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Perché così tanti serial killer hanno gli stessi occhiali?

Non chiamatelo Dahmer-core

Perché così tanti serial killer hanno gli stessi occhiali? Non chiamatelo Dahmer-core
Jeffrey Dahmer
Andrew Cunanan
Anthony Sowell
David Koresh
Dennis Nilsen
Dennis Rader
Dorothea Puente
Edmund Kemper
Francis Heaulme
Gary Ridgway
Harold Shipman
Stanley Tucci in "Amabili Resti" (Peter Jackson, 2009)
Judy Buenoano
Robert Hansen
Rose West
Gli averi di Unabomber
Wayne Williams
Zodiac
Christian Bale in "American Psycho" (Mary Harron, 2000)
Elijah Wood in "Sin City" (Robert Rodriguez, 2005)
Ethan Hawke in "Black Phone" (Scott Derrickson, 2021)
Matt Dillon in "La casa di Jack" (Lars Von Trier, 2018)

Molti se lo sono chiesto negli anni passati, tanto che forum come Reddit o Quora sono pieni di conversazioni a riguardo. E in questi giorni in cui la nuova serie Dahmer con Evan Peters è lo show più guardato di Netflix il quesito è riemerso: davvero i serial killer hanno tutti lo stesso paio di occhiali? Per intenderci, si tratta di modelli vintage, spesso ma non sempre in metallo, di solito ispirati al mondo dell’aviazione ma sempre grandi rispetto al viso di chi li indossa. I due più celebri portatori di occhiali del mondo criminale sono senza alcun dubbio Jeffrey Dahmer e Ted Kaczynski, più noto con il nome di Unabomber, che indossava una hoodie nera e occhiali neri d’aviazione. Eppure analizzando gli annali del crimine la lista aumenta: Ed Kemper, ad esempio, il killer delle studentesse, indossava occhiali metallici tondi; Dennis Nilsen, soprannominato dai media “The British Dahmer” per il suo modus operandi, indossava gli stessi occhiali della sua controparte americana; anche il più prolifico serial killer della nostra epoca, Harold Shipman, detto Dr. Death, con una lista di vittime che supera i duecento nomi, indossava occhiali molto simili; Dennis Rader, l’inafferrabile BTK Killer, era un altro fan degli occhiali d’aviazione, mentre il temibile Green River Killer, Gary Ridgway, che tra anni ’80 e ’90, uccise un numero di donne che oscilla tra i 49 e i 90, preferiva un modello rettangolare in cellulosa che però aveva le stesse proporzioni esagerate. La lista prosegue: Francis “Le Routard” Heaulme, Robert Hansen detto “The Butcher Baker”, il cultista David Koresh, responsabile della strage di Waco; il “Mostro di Atlanta” Wayne Williams; l’assassino di Gianni Versace, Andrew Cunanan, e poi ancora Gerald Stano, lo “Strangolatore di Cleveland” Anthony Sowell, le donne Dorothea Montalvo Puente, Judy Buenoano e Rose West e perfino il celebre Zodiac venne descritto con indosso un paio di occhiali simili. 

Jeffrey Dahmer
Harold Shipman
Andrew Cunanan
Anthony Sowell
David Koresh
Dennis Nilsen
Dennis Rader
Gary Ridgway
Francis Heaulme
Edmund Kemper
Dorothea Puente
Judy Buenoano
Zodiac
Wayne Williams
Gli averi di Unabomber
Rose West
Robert Hansen

