno così a braccetto come se fossero un unicum: «Dov’eravamo rimasti?» esordisce infatti Coppola appena sale sul palco, come se il tempo non fosse mai passato, anzi quasi come se il tempo non esistesse affatto. Anche la musica proposta durante lo spettacolo non è (solo) quella del passato: certo, non può mancare Kid A, ma non può neanche bastare. L’idea sonora di fondo è sempre quella di mantenere viva la curiosità verso il futuro, com’era negli intenti del programma originale.
Così facendo il nuovo Brand: New crea una sorta di nuovo eternalismo in cui passato, presente e futuro convivono simultaneamente, «una specie di blocco iperdimensionale in cui ogni momento è compresente» per citare Alan Moore, tra i massimi sostenitori di questa filosofia. Ecco, il nuovo spettacolo di Massimo Coppola fa esattamente quest’effetto, ma il senso di spaesamento è attenuato dal calore umano circostante. Il vecchio Brand: New era uno spazio sicuro che univa tantissime camerette situate a chilometri di distanza, un condotto lacrimale segreto, come quello immaginato da Safran Foer in Molto Forte Incredibilmente Vicino, congegnato apposta per mettere in comunicazione un insieme di solitudini. Quello nuovo le fa finalmente incontrare di persona, perché dice ancora Coppola «avere paura insieme è meglio che consolarsi da soli». Senza voler svelare troppo, lo spettacolo si conclude con una nuova canzone di un gruppo storico che è tornato a fare un disco nuovo dopo molti anni di assenza, una canzone epica che dice che niente è per sempre, ma nel ribadirlo all’infinito è come se pronunciasse un incantesimo che realizza esattamente il suo contrario, creando l’ennesimo cortocircuito e un ultimo sprazzo di eternità prima di lasciarci tornare alle nostre vite.














































