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II piano di Amsterdam per trasferire il suo quartiere a luci rosse

L’idea di sostituire De Wallen con un unico grande “centro erotico” non piace, soprattutto ai sex worker

II piano di Amsterdam per trasferire il suo quartiere a luci rosse  L’idea di sostituire De Wallen con un unico grande “centro erotico” non piace, soprattutto ai sex worker

Il tipico e storico quartiere De Wallen di Amsterdam, il cosiddetto quartiere a luci rosse, è diventato nel tempo una fonte di preoccupazione per l’amministrazione locale. Essendo sempre più popolare, viene visitato ogni giorno da migliaia di persone, cosa che provoca problemi di ordine pubblico, pulizia e soprattutto di disturbo per chi lavora nel settore del sesso. Il comune era già intervenuto riducendo il numero di esercizi commerciali rivolti ai turisti, alzando le tasse e diminuendo il numero di nuovi hotel in costruzione. Dal 2020, inoltre, il quartiere De Wallen non può più essere meta di tour guidati, mentre continua a essere attiva la chiusura notturna di alcune strade per consentire le operazioni di pulizia. Nonostante queste misure la situazione non è migliorata, perciò, come riporta il The Guardian, il Comune sta valutando l’idea di ripensare e trasferire il quartiere a luci rosse nella periferia della città.

La sindaca Femke Halsema e il consiglio comunale avevano concordato un piano per realizzare un unico e grande “centro erotico”, a più piani, con bar, ristoranti, spazi per l’intrattenimento, un centro sanitario e dormitori per i lavoratori e le lavoratrici del sesso. Erano state individuate otto possibili aree dove collocare la struttura, ma i residenti di ciascuna zona si sono opposti. Una delle potenziali aree non era lontana dal quartiere finanziario di Amsterdam, e si trovava in prossimità del principale centro espositivo e congressuale del Paese: «Se qualcuno deve organizzare una grande conferenza e può scegliere tra Berlino, Barcellona e Amsterdam, il centro erotico non aiuterà certo ad attrarlo», ha detto Bart Vink, il presidente del rispettivo consiglio distrettuale, respingendo la proposta.

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L’idea di spostarsi fuori dal centro-città non entusiasma nemmeno le stesse persone che lavorano nel quartiere a luci rosse. Secondo il sindacato Red Light United circa il 90% delle 170 lavoratrici del sesso del quartiere vuole continuare a stare in quell’area. «I luoghi proposti si trovano in zone dove non ci sono turisti», zone che secondo una delle rappresentanti del Centro informazioni sulla prostituzione sono «commercialmente morte dopo le ore 18» – per questo si è detta «decisamente contraria al centro nella forma in cui è stato proposto». Una sex worker ha dichiarato a Vice che è positivo «vedere i clienti per strada prima che entrino». «Scelgo io stessa» ha detto. Inoltre, nel quartiere De Wallen le sex worker tendono a essere molto legate fra loro, prendendosi cura l’una dell’altra: «Ci conosciamo, condividiamo informazioni con tutto il vicinato. Temo che un tale sistema sociale verrebbe sradicato se collocato in un nuovo ambiente».

Nelle convinzioni dell’amministrazione locale, il centro erotico offrirebbe maggiore sicurezza a chi lavora nel sesso, ma secondo gli stessi interessati questa è una convizione che «si basa sull’opinione di qualcuno che chiaramente non lavora come prostituta». Molte sex worker dicono di preferire il quartiere De Wallen ad altri luoghi, proprio perché è più affollato: «Alcune di noi scelgono di lavorare in aree più tranquille. Ma non spetta al comune prendere questa decisioni al posto delle lavoratrici del sesso».

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Anche i sindacati e i collettivi che rappresentano i lavoratori e le lavoratrici del settore, che accusano l’amministrazione locale di non averli coinvolti nel ripensamento del quartiere a luci rosse, temono che il trasferimento di chi lavora qui potrebbe sfociare in un problema di sicurezza. A tal proposito un’altra sex worker intervistata da Vice ha detto che poter tornare a essere “invisibile” quando si finisce di lavorare in vetrina è una garanzia per la sua sicurezza: «Sparisci tra le altre persone, per la strada. È un ambiente piacevole e sicuro». In periferia questo non potrebbe accadere e dunque il rischio di essere disturbati sarebbe maggiore. Un centro erotico non solo provocherebbe problemi tecnici nel breve periodo, ma anche sul lungo termine, soprattutto in termini di concezione del sex working.

Coloro che scelgono di lavorare nelle vetrine del quartiere De Wallen tornerebbero ad essere nascoste, e le persone non avrebbero più la possibilità di concepire tutto questo come una professione vera e propria. E la principale conseguenza è che verrebbe rispettata ancora meno. Nonostante i punti a sfavore, la sindaca Femke Halsema si dice ottimista nel trovare una soluzione, e l’amministrazione avrebbe individuato altre tre possibili aree per il collocamento del centro erotico – la cui costruzione impiegherebbe dieci anni. L’obiettivo dichiarato del Comune è quello di aumentare la qualità della vita nel cuore di Amsterdam, ridurre l’influenza della criminalità organizzata nel lavoro sessuale e migliorare i diritti di chi lavora nel settore del sesso, ma la strada per convincere residenti e sex worker sembra essere ancora lunga e difficile.