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Da Anversa a Milano, lo stile essenziale di Damir Doma

Come una carriera iniziata al fianco di Raf Simons e Ann Demeulemeester ha portato il designer verso un futuro più responsabile

Da Anversa a Milano, lo stile essenziale di Damir Doma Come una carriera iniziata al fianco di Raf Simons e Ann Demeulemeester ha portato il designer verso un futuro più responsabile
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L’estetica di Anversa, canonicamente ricondotta ai celebri “sei,” ma anche a designer quali Raf Simons e Haider Ackermann, ha avuto un enorme impatto sulla moda contemporanea e su moltissimi creativi di nuova generazione. Tra questi il croato Damir Doma è sicuramente un valido esempio di metabolizzazione e reinvenzione di questa corrente stilistica. Doma si forma prima sul campo, lavorando nell’atelier di sua madre in Germania, e poi studiando alla ESMOD di Berlino. A questo punto si sposta ad Anversa e inizia a lavorare per Ann Demeulemeester, una degli “Antwerp Six” appunto, e poi per Raf Simons entrando pienamente in quell’universo estetico che ne plasmerà fortemente lo stile. È il 2006 quando lancia il suo brand omonimo, debuttando nel 2007 con la prima collezione di menswear a Parigi. Qualche anno più tardi, nel 2015, Doma si sposta a Milano per avvicinarsi il più possibile ai fornitori e produttori italiani; ma questo momento segna anche un equiparazione tra la sua linea maschile e quella femminile che cominceranno a condividere, in modo sempre più evidente, i codici estetici. 

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I mondi di Simons e Demeulemeester hanno profondamente influenzato Doma che propone, quindi, collezioni che giocano su elementi monocromatici spaziando tra neri, bianchi e rossi su silhouette asciutte e stratificate, spesso asimmetriche, rievocando appunto lo stile della designer belga, ma anche volumi oversize e avvolgenti in stile uniforme che derivano da Simons. Ovviamente il tutto viene tradotto in uno stile personale che lo contraddistingue e lo rende molto apprezzato da un consistente stuolo di fan, tale da consentirgli di occupare store quali Dover Street Market, L’Eclaireur, Joyce, e Le Bon Marché, oltre che aprire la sua boutique monomarca a Parigi. A tutto questo si uniscono anche reinterpretazioni di richiami culturali e tradizionali dell’Europa Balcanica, sua terra d’origine, che vengono spesso integrati nelle sue creazioni, senza eccedere mai nel folkloristico, come omaggi appena accennati.

Nel 2017 Damir Doma collabora con il brand italiano di sportswear Lotto per una capsule collection introdotta in occasione della sfilata SS18 con l’obiettivo, piuttosto tipico per queste operazioni, di ampliare il suo pubblico e, al tempo stesso, la gamma dei suoi prodotti ready-to-wear per includere anche proposte più esplicitamente ispirate al mondo dello sport. Nonostante il successo del designer e l’approvazione del pubblico la stagione SS19 dedicata all’uomo è stata l’ultima presentata dal creativo nei tempi più recenti, quelli del Covid, creando uno iato interrotto solo dal lancio del suo nuovo progetto nel 2021, chiamato Diomene. «“Dio mene” nella mia lingua madre significa parte di me e come marchio non rappresenta la fine del brand Damir Doma, ma una sorta di rinascita», ha detto il designer in occasione della presentazione della prima collezione. Una rinascita che segue, quindi, la presa di coscienza di un necessario cambiamento nel mondo della moda che ha bisogno di nuovi ritmi e maggiori responsabilità. E infatti Doma prevede lanci molto più lenti, non più succubi della frenesia stagionale e basati su capi evergreen, realizzati in modo più etico. Se il profilo Instagram del brand Damir Doma è diventato ora una sorta di moodboard, quello del nuovo Diomene è invece la perfetta vetrina per un ritorno alla purezza e all’essenziale che si spera possa replicare i successi degli anni passati per un designer capace di cogliere le esigenze della società contemporanea.