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Che fine hanno fatto i chiodi di pelle?

Nell'anno del biking e di Motomami, l'icona del motociclismo pare stare per svanire dalle passerelle

Che fine hanno fatto i chiodi di pelle? Nell'anno del biking e di Motomami, l'icona del motociclismo pare stare per svanire dalle passerelle
Undercover FW23
Rhude FW23
Proenza Schouler FW23
Moschino FW23
Juun.J FW23
Junya Watanabe FW23
Helen Anthony FW23
Doublet FW23
Courreges FW23
Celine FW23

Durante il fashion month che si concluderà martedì prossimo insieme alla Paris Fashion Week, abbiamo visto di tutto e di più. C’è stato però un grande assente sulle passerelle: il chiodo di pelle. Apparso finora soltanto nelle collezioni di Celine, Undercover e Rhude, quell’icona dell’abbigliamento ispirata alla Perfecto Jacket creata nel 1928 da Irving Schott e poi divenuta celebre come biker jacket o “chiodo” in italiano, non si è visto praticamente da nessuna parte. A sostituirlo, però, ci sono tutti gli altri tipi di giacca di pelle: la più gettonata è la racing jacket o racer jacket, quella col collo rotondo con bottone indossata da Rosalìa per intenderci; subito dietro c’è il blouson, semplice con zip e collare, insieme alla famiglia delle flight jacket, che include giacche shearling e il classico MA-1 Bomber Jacket. Senza voler discendere troppo nella tassonomia, è curioso notare come, al netto della popolarità dell’estetica motociclistica, spinta quest’anno al massimo da Rosalìa con Motomami e raccontata anche nel nuovo volume di 2 SPEED BIKING di Elodie Marteau e Lou Jacobée pubblicato da nss e in uscita il prossimo 6 marzo, lo svanire della classica biker jacket è indicativa di un’evoluzione più generale che ha fatto uscire l’estetica biker dal reame del denim e della pelle nera e ha invece ampliato l’esplorazione della moda all’intero spettro della subcultura dei moderni motociclisti, che va dal mondo del motocross a quello degli scooter super-accessoriati, da quello romantico delle Harley e del loro merch fino a quello delle moto futuristiche. Nel mezzo di questo universo sfaccettato si trova un’intera mitologia culturale che, intorno alle due ruote, fa orbitare musica, cinema, ricerca archivistica, svariate discipline atletiche, cross-over culturali nel caso delle giacche “sponsorizzate” da brand come Marlboro o Red Bull e anche le sneaker per un certo periodo. Non di meno, il capo che ha dato l’inizio a tutto questo pare scomparso. Che fine ha fatto il chiodo di pelle?

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Celine FW23
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Undercover FW23
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Courreges FW23
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Doublet FW23
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Helen Anthony FW23
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Junya Watanabe FW23
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Juun.J FW23
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Moschino FW23
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Proenza Schouler FW23
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Rhude FW23

Partiamo dal presupposto che il chiodo non è del tutto scomparso dalle passerelle. Oltre ai casi eccellenti di Celine, Rhude e Undercover, che l’hanno interpretato con relativa fedeltà e aderenza all’originale, si sono viste molte variazioni sul tema: quelle ibride di Courrèges e Junya Watanabe, che ne hanno fatto rispettivamente una mantella e una giacca formale; la versione incrostata di gemme di Moschino, quelle monumentali  di Juun J e Doublet viste a Parigi a fine gennaio, quella oversize del brand inglese Helen Anthony e ovviamente quella con pelliccia di Proenza Schouler. Sia come sia, anche queste apparizioni da sole testimoniano come la popolarità della classica biker jacket sia andata scemando – cosa strana considerato che quella dell’estetica motociclistica è invece aumentata.

Provando ad analizzare i fattori che hanno portato a questa perdita di popolarità, si possono fare alcune ipotesi. La principale è che la racing jacket è più facilmente reinterpretabile rispetto al classico chiodo. Universalmente riconosciuto come il modello di giacca in pelle più minimale, la racing jacket esiste in realtà anche sotto forma di giacca da motocross ricoperta da loghi e colori di sponsor derivati dal mondo del MotoGP o MXGP. Si potrebbe aggiungere anche il fatto che se il classico chiodo è legato a un immaginario vintage anni ’50 o al massimo anni ’80, la racing jacket rientra nell’ambito anni ’90 e primi 2000 frequentato dalla moda di oggi – con l’unica eccezione di un certo capo d’archivio virale visto di recente indosso a Nigo, un modello anni ’60 di giacca da motocicletta militare dell’esercito svedese che però ha una costruzione più leggera in tela, una tasca sul doppio petto come  un anorak e un tipo di abbottonatura che va vicino all’archetipo del Perfecto ma se ne distanzia poi vistosamente.

