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In Italia abbiamo davvero bisogno dei token ai concerti?

I pro e i contro di uno strumento odiato da tutti

In Italia abbiamo davvero bisogno dei token ai concerti?  I pro e i contro di uno strumento odiato da tutti

I più grandi concerti organizzati in Italia quest’estate – dai Depeche Mode a Bologna agli Arctic Monkeys a Milano, fino ai Coldplay a Napoli o ai Blur a Lucca – sono tutti accomunati da un unico sistema di pagamento: i token. Negli ultimi anni, l’utilizzo di questi gettoni si è molto diffuso, soprattutto agli eventi musicali più grandi e ai festival per acquistare cibo e bevande; eppure è una modalità di pagamento per nulla apprezzata dagli spettatori, che si somma ai comuni disagi dei concerti – dal secondary ticketing alle timetable che non vengono rispettate. Le critiche mosse verso i token giudicano il fatto che il loro valore viene deciso dagli organizzatori del singolo concerto, il tasso di cambio è molto sfavorevole, e spesso non si possono cambiare meno di una certa soglia di euro (di solito 10); inoltre i prezzi all’interno di questi eventi molte volte non sono i multipli esatti dei token a disposizione – per esempio se due di questi valgono €8, una birra e un panino costano €7.

Le critiche contro i token ai concerti

Claudia Losini, autrice del podcast Famosini, ha scritto su Instagram«Un esempio? Con 10 token (20 euro) prendi due birre, ti avanza 1 token ma l’acqua costa 1.5 token, e tu sei costretto ad acquistare altri 10 token se vuoi solo una bottiglia d’acqua.» Tutto questo è aggravato dal fatto che i gettoni non si possono restituire o riutilizzare in altri concerti nonostante al termine dell’evento smettano di avere valore, perciò rimanerne equivale a perdere dei soldi – ed è quel che accade spesso agli spettatori, mentre per gli organizzatori si tratta di un guadagno garantito. «Molte delle persone che conosco è rimasta con uno o due token in tasca, che corrispondono rispettivamente a due o quattro euro, che sono fondamentalmente soldi spesi ma inutilizzati,» ha detto una persona che ha assistito al concerto degli Iron Maiden lo scorso 15 luglio a Milano. Un’altra conseguenza molto criticata dell’adozione dei token riguarda il rincaro dei prezzi di cibo e bevande, persino più alto di quello che normalmente ci si può aspettare durante un grande evento musicale. «I token sono solo il modo per i promoter di incassare loro, prima, i soldi del tuo panino e della tua birra, e poi darli indietro a chi ti ha fatto il panino e versato la birra, tolta la percentuale che hanno pattuito tra loro», scrive il dj Luca De Gennaro su La Stampa. «Dopodiché è un sistema sbagliato [...] che non piace neanche ai promoter stessi».

Perché si usano i token ai concerti 

Chi si occupa di organizzazione di festival e concerti giustifica però l’adozione dei token sostenendo che permettono di velocizzare i pagamenti. Eppure la questione è più complessa: pur saltando il passaggio del pagamento alla cassa, si creano comunque file – sia per acquistare gli stessi gettoni nell’area dedicata e che per ritirare cibo e bevande agli stand. A conti fatti, i token sono stati uno strumento utile fintanto che i pagamenti digitali non erano diffusi, ma ora – come sostengono sempre più spettatori e addetti ai lavori – hanno più lati negativi che altro. Negli ultimi anni, sono state sviluppate diverse alternative ai token, volte anche ad accontentare maggiormente i clienti – il tipo di servizi proposti sono infatti tra i motivi che spingono le persone a tornare a un certo evento l’anno successivo.

I braccialetti sono una valida alternativa ai token?

Festival come il Viva in Puglia, il MiAmi in Lombardia, l’Ortigia Sound System in Sicilia o il Club2Club in Piemonte per i pagamenti sfruttano un braccialetto con un QRcode che si può ricaricare facilmente online: una scelta, questa, che sfavorisce un minimo la formazione di file, ma che non è priva di lati negativi – come il costo di attivazione del braccialetto a carico del cliente. Ma quel che consentirebbe di acquistare cibo e bevande ancora più velocemente sarebbero i pagamenti esclusivamente digitali o cashless; il conseguente tracciamento automatico delle transizioni assicurerebbe agli organizzatori un maggiore controllo sulle vendite. Dallo scorso anno l’associazione Altroconsumo, che tutela i diritti dei consumatori, ha invitato gli utenti di festival e grandi concerti a raccontare la loro esperienza con i token attraverso un form online; sono state inviate decine di segnalazioni, soprattutto nell’arco delle ultime settimane, e l’ente le userà «per dare più forza» alla segnalazione che effettuerà all’Antitrust in merito al sistema di pagamento tramite gettoni.