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Formafantasma, quando lo stile è attitude

Intervista al duo di designer protagonisti di Prada Frames, uno degli eventi artistico-sostenibili di Fuorisalone

Formafantasma, quando lo stile è attitude Intervista al duo di designer protagonisti di Prada Frames, uno degli eventi artistico-sostenibili di Fuorisalone
Fotografo
Ivo Sekulovski

Dal 17 al 19 aprile Prada metterà in scena la seconda edizione del simposio Prada Frames presso il Teatro dei filodrammatici, un edificio ri-disegnato da Luigi Caccia Dominioni nel 1964 che ospiterà numerosi artisti, antropologi, scienziati e filosofi in tre giornate di talk espansive e multidisciplinari. In occasione di Fuorisalone, il tema della conferenza “Materials in Flux” analizzerà il trattamento olistico dello scarto attraverso sei sezioni di incontro sviluppate attorno gli studi dell’antropologo britannico Tim Ingold, sostenitore di quanto la materia sia un’entità viva, interconnessa e in perpetuo mutamento. A una settimana dall’inaugurazione abbiamo incontrato Andrea Trimarchi e Simone Farresin, due dei protagonisti principali di Prada Frames, fondatori di Formafantasma, il design studio che, a cavallo tra Milano e Rotterdam, basa la sua ricerca su temi ecologici, storici, politici e sociali attuali. 

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«Quest’anno volevamo una venue più intima, e abbiamo pensato che questa fosse quella giusta, naturalmente in dialogo con Miuccia Prada, che supervisiona attentamente il progetto,» hanno spiegato, anticipando la loro partecipazione al simposio pradiano come un’occasione unica per osservare da vicino "l’unwanted," l’identitaria materia di studio alla radice del loro progetto. «Non c’è un materiale che sia migliore di un altro, e lo diciamo in modo provocatorio, visto che ci occupiamo anche di ecologia.» In passato il duo ha dato ampia attenzione al lavoro sugli scarti: dai residui alimentari in Craftica per Fendi ai resti di industria elettronica in Ore Streams, passando per Botanica nel 2011, dove i designer hanno interpretato e mutuato nel progetto secrezioni di piante ed escrementi di insetti verso una nuova estetica post industriale. «I progettisti non dovrebbero mai limitarsi alle cose che amano,» hanno sottolineato con orgoglio; spesso sono proprio le cose apparentemente ostili ad attrarre di più, fornendo elementi di rimessa in discussione e scoprendo un amore per materiali insoliti durante il processo stesso di creazione.  «Forse questa è una cosa che ci accomuna con la Signora Prada.» La natura ambigua e multiforme di Formafantasma rappresenta un affascinante input dal quale oggi più di ieri il designer non può prescindere. Che cos’è lo scarto se non l’inesorabile imprevisto di questo secolo?

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La pratica del loro design studio, che fugge da una immagine predefinita e tanto più definibile di stile, permea l’imprevisto e lo sviluppa in un vocabolario di moltitudini sempre aperto a neologismi. Un linguaggio in perenne espansione, contrario al flusso di una koinè progettuale in cui il risultato è sempre e comunque un solido blocco di partenza, Trimarchi e Farresin dimostrano costante impegno nell’essere contestuali, nel reagire alla realtà, non solo nell’hic et nunc geograficamente inteso, ma più precisamente nel momento storico in cui stiamo vivendo. Nell’azione, il loro cardine è il dialogo, non il disegno, per accendere una continua conversazione d’indagine sulle cose, un vero moto d’inchiesta che mappa la nostra dimensione e porta un’idea a diventare un prototipo. Eludendo il form-like, creano tangibili evoluzioni di una diatriba le cui basi sono note, ma le cui possibili conclusioni maturano solo dopo un paradigmatico labor limae dialettico.

Lo stile di Formafantasma è un’attitudine ad andare oltre le barriere della semplificazione, già in sé sinonimo di circoscrivibile e ghettizzante. Trimarchi e Farresin si muovono in mille direzioni oltre i limes di concetti relativi come l’eleganza, evadono dal sistema di codici dichiarati, e si predispongono al quesito ritrovando chiarezza nel vario, nella moltitudine e nello scandire del loro procedere. «Il design è l’attitudine umana di apportare cambiamenti all’environment dove vivi, dove esisti, per renderlo più vicino alle tue necessità.» Se per la critica di design britannica Alice Rawsthorn il design può essere inteso come un’attitudine, e se le memorie di Germano Lucio Celant e prima ancora dello storico Szeemann ci ricordano che ci sono momenti in cui le attitudini diventano forma, Formafantasma nella complessa contemporaneità evidenzia quanto non ci sia limite alle flessioni del progetto, all’utilizzo della materia e agli output creativi.

Credits
Photographer @ivosekulovsk
Assistant @alice_beltrami_