FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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Maria Grazia Chiuri sarà la prossima direttrice creativa di Fendi? Le domande sul futuro della designer si accumulano

C'erano dei misteri che circondavano l’addio di Maria Grazia Chiuri alla direzione creativa di Dior - dato come cosa certa da tutti i maggiori articoli che hanno coperto il suo ultimo show a Roma, parlando apertamente della sua ambiguità fondamentale: è un addio o no? Non lo sapeva nessuno - fino a oggi, quando la designer e la Maison hanno dato una conferma che chiude mesi di speculazioni. Nel corso del suo quasi-decennio dentro la Maison di Haute Couture per eccellenza della moda francese, Chiuri ha saputo fare esplodere le vendite ma si è anche attirata qualche critica per il proprio approccio percepito come molto commerciale. Ad Aprile, è stato annunciato l’avvento di Jonathan Anderson alla direzione creativa di Dior Homme – ma senza che fosse annunciata l’uscita di Chiuri quando si presupponeva che Anderson avrebbe preso le redini di tutte le linee del brand. Tutti supponevano si trattasse di una questione di tempo: dare il tempo alla designer di organizzare un ultimo show (secondo i più, quello tenutosi questa settimana a Roma) per poi annunciare il suo addio, come poi è stato. La riapertura, dopo cinque anni, del Teatro della Cometa a Roma aveva fatto pensare a molti che Chiuri si sarebbe dedicata alla cultura per qualche tempo – ma le voci (e specialmente il giornalista Louis Pisano, basato a Parigi) parlano sia di una disputa legale tra Chiuri e LVMH che di un probabile ingresso di Chiuri in Fendi, data la presenza di diverse personalità legate al brand romano al più recente show di Dior in Italia. Ma cosa sarà vero?

Secondo diversi bookmaker, specialmente BoringNotCom, che negli ultimi mesi è stato parecchio accurato, Chiuri potrebbe essere in effetti la prossima candidata ideale per sostituire o affiancare Silvia Venturini Fendi: continuerebbe la lunghissima tradizione femminile del brand, conosce già i meccanismi dell’Haute Couture, i suoi passati risultati commerciali sembrano ottimi per rivitalizzare un brand passato forse in secondo piano negli ultimi tempi ma che ha celebrato quest’anno il proprio centenario. Di più: il primo significativo contributo dato da Chiuri alla moda fu, nel 1997, proprio da Fendi dato che la designer lavorava insieme a Silvia Venturini Fendi alla creazione della Baguette – una delle borse più vendute e celebri della storia. Pochi anni dopo lei e Pierpaolo Piccioli sarebbero andati a lavorare da Valentino avviando un percorso in continua ascesa che ha condotto entrambi alle vertiginose altezze di carriera dove sono arrivati. Da un punto di vista commerciale la mossa avrebbe molto senso: al di là della relativa freddezza della stampa, Chiuri è una potenza nel suo campo, il suo arrivo sembra (specialmente in tempi brutti come questi) capace di risollevare le sorti di interi brand e considerato il raffreddamento del lusso, non ha molto senso impoverire il proprio arsenale di una potentissima nave da guerra, ci si passi il termine, come Chiuri. Tanto che, ne Il Foglio, delle fonti interne dicono che anche Francesca Bellettini, la potentissima direttrice dei brand di moda di Kering, l’avrebbe incontrata. Secondo lo stesso report, fra l’altro, «l’ufficio parigino di Chiuri risulta vuoto: le sue assistenti, dice una fonte interna al Foglio, hanno terminato di impacchettare le centinaia di libri e le suppellettili accumulate dal 2016 della nomina a oggi, e le hanno rispedite a Roma». La stessa Fabiana Giacomotti, autrice dell’articolo, confessa comunque che la situazione è così fumosa che prevederne l’esito è molto complesso.

Tutto questo senza dimenticare che il brand è anche in attesa di un nuovo CEO: Pierre-Emmanuel Angeloglou, nominato l'anno scorso, è passato a Dior lo scorso marzo come vice-CEO e il prossimo direttore operativo di Fendi deve essere nominato. Inutile sottolineare come nuovo CEO e nuovo direttore creativo spesso vadano in tandem e anche che, come segnalato a febbraio da @fashioncricket, «Rachele Regini, figlia di Chiuri e sua consulente artistica da Dior per quattro anni, sarebbe stata licenziata. Questo episodio rafforza l’ipotesi di una rottura non solo professionale ma anche familiare con LVMH» e che e che «il rapporto con il gruppo potrebbe essersi deteriorato, anche per la mancanza di un nuovo ruolo creativo proposto a Chiuri, nonostante il suo contributo storico». In effetti, Chiuri ha coinvolto la propria figlia anche nel progetto del Teatro della Cometa, come guida del comitato scientifico del teatro, e la collaborazione tra madre e figlia potrebbe avere senso se, in un eventuale negoziato, Chiuri fosse riuscita a ottenere non solo una nuova posizione per sè ma anche per la figlia.

A ciò si aggiungono le voci dei presunti problemi legali tra Chiuri e LVMH – e su questi, come su certi segreti di stato, il mistero non si solleverà mai. L’ipotesi più probabile, a cui hanno accennato diverse fonti e che rimane comunque un’ipotesi, riguarderebbe comunque un problema legato a una qualche clausola di esclusività che la frettolosa (e per alcuni solo parziale) nomina di Jonathan Anderson da Dior avrebbe infranto. Probabilmente, se questa ipotesi fosse corretta, i negoziati sul futuro di Chiuri si sarebbero dilungati, rischiando di ampliare il vuoto creativo successivo all'addio di Kim Jones e rendendo necessario confermare subito Anderson almeno solo per la linea maschile senza accennare nulla su quella femminile per evitare di dover organizzare uno show primaverile a Parigi privo di designer. Il suo addio, annunciato oggi, sembra aver posto fine alla questione. Ma dato che questo addio ha ormai segnalato una risoluzione in un modo o nell'altro, una nomina da Fendi potrebbe essere un win-win per tutti: per Chiuri, che potrebbe tornare a risiedere nella propria città seguendo anche le attività del Teatro della Cometa e continuando a lavorare da LVMH; per LVMH, che in un solo colpo potrebbe tenere a casa propria il talento, consegnare l’intero Dior a Jonathan Anderson e rivitalizzare un brand-chiave; e in ultimo per Fendi stesso, che in questo periodo di generale rimescolamento di gerarchie e di rilevanza dei brand storici potrebbe trovare un rinnovato slancio con una creatività più incisiva di quella finora proposta da Kim Jones per il womanswear.