Persino i vocabolari online della cultura pop, Urban Dictionary e TV Tropes, possiedono voci che riguardano l’associazione tra occhiali vintage e assassini seriali, notando per altro come il luogo comune si sia auto-rinforzato nel tempo grazie al cinema, alla televisione e ai fumetti: già a metà degli anni ’50 l’assassino di Finestra sul Cortile di Hitchcock indossava un paio di occhiali metallici, anticipando tutti i serial killer che abbiamo elencato sopra; ma la tradizione prosegue con numerosi altri casi come Stanley Tucci in Amabili Resti, Ethan Hawke in Black Phone, Christian Bale in American Psycho, Matt Dillon ne La Casa di Jack ed Elijah Wood in Sin City. La spiegazione del perché questa associazione esista in realtà risiede nella banale statistica: circa quattro miliardi di persone al mondo indossano occhiali, sia per motivi medici che non, e se notiamo maggiormente  quelli dei serial killer è perché la nostra società prova una fascinazione morbosa nei loro confronti. Il periodo in cui i serial killer che abbiamo citato sopra sono stati arrestati rientrano nel trentennio che sta tra 1970 e 2000 definito spesso “l’età dell’oro dell’omicidio seriale” per l’arretratezza delle tecnologia di sorveglianza che consentì a questi killer di uccidere anche per molti anni – era solo questione di numeri che un buon numero di questi indossasse occhiali e dato che il periodo di attività più intenso di molti di loro ha oscillato tra gli anni ’70 e ’80 è chiaro che quegli occhiali fossero tutti modelli che a noi, vent’anni dopo, sembrano vintage ma che all’epoca erano il mainstream, e cioè i classici occhiali da aviatore. Esiste anche una seconda però: nel 2012 il The Washington Post pubblicò un curioso articolo sulla maniera in cui molti detenuti americani tendessero a scambiarsi tra loro occhiali da vista per presentarsi in tribunale e apparire più innocui davanti la giuria. L’articolo aggiunge: 

«L'avvocato difensore di New York Harvey Slovis fa indossare gli occhiali a tutti i suoi clienti: Li definisce parte di una "difesa da nerd". Gli occhiali, ha detto Slovis in un'intervista, fanno apparire le persone meno minacciose». 

Christian Bale in "American Psycho" (Mary Harron, 2000)
Ethan Hawke in "Black Phone" (Scott Derrickson, 2021)
Matt Dillon in "La casa di Jack" (Lars Von Trier, 2018)
Stanley Tucci in "Amabili Resti" (Peter Jackson, 2009)
Elijah Wood in "Sin City" (Robert Rodriguez, 2005)

La tesi, ancorché impossibile da provare, sostiene che fossero proprio questi occhiali a consentire a questi killer di assumere l’aspetto di silenziosi vicini, padri di famiglia, mariti ombrosi, miti vecchine. Alcuni dicono anche che Dorothea Puente, accusata di tre omicidi ma sospettata di nove, utilizzasse gli occhiali insieme alla camicia di chiffon e un’acconciatura cotonata per sembrare un’ottantenne a cinquant’anni e calarsi nella parte della attempata padrona di casa impegnata in opere di carità e beneficienza. La pubblicazione di ottica 2020 Magazine nota invece che negli occhiali da aviatore «gli angoli rivolti in basso trascinano giù il viso e gli occhi, dando l'illusione che chi li indossa sia triste, accigliato o comunque alle prese con una sorta di problema personale interno che inizia a emergere. Il design sottile e filiforme della maggior parte degli occhiali da aviatore contribuisce inoltre ad accentuare le rughe o le linee dell'età sul viso». L’associazione, in ogni caso, non ha impedito agli occhiali dei killer di trasformarsi in feticci per gli appassionati di cronaca nera: gli occhiali di Robert Hansen ad esempio vennero messi in vendita online nel 2008 mentre solo qualche giorno fa il collezionista Taylor James ha messo in vendita online gli occhiali indossati da Jeffrey Dahmer in prigione per 150.000 dollari. C’erano anche altri oggetti tra cui foto di famiglia dei Dahmer, una Bibbia e un altro paio di occhiali già venduto a un collezionista privato per una cifra rimasta segreta. 

Se il passato è un indice del futuro, comunque, il successo della serie Netflix potrebbe portare una nuova visibilità e popolarità per gli occhiali da aviatore (forse per le ragioni sbagliati) magari liberandoli dalla loro correlazione con il tipo umano del “creepy loner”. Nel frattempo chi vuole e se lo può permettere può sempre comprarsi i veri occhiali di Dahmer, con l’augurio magari di non replicarne il destino, oltre che l’outfit.