
Qual è l’origine delle ringer tee? Dagli anni ’70 all’Indie Sleaze
La ringer tee è un capo di abbigliamento strano in quanto suggerisce in maniera del tutto diretta un certo mondo e una certa epoca, e cioè l’America degli anni ’60 e ’70, prestandosi sì ad accogliere nuovi loghi o scritte ma resistendo immediatamente a ogni tentativo di modernizzazione. Per intenderci, una ringer tee è una maglietta il cui colore del colletto e dell’orlo delle maniche contrasta con quello dell’effettiva maglietta. Una variazione molto popolare è invece la raglan tee o baseball tee dove il colore colletto e maniche sono a contrasto, mentre rimane nel medesimo reame della ringer tee la canottiera con orli a contrasto. La forte specificità della ringer tee la rende da un lato un classico molto popolare, presente in quasi tutte le collezioni di brand high street che vanno dalla grande distribuzione di Zara, Gap o Bershka ai nuovi classici dello streetwear di area spagnola che sta diffondendosi negli ultimi anni come Scuffers, Nude Project o TwoJeys; dall’altro un capo che torna di tanto in tanto nella moda di lusso (gli esempi migliori sarebbero le t-shirt di Celine, di Valentino o di Courregés) specialmente quando contiene riferimenti agli anni ’70. Ma da dove viene la ringer tee?
Le origini della ringer tee
La storia della ringer tee affonda le radici in un'epoca di fermento culturale e sociale che ha fatto di questa un capo d'abbigliamento capace di catturare lo spirito dei tempi, evolvendosi attraverso decenni di cambiamenti. Nella storia della t-shirt si intrecciano ribellione, nostalgia e identità americana, passate negli anni attraverso movimenti giovanili, musica rock e rivoluzioni stilistiche. Le sue origini risalgono agli anni '50 e '60, quando nacque come parte dell’abbigliamento sportivo dei college americani, destinato a squadre atletiche, campi estivi e gare locali, dove le bande colorate, simili a cerchi che avvolgono i bordi, servivano da un lato a garantire più resistenza e, dall’altro, a sintetizzare i colori di certe squadre o di certi college in base all’accostamento di due colori un po’ come accade ancora oggi con le squadre di calcio o di basket. In quel periodo, la ringer tee era essenzialmente un'evoluzione della t-shirt basica, ma proprio l’originaria destinazione di uniforme sportiva fece sì che il modello si impreziosisse di decorazioni uscire dai campi sportivi, diventando un pilastro per la gioventù e i rock-n-roller, quando le controculture giovanili iniziarono a razziare i negozi di surplus militare. Nello stesso decennio nacquero sperimentazioni come le tecniche come la tintura tie-dye e la serigrafia che ne fecero un classico dell’abbigliamento giovanile.
Il vero boom arrivò negli anni '70, quando la ringer tee divenne un autentico simbolo dei tempi, dalla diffusione enorme. Fu in questo periodo (ricordiamo che la rivoluzione degli anni ’60 iniziò alla fine di quel decennio) che la ringer tee iniziò ad arricchirsi di stampe e slogan diventando un capo-simbolo delle manifestazioni politiche. Celebrità come John Lennon, oltre che virtualmente ogni atleta dell’epoca, furono tra le prime a abbracciare il trend, contribuendo a diffonderlo attraverso la loro visibilità mediatica. E oggi film o serie cult come Dazed and Confused ma anche Stranger Things (pensate alla t-shirt dell’Hellfire Club), ambientati in quell'epoca ma prodotti nei decenni successivi, hanno eternato la ringer tee, ritraendola come simbolo di estati spensierate e spirito anticonformista e rafforzando il suo legame con la cultura pop americana. Negli anni '80, la ringer tee mantenne la sua presenza nel mondo dello sportswear e continuò a essere un capo essenziale per corridori e appassionati di fitness, ma il suo appeal si estese oltre, diventando un'icona dell’abbigliamento casual. E dopo un temporaneo declino negli anni '90, dove sopravvisse in nicchie come la scena skater e indie rock, ritornò solo nei primi anni 2000 con il boom dell’indie sleaze e grazie a brand come Urban Outfitters e American Apparel.
Cosa rappresenta oggi la ringer tee?
Risulta curioso che la ringer tee paia tornare di moda ogni volta che la storia si fa turbolenta. Alexander McQueen ne indossò unaper chiudere la sua sfilata SS01, Voss, mentre celebrità dell'epoca come Paris Hilton o Britney Spears ne indossavano modelli con frasi ironiche o mordaci. Parlandone con Vogue l’anno scorso, Emma McClendon, assistente professore di studi sulla moda alla St. John’s University, disse che la ringer tee rappresentava nostalgia e un tentativo di riconnettersi all'originaria identità americana, spiegando che il suo ritorno in tempi difficili, come gli anni 2000 segnati dalle incertezze post-11 settembre, non era casuale. Secondo lei, quasi ogni trend ciclico può essere legato al contesto politico, sociale ed economico, e la ringer tee spesso riemerge accanto al normcore durante periodi di incertezza, offrendo un senso di familiarità in mezzo al caos. Un appunto importante data la sua popolarità in un periodo turbolento come quello attuale, che sta vedendo anche il risorgere di elementi centrali nell’identità USA come la musica western o lo stile prep. È comunque curioso che la moda più classicamente commerciale, che di questi tempi è in cerca di elevazione più che di ribellione, l’abbia parzialmente lasciata indietro tranne nei casi, come quelli di brand come Dsquared2, Wales Bonner o Miu Miu, in cui voleva citare un tipo di estetica più dichiaratamente retrò. Anche se forse non ci sono dubbi sull'equazione di McClendon: la vista di una ringer tee ci riporta tutti in tempi migliori - e quelli che stiamo vivendo sono decisamente bui.








































































