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Quanto durerà la legacy di Virgil Abloh da Louis Vuitton?

«Passeremo alla fase successiva» ha dichiarato il CEO Michael Burke

Quanto durerà la legacy di Virgil Abloh da Louis Vuitton? «Passeremo alla fase successiva» ha dichiarato il CEO Michael Burke

L’ultima collezione di Louis Vuitton svelata presso la Cour Carré del Louvre, creata dallo Studio Prêt-à-Porter Homme che Abloh aveva scelto e formato, è stata all'insegna del tributo e del ricordo. Dall’omaggio di Kendrick Lamar, coronato di spine firmate Tiffany & Co., alla location che riproduceva il circuito di un treno giocattolo, la legacy di Virgil Abloh non è stata riproposta con tristi ombre di nostalgia, ma in una chiave fresca e gioviale in cui il ricordo del designer di Chicago ha assunto le tinte della "visione incontaminata di un bambino, non ancora viziata dalla programmazione sociale", per usare le sue stesse parole. Aeroplanini di carta atterrati su un abito nero, un cappotto decorato con il contenuto di una cassetta degli attrezzi, il monogram a forma di fiore multicolore: voli pindarici all’interno di codici giustapposti. La collezione ha condensato tutti gli elementi che hanno portato il brand a diventare il marchio di punta di LVMH sotto Abloh, senza tuttavia apportare nulla di nuova all’immaginario del brand, con quella che stata la quarta collezione tributo in soli otto mesi.

Da un lato la collezione è il frutto della volontà di celebrare un creativo che ha rivoluzionato il mondo della moda, socialmente ed esteticamente per sempre, cambiando irrimediabilmente anche la percezione del ruolo stesso di direttore creativo, dall’altro i capi e simboli tipici del lascito di Virgil a questo punto sembrano il modo più semplice e sicuro per vendere, temporeggiando sul gravoso compito di trovare un degno sostituto. Per citare Jordan Anderson, editor-at-large di nss magazine, via instagram: «Nonostante l’impatto di Abloh su LV sia stato indiscutibile e significativo, non era il founder e il suo vero lascito è Off-White™. Il modo migliore per celebrarlo a questo punto è coinvolgere nuovi creativi di colore (come lui stesso aveva fatto in passato nel suo team) con lo scopo di dare un nuovo impulso creativo. [...] Siamo al terzo, quarto omaggio a Virgil e il tutto inizia a sembrare un po’ “opportunistico”».

Un cambiamento che sembra vicino più che mai, dopo la partecipazione del CEO di Louis Vuitton Michael Burke allo show SS23 di Martine Rose a Londra. Un avvenimento insolito che né il brand né Rose hanno deciso di commentare, non confermando dunque i pettegolezzi ma senza nemmeno smentirli, suscitando un fiume di supposizioni tra gli addetti del settore. Lo stesso Burke a novembre aveva affermato che la maison non aveva alcuna fretta di cercare un sostituto, vista anche la mole di idee che aveva lasciato il creativo in eredità al brand, ma dopo lo scorso show sembra che il team sia pronto a ricominciare: Burke ha affermato «passeremo alla fase successiva». Nel mentre non possiamo far altro che sperare che ciò avvenga in fretta, mentre risuona nei nostri pensieri la stessa domanda in loop: cosa avrebbe fatto Virgil?