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I 5 migliori momenti della seconda serata di Sanremo 2023

Egemonia culturale: achieved

I 5 migliori momenti della seconda serata di Sanremo 2023 Egemonia culturale: achieved

Seconda e, per fortuna, più calma serata di Sanremo 2023. Dopo una prima serata a base di metaforici fuoco e zolfo, la seconda è tornata nei binari della normalità – con momenti molto “sanremesi” come il giga-medley di Al Bano, Massimo Ranieri e Gianni Morandi che è stato bello ma, francamente, cinque o sei minuti più lungo del dovuto. La madrina della seconda serata è stata Francesca Fagnani, pazzesca in Armani, che ha portato sul palco un monologo semplice, asciutto e di fortissimo impatto sull’importanza dell’educazione e sul crimine minorile iniziato dicendo di non volere parlare di se stessa: shots fired al monologo di ieri? In seguito al Blanco-gate, poi, tutti i giovani artisti in gara (Lazza, Rosa Chemical, LDA in primis) hanno mantenuto un’educazione, una genuinità e un portamento da bravi ragazzi che li ha fatti amare agli occhi di un pubblico che, usualmente, non guarda di buon occhio tatuaggi facciali, gente che viene dal mondo trap o hip-hop o in generale look troppo trasgressivi. Tra gli altri highlight della serata va anche segnalata la performance dei Black Eyed Peas che si sono dotati di una nuova cantante, J. Rey Soul, dal 2018 e che con I Gotta Feeling ci hanno ricordato di quando i nostri cervelli producevano ancora serotonina (parafrasiamo da un meme di Crudelia Memon) E a fronte di un Fiorello scazzatissimo e adorabile, che praticamente implora di essere rimesso sul palco dell’Ariston, lo sketch finale di Angelo Duro non ha colpito troppo nel segno: la comicità di Duro non è adatta all’Ariston ma a Internet, il comico è più divertente quando è libero di auto-riprendersi e dire cose ben più scandalose di quelle paventate da Amadeus. 

Ma non indugiamo oltre, ecco i 5 migliori momenti della seconda serata di Sanremo 2023.

1. Paola e Chiara

Ricoperte di glitter come nella migliore puntata di Euphoria (se Euphoria fosse una fiction Rai), circondate da ballerini nerovestiti che hanno riportato in mente le coreografie Y2K di Jennifer Lopez e Madonna, Paola e Chiara sono comparse sul palco dell’Ariston indossando una versione degli stessi abiti di Dolce & Gabbana che Naomi Campbell indossava ai tempi del suo community service con la stessa epicità con cui Dr. Manhattan si materializza per la prima volta in Watchmen. La loro traccia, Furore, sarà ovunque quest’anno e pare fatta apposta per le serate al La Boum e al Plastic – quando tanti anni fa le due sorelle chiedevano, sulle note di Festival, di aprire un varco di luce nessuno si immaginava che intendessero uno Stargate di questa portata. Forse abbiamo già le nostre vincitrici.

2. Fedez contro il Codacons

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Da dove iniziare? Inizialmente questo gesto di ribellione pareva freddamente programmato a tavolino insieme a un esercito di PR – poi Fedez ha strappato la foto del viceministro Bignami vestito da nazista (immaginiamo la regia andata nel panico mentre ordina ai cameraman di inquadrarlo solo da molto lontano) mentre canta un testo finalmente più graffiante della sua più recente, sentimentale e buonista produzione. Poi Fedez di ribelle non ha proprio nulla, però va apprezzato il fatto che l’unico briciolo di controversia in questa seconda serata ce lo abbia regalato lui. Che cavaliere poi a togliere «le castagne dal fuoco» ad Amadeus prendendosi tutta la responsabilità – guardiamo Sanremo anche per questo.

3. Fiorello fuori dall'Ariston

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Possiamo dire mood totale? Che relatable king abbiamo in Fiorello, signore e signori. 

4. Rosa Chemical si mangia tutti

Quando è sceso dalle scale in abito Moschino e unghie finte simili ad artigli, ci si poteva davvero attendere di tutto. Alla fine però, di fronte alla sua disarmante cortesia, e anche grazie a una canzone perfettamente bilanciata, sicuramente pungente ma mai tanto trasgressiva da debordare nel cattivo gusto, anche il conservatore, maturo e spesso serioso pubblico dell’Ariston non ha potuto che applaudire. Qualcosa nella sua performance così perfettamente eseguita lo ha fatto spiccare nella massa dei giovani cantautori presenti in serata – sarà forse freshness? Secondo noi sì.

5. Il brillante Lazza 

Onestamente, c’era ogni motivo di aspettarsi una cafonata. Ma ogni cosa è andata per il verso giusto. L’attacco della canzone, di vaga ispirazione Kanye-esca e firmato da Dardust, suonava finalmente come una musica di questo secolo e questo soltanto in un mare di ballate così stilisticamente blande che avrebbero potuto essere prodotte anche negli anni ’80 senza che nessuno se ne rendesse conto. Dopo l’inizio dell’esibizione, con una canzone molto bella e anche molto “sanremese” (nel senso buono del termine e dunque appropriata al mood del Festival)  si inizia notare il suo outfit: un completo workwear in lana il cui motivo zig-zagante di cristalli è quello del nuovo Missoni di Filippo Graizoli che, con questo look, dimostra quanto lo storico brand di knitwear italiano sia in grado di flettere e adattare il proprio immaginario per diventare un abito da palcoscenico con tutti i crismi immaginabili. Tanto più che il fit del completo era pressoché perfetto. Chapeau.