Ultima e più audace ipotesi sulla progressiva sparizione del chiodo di pelle è quella che riguarda il fast fashion. Se infatti la biker jacket rimane per lo più assente dalle passerelle, è molto comune vederla per strada ma quasi mai nella sua autentica versione in pelle, solo in quella più accessibile di finta pelle venduta dai principali marchi di fast fashion. Complice il boom del fast fashion nel post-2010 e la diffusione dell’estetica hipster/indie, il chiodo di pelle è diventato una presenza fissa nei cataloghi di H&M, di Zara, di Bershka e di un gran numero di altri marchi di fast fashion che hanno approfittato del suo design senza tempo e dei suoi prezzi elevati per proporne versioni a buon mercato completamente prive di quella struttura rigida e di quella texture che invece possiedono i modelli “veri”. Il che è illogico dato che la funzione del chiodo risiede proprio nella sua capacità di proteggere da vento e freddo grazie alla sua costruzione in pelle, spesso anche abbastanza rigida.

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Così involgarito, il chiodo è diventato sempre più diffuso ma anche sempre più insignificante, con una notevole diluizione della sua importanza e una perdita quasi totale del suo senso storico. Potremmo anche aggiungere che la stessa iconicità del chiodo, il cui design è rimasto sostanzialmente invariato per quasi un secolo, poco si presta a reinvenzioni e innovazioni – cambiarne la struttura significherebbe renderlo irriconoscibile e, in sostanza, farne un altro tipo di giacca. Nella storia della moda contemporanea, forse, la reinterpretazione più autentica del modello originale è stata quella di Our Legacy che nel biennio del lockdown l’ha inserito nel suo immaginario che potremmo definire Swedish Grunge con grande coerenza e estraendolo da quel vibe haute rock in cui Hedi Slimane e il suo Saint Laurent lo avevano ricontestualizzato. 

Ultimo appunto da fare è quello relativo al mondo dell’archivio. I principali rivenditori, tra cui Silver League, Middleman Store possiedono qualche classico chiodo, il primo ne ha uno di Raf Simons, il secondo uno ricoperto di pelliccia di Dolce & Gabbana. Il resto dei loro cataloghi include numerose racing jacket specialmente di Yohji Yamamoto, del Gucci di Tom Ford, di Helmut Lang, di Dolce & Gabbana, di Gaultier e di Maison Margiela. Su Vertical Rags se ne trova uno in cotone di Dries Van Noten, insieme a svariate racing jacket di Prada, Rick Owens, Comme des Garçons e Dior. Anche su Vinted le classiche biker jacket, presenti nelle versioni di numerosi brand inclusi Gucci e Alexander McQueen, sono presenti in proporzione maggiore - evidenziando anche come la categoria delle biker jacket costi in media molto di più delle altre anche se a parità di design non c’è enorme differenza tra la versione designer e quella vintage di altri brand con l’ovvia eccezione dei modelli in ecopelle prodotti da brand di fast fashion che invece costano anche pochi euro. A questo punto potremmo ipotizzare che la biker jacket sia un pezzo su cui investire ma che forse sia poco popolare con gli amanti dell’archivio dato che le varie versioni firmate dai brand più disparati non sono troppo diverse da quelle vintage o dagli originali di Schott o Harley-Davidson. Il chiodo di pelle uscirà presto da questo limbo? Probabilmente, dopo tutto non può sparire, ma non si può certo dire che il vento dei trend soffi in suo favore. Per anni, in fin dei conti, il chiodo è stata la giacca di pelle per eccellenza e dunque proprio ora che le giacche di pelle stanno vivendo una nuova (ennesima) rinascita, grazie a brand come Miu Miu o pagine come @uniformdisplay, tutti i modelli sono tornati popolari tranne il chiodo. Potremmo anche ipotizzare che la popolarità delle racing jacket vada di pari passo con il successo delle supersportive o le streetfighter, così come quella dei chiodi risenta del calo di popolarità dei classici chopper. Ma qui rimaniamo sempre nel regno delle ipotesi.