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Le nuove accuse di molestie ai vertici di Victoria's Secret

Un'indagine del New York Times racconta i comportamenti sessisti e le molestie subite da modelle e impiegate

Le nuove accuse di molestie ai vertici di Victoria's Secret Un'indagine del New York Times racconta i comportamenti sessisti e le molestie subite da modelle e impiegate

La nuova tempesta mediatica che si è abbattuta sull’ormai morente Victoria’s Secret si è scatenata in seguito alla pubblicazione di un’inchiesta del New York Times intitolata Angels In Hell: The Culture of Misogyny Inside Victoria’s Secret. I quattro giornalisti che firmano il report raccontano del comportamento inappropriato, delle molestie e degli abusi perpetrati da due delle figure più importanti dell’azienda: Ed Razek, per anni uno dei principali dirigenti di L Brands, la società madre del brand di lingerie, e Leslie Wexner, fondatore e CEO di L Brands, che avrebbe coperto e in parte incoraggiato i comportamenti di Razek. 

Il NYT raccoglie le testimonianze di oltre trenta dipendenti ed ex dipendenti della società, tra modelle, dirigenti e semplici impiegati. Emblematica è la vicenda della modella Andi Muise, che dopo aver rifiutato più volte le avances e delle molestie fisiche di Razek, è stata esclusa dalle famose sfilate del brand e di fatto ha smesso di collaborare con il marchio. Secondo quanto riferito da diversi testimoni Razek era solito prendere parte ai casting delle modelle, chiedeva loro il numero di telefono, le invitata a sedersi sulle sue gambe, ne palpeggiava persino qualcuna. Durante un fitting con Bella Hadid le avrebbe detto che sarebbe stato un peccato nascondere “quei bellissimi seni”. 

Molti dei testimoni raccontano di essersi rivolti più volte alla risorse umane, senza che queste lamentele avessero poi delle conseguenze effetive. Secondo quanto raccontato da molti Razek appariva intoccabile, perennemente coperto da Wexner, che era a conoscenza dell'ambiente e del clima che si respirava da VS. Ciò che colpisce infatti, anche se forse non sorprende, è che questa fosse una prassi radicata, parte della politica di un brand che di fatto ha portato in passerella per anni un modello femminile estremamente sessualizzato, creato sulla base della visione di due uomini. Casey Crowe Taylor, ex responsabile delle pubbliche relazioni di Victoria's Secret ha confermato alla testata americana che si trattava di un comportamento radicato. 

Potevano fare come volevano, il loro era un atteggiamento accettato come normale, consueto. In quell'ambiente ti facevano una specie di lavaggio del cervello. E chiunque abbia provato a fare qualcosa al riguardo non è stato semplicemente ignorato, è stato punito. 

Ad aggravare ulteriormente la situazione del brand, sono le nuove rivelazioni sul legame tra Wexner e Jeffrey Epstein, che non solo gestiva il patrimonio del miliardario, ma che si occupava di reclutare nuove modelle per il brand, in quei famosi festini nella sua villa in Florida a cui prendevano parte personaggi del calibro di Donald Trump e il Principe Andrea. Epstein è stato arrestato per abusi sessuali e traffico internazionali di bambini (che avrebbe coinvolto oltre 10mila minorenni), ed è morto in circostanze misteriose in carcere lo scorso agosto. 

Le nuove rivelazioni su Victoria's Secret mettono ulteriormente in crisi il brand che dopo vent'anni lo scorso dicembre ha cancellato la sua famosa sfilata; Razek si era già dimesso dopo diverse dichiarazioni contro modelle sovrappeso e transgender; Wexner sembrerebbe sul punto di ritirarsi e di vendere L Brands, anche se non si tratta di una notizia ufficiale. Sia Razek che L Brands hanno inoltre respinto tutte le accuse mosse dal NYT