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Il meglio della Milan Fashion Week FW23

E quel divario sempre più ampio tra moda creativa e moda vendibile

Il meglio della Milan Fashion Week FW23 E quel divario sempre più ampio tra moda creativa e moda vendibile

Se c’è una cosa che questa Milan Fashion Week ci ha insegnato, è che la frattura tra moda creativa e moda pragmatica è sempre più insanabile. In un contrasto spiccato tra l’opulento minimalismo delle maison di lusso e lo spettacolarismo dei brand emergenti, si notano due filosofie ben distinte: c’è chi cerca l'acquirente omologandosi al compratore piuttosto che alla propria identità estetica, c’è chi cerca i riflettori per distinguersi da una marasma di marchi neonati e dimostrare di avere, più di altri, il diritto di esistere. Ecco tre macro temi che hanno guidata la Settimana della Moda appena conclusa.

Il minimalismo continua: Prada, Ferragamo, Bottega Veneta

La tendenza verso il minimalismo che aveva invaso le scorse passerelle si riconferma per la FW23 nei mille volti del grigio antracite di Fendi, nelle uniformi del duo Prada Simons, passando per il fascino Hollywoodiano di Ferragamo, gli 81 look di Bottega Veneta, le moto jacket di Jil Sander. Per Prada il focus di questa stagione è stato quello di esaminare le uniformi e, per estensione, di onorare le azioni umili e premurose delle persone che le indossano, in un tripudio di bianco, un richiamo ai camici delle infermiere e alle decorazioni degli abiti da sposa, con un tocco di sensualità in un mare di gonne pudiche tramite blazer a pelle e sporadici topless. Per la Ferragamo mainline, Maximilian Davis ha cercato di portare avanti la sua missione di rendere il legame storico della maison fiorentina con Hollywood sempre più attuale, tornando ad uno dei periodi di massima fioritura del brand, gli anni Cinquanta, quando tra i clienti spiccavano Audrey Hepburn e Marylin Monroe. Concentrandosi su elementi caratteristici dell’epoca (gonne ampie, vita stretta e scollature a cuore), Davis ha attualizzato i classici sartoriali della maison con tessuti contemporanei, dettagli sportivi, look off-duty, bag oversize, e quei tocchi rosso vivo ormai parte integrante del DNA estetico del brand. Per Blazy, giunto ormai alla sua terza sfilata alla direzione creativa di Bottega Veneta, l’ispirazione è stata l’Italia e la sua celebrazione, tra statue di Boccioni e i bronzi romani. I look, tutti diversi eppure tutti riconducibili alla visione effortlessly chic del designer parigino, spaziavano da jumpsuit in maglia a trench pitonati sino a delicati abiti in seta con ricami floreali.

Celebrity effect: Gucci e Dolce & Gabbana 

A muovere l’hype sui canali social dei brand, sono state, più dei vestiti, le celebrità che li indossavano. Se lo scorso anno Kim Kardashian aveva preso parte alla sfilata di Dolce& Gabbana in veste di co-designer, questa volta è tornata in Italia nei panni di musa e testimonial del brand. Stretta in un abito d’archivio a sirena rivisitato in un due pezzi moderno tempestato di simil rubini (avvistato anche in passerella) e avvolta da croci Chrome Hearts, la founder di Skims ha catalizzato i riflettori del front row mentre osservava sfilare look storici della maison, tra trasparenze estreme, corsetti, un cappotto nero a forma di clessidra in doppia lana che riportava sul polsino l'etichetta 1997-98. Per il duo di stilisti italiani, il futuro della maison è nel suo passato, così come per Gucci, il brand che, dopo l’inaspettato addio di Alessandro Michele, ha rivoluzionato la propria estetica sotto la guida dello storico team di designer (nell’attesa dell'insediamento di Sabato De Sarno) con un sorprendente ritorno alle origini. Una sexiness anni ‘70 fatta di colori terrosi e maxi pellicce, jeans boyfriend, sottovesti di strass, reggiseni loggati e il ritorno della HorseBit bag in versione 2003. I riflettori tuttavia erano tutti per le celebrità: Dakota Johnson, il quartetto dei Maneskin, Florence Welch, Julia Garner, il cantante e attore cinese Xiao Zhan, seduto accanto al CEO Marco Bizzarri. In particolare A$AP Rocky e la sua acconciatura con trecce a ricreare il logo Gucci ha mietuto visualizzazioni senza precedenti, riempiendo la fyp di mezza TikTok Italia.

Fashion Gimmick: Cormio, Diesel, Sunnei 

I Fashion Gimmick sono stati protagonisti grazie a Cormio, che con colori accesi, dettagli divertenti, un’attitude gioiosamente ribelle, ha lanciato un messaggio sulla gender equality nel mondo dello sport e sul diritto di giocare, senza distinzioni di genere o orientamento sessuale. Il Centro Sportivo di Calvairate si è riempita di fiocchi e goleador, di fronte ad una collezione composta da minigonne a pieghe, maglie a righe, top a fascia, maxi gonne in denim, long dress ricoperti di stelle, morbidi pantaloni in maglia, manicotti, scarpe da Futsal di Mizuno, Gems, Diadora e Lotto, rese personali con fiocchi, nastri colorati e spille divertenti. Sunnei ha invece optato per lo stage diving: la sfilata si è aperta con delle “istruzioni per l'uso” e una voce narrante in sottofondo a ricordarci di godere delle imperfezioni. Nelle stagioni passate li avevamo visto i modelli correre, seduti nel pubblico o uscire da una porta girevole, questa volta si sono lanciati sulla folla. La FW23 di Diesel è stata invece un inno al sesso, alla vita notturna, al piacere: al centro della passerella una montagna di 200.000 scatole di preservativi Durex (altri 300.000 saranno distribuiti gratuitamente ad aprile negli store di tutto il mondo). «La positività sessuale è qualcosa di straordinario. A noi di Diesel piace giocare e lo facciamo seriamente. Divertitevi, rispettatevi a vicenda, siate sicuri. Per una vita sana!» ha dichiarato Glenn Martens, il direttore creativo che ha saputo riportare lustro allo storico marchio italiano e che questa stagione ha presentato 72 look tra sexiness, clubbing, Y2K.