A Guide to All Creative Directors

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Il cyberbullismo è ancora un problema?

Sotto i video dei giovani tiktoker si scatenano insulti e critiche

Il cyberbullismo è ancora un problema?  Sotto i video dei giovani tiktoker si scatenano insulti e critiche

Massi è uno dei creator più virali del momento. I video nei quali si esibisce in balletti insieme ai suoi amici in diversi luoghi simbolo di Milano accumulano centinaia di migliaia di visualizzazioni, talvolta milioni. Sulle hit trend del momento, il giovane tiktoker si diverte e intrattiene il suo pubblico, senza nulla di particolarmente diverso rispetto a tanti altri ragazzi che utilizzano i social per divertimento. Eppure, sotto ogni suo video, i commenti sono spesso pieni di insulti. Tra quelli più educati si può leggere: «Top rimasti», «Ma vai a lavorare», «104 ne abbiamo?». Altri ancora sono omofobi, razzisti, e alcuni arrivano persino ad augurargli la morte. La domanda sorge spontanea: cosa spinge un utente a insultare un ragazzo minorenne che si diverte con i suoi amici? Il cyberbullismo è un  fenomeno discusso fin dalla nascita dei social, ma torna alla ribalta solo quando si verifica una tragedia. Secondo un’indagine condotta dall’Unicef in quindici Paesi europei, «circa il 10% dei bambini di età compresa tra i 9 e i 16 anni che utilizzano Internet ha dichiarato di aver subito cyberbullismo almeno una volta al mese nell'ultimo anno» mentre «[u]na media compresa tra l'8 e il 17% dei ragazzi tra i 12 e i 16 anni ha visto contenuti dannosi online [e] una media del 13% dei ragazzi tra i 12 e i 16 anni ha subito richieste sessuali indesiderate alcune volte nell'ultimo anno».

I dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children (HBSC) confermano che il fenomeno colpisce in particolare i più giovani. Tra gli undicenni, il 17,2% dei maschi e il 21,1% delle femmine ha subito episodi di cyberbullismo, percentuali che scendono al 12,9% e al 18,4% rispettivamente tra i ragazzi e le ragazze di 13 anni per arrivare al 9,2% dei maschi e all’11,4% delle femmine tra i quindicenni. Nonostante tra i giovani sia aumentata la consapevolezza «dei rischi che si corrono sulla rete», come riportato da la Repubblica, il problema rimane allarmante. Lo studio Espad Italia 2025 del laboratorio di epidemiologia dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa «sarebbero più di 1 milione gli studenti tra i 15 e i 19 anni che hanno subito episodi di cyberbullismo nel corso del 2024 [e] il 32% dei ragazzi avrebbe invece compiuto cyberbullismo». Le conseguenze di un’azione di cyberbullismo sulla salute mentale dei giovani sono pesanti: quasi la metà delle vittime dello studio Espad ha espresso il desiderio di ricevere supporto psicologico. Gli effetti includono perdita di autostima, ansia sociale, isolamento e depressione, aggravati dalla paura e dalla vergogna di essere vittime.

@distrettoleotoscana Ogni parola ha il potere di ferire, ma anche di guarire. Lottiamo insieme contro il cyberbullismo e costruiamo uno spazio online più sicuro e rispettoso per tutti. Il cambiamento inizia da noi. #StopCyberbullismo #StopCyberbullismo #NoToHate #ParolePositive #InsiemeControIlCyberbullismo #InternetSicuro #RispettoOnline #BullismoMaiPiù #CulturaDelRispetto #EducazioneDigitale #leo #leoclub #leoclubtoscana #distrettoleo108la #toscana #volontariato #sensibilizzazione #lionsclub suono originale - Distretto Leo 108 LA

Per contrastare il fenomeno esistono diversi strumenti di prevenzione. Secondo l’Associazione Social Warning, è fondamentale «educare i ragazzi a configurare le impostazioni di sicurezza sui social media e limitare l’accesso ai loro contenuti da parte di estranei». Un altro aspetto cruciale è «insegnare a bloccare e segnalare contenuti dannosi, azioni essenziali per garantire maggiore protezione. Le regole di utilizzo della tecnologia devono essere condivise per favorire un equilibrio tra vita online e offline». Per Gregorio Ceccone, referente per l’Osservatorio Scientifico di Movimento Etico Digitale, è importante «un intervento pedagogico mirato». Su Il Sole 24 Ore si legge che «è urgente creare spazi di confronto nelle scuole e nelle famiglie, affinché i giovani non si sentano soli nel gestire le complessità del digitale». Massi è soltanto uno degli ultimissimi esempi di come i social possano trasformarsi da risorsa a rischio. La strada per contrastare il cyberbullismo è ancora lunga e richiede uno sforzo collettivo che coinvolga non solo le piattaforme digitali, chiamate a rafforzare i meccanismi di moderazione e sicurezza, ma anche le istituzioni, la scuola e le famiglie.