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Far riflettere i lettori è il manifesto impresso nero su bianco di Uniqlo

LifeWear è il magazine cartaceo che racconta la missione del brand

Far riflettere i lettori è il manifesto impresso nero su bianco di Uniqlo LifeWear è il magazine cartaceo che racconta la missione del brand

LifeWear, il magazine cartaceo di Uniqlo, è arrivato al suo settimo issue sotto la direzione editoriale di Takahiro Kinoshita. Trattando la carta come un’estensione del brand giapponese in un numero che affronta il tema dei classici dell'abbigliamento, Kinoshita ha impresso nero su bianco un viaggio che parte dal Giappone, attraversa la Francia e arriva fino in Inghilterra.  «Le pubblicità possono fare appello solo a un aspetto di un brand, ma credo che una rivista abbia il potenziale per creare un legame molto più profondo con i lettori attraverso un processo che va ad antologizzare pensieri e immagini. Ritengo che questo sia il motivo per cui ci sono ancora molti marchi che non hanno rinunciato alle riviste come mezzo di comunicazione» ci ha raccontato Kinoshita.  

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La scelta di dare adito alla carta risponde a un’esigenza precisa, quella di lasciare un segno in grado di opporsi in maniera più concreta alla prepotenza del tempo. «Forse  faccio parte della vecchia scuola, di quella che è cresciuta con le riviste, ma credo che la cosa migliore delle riviste cartacee sia il senso di sicurezza derivante dal fatto di esistere come oggetti fisici. Certo, ci sono molte cose belle anche nei media digitali ma, per usare un'analogia, non importa quante foto del vostro cane salvate sul vostro telefono, c'è sempre il timore che un giorno tutto possa sparire a vostra insaputa. È molto più difficile, invece, perdere una stampa fotografica del vostro cane conservata nel taccuino»  ci ha detto Kinoshita. Una prospettiva che, per quanto possa risultare radicale, non esclude una migrazione sul digitale: «la rivista LifeWear ha anche una versione digitale. Facciamo del nostro meglio per includere articoli e video digitali in ogni numero, e potete anche leggere gli articoli di Haruki Murakami del passato. Abbiamo in programma di migliorare anche questa versione digitale in futuro». Carta e digitale, in effetti, più che essere nemici giurati sul campo del racconto, dovrebbero lavorare in sinergia sul comunicare la narrazione di un brand. «Non vendiamo solo vestiti. Il nostro obiettivo è arricchire la vita di tutti attraverso l'abbigliamento e creare una società più confortevole e vivibile. Ciò significa, naturalmente, che dobbiamo riflettere su cosa ci sia alla base di  una vita arricchita. Nella rivista LifeWear ci sono molti articoli che non sono direttamente collegati ai nostri prodotti, ma pensiamo che sia importante capire veramente la prospettiva dei clienti e condividere informazioni che siano rilevanti per il modo in cui vivono la loro vita. Un buon articolo per la nostra rivista è quello che fa riflettere i lettori o che può arrivare a avere un’influenza sul loro comportamento dopo la lettura. È questo l'importante».

La cultura dell’editoria cartacea, in effetti, risponde all’esigenza di fornire prospettive che esulino dal l'istantaneità dei media digitali per accogliere riflessioni in grado di stimolare interessi fuori dall’ordinario. «È in questo che la stampa si differenzia notevolmente dai siti web di notizie digitali. Inoltre, quando leggo riviste e quotidiani, spesso mi ritrovo incuriosito da articoli che prima pensavo non fossero di alcun interesse. Non intendo rifiutare del tutto i media digitali. Ci sono molti vantaggi nei media digitali, come il fatto che le cose possono raggiungere molte persone allo stesso tempo». Al di là dell’evidente diversità che il medium può  rappresentare e la ricchezza che può scaturire dalla saggezza impressa sulla carta, «credo che le riviste debbano continuare a funzionare e a brillare come mezzo di comunicazione eccezionale».  Questo connubio tra vecchio e nuovo - carta e digitale - ha trovato nell’esplorazione del guardaroba classico un pretesto vestimentario per riflettere sul senso dell’abbigliamento contemporaneo. «Faccio la rivista per i lettori, quindi non desidero che abbia un impatto sull'editoria o sulla moda. Sarei invece più che soddisfatto se qualcuno, visitando uno dei negozi UNIQLO nel mondo, trovasse una copia della rivista, leggesse uno dei suoi articoli e provasse qualcosa di positivo. Se poi trova soddisfacente un'intervista sulla rivista LifeWear, personalmente ritengo che sia meglio di qualsiasi campagna pubblicitaria appariscente» ha concluso Kinoshita.

@valentinabate E per voi cosa significa essere “alla moda”? Il magazine LifeWear si può trovare negli store Uniqlo ed è totalmente gratuito :) @uniqloeurope #UNIQLO #LifeWear #lifewearmagazine @nssmagazine #Ad Hip Hop with impressive piano sound(793766) - Dusty Sky

Per riflettere ulteriormente sui legami esistenti fra i diversi media e sulle opportunità connesse al brand journalism, abbiamo chiesto a quattro content creator di realizzare dei contenuti finalizzati all'approfondimento del nuovo issue di LifeWear. I talent coinvolti sono stati: Letizia Schätzinger, Valentina Abate, Noemi Tarantini e Gioele.