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I 5 migliori momenti della quarta serata di Sanremo 2023

La complicata arte del duetto

I 5 migliori momenti della quarta serata di Sanremo 2023 La complicata arte del duetto

La serata delle cover ci mette sempre di fronte alla stessa domanda: le canzoni di oggi riusciranno a diventare dei classici? Considerato come L’Amour Toujours sia diventato, retrospettivamente, un grande classico nostalgico del passato verrebbe da dire di sì. Non di meno, la sofisticazione lirica e sonora di alcune hit del passato (incredibili Anima Mia e Destinazione Paradiso) fa pensare che qualcosa della bellezza di un tempo sia non solo irrecuperabile, ma anche stranamente inattuale. La versione trap di Qualcosa di Grande rifatta da Mr. Rain e Fasma non è stata l’iconoclastia di cui alcuni hanno parlato, ma ha dimostrato che le nuove generazioni possiedono, più che un sound distintivo, un frame di riferimento estetico tutto loro che può reinterpretare il passato anche a costo di deformarlo, rivestendolo però di una pelle attuale. Nel bene e nel male. Altri duetti, invece, come quello di Tananai e Biagio Antonacci (l'outfit Gucci di Tananai era spettacolare) e specialmente quello di Giorgia ed Elisa di cui parleremo più avanti, hanno dimostrato che vent’anni fa si giocava proprio un altro sport – uno sport a cui nemmeno gli autori di quelle hit oggi sanno giocare davvero ancora. In compenso, la serata è stata carica di energia e la puntata è trascorsa con un brio e un’allegria davvero notevoli. Una cosa inspiegabile: il monologo di Chiara Francini (unica co-conduttrice finora abituata al palco, allo spettacolo, alla dizione, alla showmanship) è stato mandato in onda a un orario indecoroso, laddove quello delle sue colleghe precedenti era arrivato prestissimo. Misteri del palinsesto. 

Senza indugiare oltre, ecco i 5 migliori momenti della quarta serata di Sanremo 2023.

1. Il vero Y2K di Giorgia ed Elisa fa a pezzi tutti gli altri

Ieri, queste due stelle della musica italiana, che i ‘90s kids ricordano perpetuamente giovani, adesso maturate ed esperte come grandi maestre della propria disciplina, hanno fatto uno statement fondamentale: quel Y2K che ci piace tanto ricordare e rivivere non era fatto solo di cafonate e volgare opulenza, c’era anche eleganza, c’era anche bellezza. Il duetto sulle note di quella ballata epica che è Di sole e d’azzurro è stato l’equivalente canoro di una bomba all’idrogeno che sposta la terra dal proprio asse. Persino Beppe Vessicchio è tornato sul palco per loro. Se la canzone portata quest’anno da Giorgia alla gara è tutto sommato dimenticabile, l’incredibile hit del passato che è forse a oggi la sua canzone più universalmente conosciuta e iconica non ha avuto semplicemente pari ieri sera. 

2. Grignani fa Grignani… di nuovo

Più le serate vanno avanti e più cresce la sensazione che questa edizione del Festival non sia una gara ma il redemption arc di Gianluca Grignani. Dopo tutto se c’è qualcosa che gli italiani amano più di un peccatore, è un peccatore pentito. Questo Festival vuole riconfermare le capacità di cantautore e intrattenitore di Grignani e sottolineare che, se è diventato più famigerato che famoso per certi eccessi del passato, proprio quegli eccessi erano stati resi possibili da una bravura immensa. Il Grignani di oggi non è esattamente un intrattenitore sottile e ieri sera s’è visto – lui era, per mancanza di parole migliori, veramente euforico e la stessa Arisa, dismessa la maschera scenica di donna fatale, dopo averci regalato il pazzesco meme di lei che canta in faccia al direttore della Rai, ha mormorato alla fine «Abbiamo fatto un casino». Ma Grignani è tutto cuore e quest’anno ci siamo ricordati che gli vogliamo un gran bene.

3. Il fashion case della serata

Musica a parte, la moda ha sonnecchiato in questi giorni. Però. Ed è un grande però. Ieri sera, come nei migliori romanzi ottocenteschi, due donne si sono presentate allo stesso ballo con lo stesso vestito. Arisa e il primo violino della scala Laura Marzadori indossavano infatti il medesimo Prong Dress della SS22 di Rick Owens. Tutti se ne sono accorti solo dopo, è vero, però è esaltante che il al centro del caso sia Rick Owens. La capacità di onnipresenza culturale di Owens, che è e rimane un designer di nicchia, dimostra quanto la sua moda sia un classico. 

4. Carla Bruni in Versace

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Carla Bruni e gli italiani hanno un rapporto ambiguo. Da un lato la Bruni è the one that got way, Carlà alla francese che ha lasciato Torino per Parigi, la diva eterea la cui musica Fiorello e Luciana Littizzetto sbeffeggiavano garbatamente; dall’altro è letteralmente la Carla Bruni, un’icona totale oltre che una donna i cui talenti (top model, cantante, figura pubblica e istituzionale) paiono inesauribili. Ieri vederla cantare Azzurro di Celentano insieme a Colapesce e Dimartino ricoperta di Versace e Bulgari è stato un crossover di multiversi degno del miglior film Marvel.

5. Il balletto dei Colla Zio

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A fine serata, col pubblico stremato, i Colla Zio e Dito Nella Piaga intervengono a riportare un brivido di energia con l’iconica Salirò di Daniele Silvestri. Dito Nella Piaga ha dato al gruppo (sono troppo cresciuti per essere chiamati boy band) un incredibile contraltare femminile, perfettamente adatto al loro vibe. Insieme hanno rifatto il classico balletto che si vedeva nel video originale di Salirò e che molti sono forse troppo giovani per ricordarsi. Che freschezza totale.