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Milano, di cosa hai paura?

Il nuovo paper di nss magazine svela i dati sulla percezione della città

Milano, di cosa hai paura? Il nuovo paper di nss magazine svela i dati sulla percezione della città

Qualcosa è cambiato a Milano: lo sentiamo nell’aria quando camminiamo da soli la notte, lo sentiamo quando amici o colleghi ci raccontano delle difficoltà di trovare affitto o di arrivare a fine mese o magari quando evitiamo di andare in centro per evitare le torme di turisti che rendono ogni passeggiata un esercizio snervante, lo sentiamo soprattutto dentro di noi quando pensiamo alla città e non riusciamo più a vedere quell’El Dorado dell’eccellenza italiana che l’Expo 2016 aveva voluto costruire. Il punto di svolta è stato il lockdown: quando siamo tornati a uscire di casa le strade erano diventate diverse, il futuro pareva assai meno fulgido, milioni sentivano un nuovo senso di alienazione, avevano nuovi sogni, come quello di fuggire dalla città, e soprattutto avevano altre paure. È per questo che nss magazine ha sentito il bisogno di sondare i sentimenti della propria comunità – una comunità che, intorno agli argomenti della moda, del lifestyle e delle culture giovanili, include individui di ogni età, orientamento, gender e ceto sociale. Così è nato il progetto “Milano, di cosa hai paura?che attraverso un sondaggio condotto su un campione di quasi 1000 volontari ha provato a restituire una radiografia delle inquietudini che animano la comunità allargata dei residenti della città. 

Le domande sono state strutturate per esplorare diversi ambiti, dalle pressioni sociali e l’incertezza sul futuro alle preoccupazioni legate alla sicurezza, al fine di ottenere una visione plurale delle principali preoccupazioni dei cittadini. I dati raccolti sono stati analizzati quantitativamente, con una particolare attenzione alle differenze tra le diverse fasce demografiche, per evidenziare eventuali trend o dissonanze nelle esperienze e nelle riflessioni attorno alla città. Il campione che ne emerge, rappresentativo dei diversi gruppi che compongono Milano e immaginano il suo futuro, include: un 40,1% di individui tra i 18 e i 24 anni, un altro 40,5% di persone tra i 25 e i 35, il 17% di chi è compreso tra i 35 e i 54 anni – con l’esigua percentuale restante suddivisa più o meno a metà tra i minori di 18 anni e i più grandi di 55. Ci ha risposto un stragrande maggioranza di donne (67,3%) e di residenti effettivi della città (79,7%) contro un 16,5% di persone che frequentano assiduamente la città o l’hanno lasciata da poco e un finale 3,9% di persone che non abitano in città ma che sono rappresentative della percezione che all’esterno si ha della città.

Ma cos’è emerso dunque da questo sondaggio? Prima di proseguire nella lettura del nostro paper, in cui abbiamo provato a restituire un ritratto il più veritiero e netto possibile delle molte sfumature che la paura degli abitanti della città è in grado di assumere, è bene fornire una risposta a questa domanda. E il responso è che Milano fa meno paura di altre città ma fa più paura di prima. Per il 51,5% dei nostri intervistati infatti la città è in sostanza simile alle altre principali metropoli europee e mondiali mentre per il 30,8% (percentuale nient’affatto trascurabile) Milano è davvero più pericolosa delle altre città. Curiosamente, un 11% dei nostri intervistati non aveva opinioni a riguardo. Ma quando spostiamo il discorso su quanto è aumentata la percezione di pericolo le cose cambiano: il 52,7% dice di avere più timore sul piano della sicurezza personale; il 23,7% dice di aver visto aumentare tanto il pericolo personale che la pressione sociale, per un 4% invece è solo la pressione sociale ad essere aumentata. Il restante 14,8% invece non ha visto cambiamenti significativi. Nel frattempo però alcuni cambiamenti sono avvenuti e non soltanto nel percepito: lo scorso mese la città è scivolata al 56° posto nella classifica Ecosistema Urbano di Legambiente e Il Sole 24 Ore, che misura le performance ambientali delle città italiane. Questo piazzamento, tutt'altro che brillante, ha messo la città tra le meno "green" del paese, con un punteggio di appena 56,18% di un ipotetico centro urbano ideale. A confronto, città come Reggio Emilia, Trento e Parma primeggiano con punteggi superiori all'80%. Milano ha registrato performance deludenti in molte aree, in particolare per quanto riguarda la qualità dell'aria: è 95ª per il biossido di azoto, 77ª per l’ozono e 77ª anche per le polveri sottili. Inoltre, la città non se la cava bene nemmeno nella gestione dell’acqua, con un pessimo 102° posto per i consumi idrici in Italia.

Anche sul piano della sicurezza le cose cambiano: a fine ottobre, il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che prevede l’aumento delle telecamere di videosorveglianza, specialmente nei quartieri periferici e popolari – sostanzialmente dando corpo alle percezioni di minore sicurezza della città i cui residenti segnalano problemi legati alla criminalità e alla mancanza di controllo del territorio. Oltre all’installazione di nuove telecamere, l’amministrazione comunale ha deciso di rafforzare il controllo del territorio, aumentando il numero di agenti della polizia locale: 707 nuovi agenti nel 2023, quasi il doppio rispetto al numero di pensionamenti, con un ulteriore incremento del personale previsto per rispondere alle esigenze di sicurezza. Questo investimento in sicurezza pubblica si inserisce in una strategia più ampia, che mira a garantire una migliore qualità della vita per tutti i milanesi, affrontando sia le problematiche legate alla criminalità che alla percezione di insicurezza. Ma può bastare il maggior controllo a evitare gli incidenti ed eliminare il problema del crimine? Oppure le criticità che i residenti vedono nel modello Milano, in termini di concreti agenti fisici del degrado urbano e della criminalità di strada, sono il risultato di una tensione sempre più forte tra un modello di città “verticale”, tutta interessata allo sviluppo economico, e uno di città “orizzontale”.

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