Vedi tutti

Abbiamo intervistato la comunità cinese di Milano riguardo la vicenda D&G

Le reazioni della comunità milanese allo scandalo D&G

Abbiamo intervistato la comunità cinese di Milano riguardo la vicenda D&G Le reazioni della comunità milanese allo scandalo D&G

Non riuscendo a darci tutte le spiegazioni riguardo a ciò che è successo nella vicenda che ha coinvolto Dolce & Gabbana e la Cina, noi di nss magazine abbiamo pensato di raccogliere i pareri della numerosa comunità cinese di Milano, concentrata nella zona di Via Paolo Sarpi. Per completare un quadro che abbiamo cercato di delineeare nei nostri precedenti articoli.

A nostro avviso era giusto cercare di capire il punto di vista del popolo cinese, e riflettere con i commercianti e i passanti, esperti o meno di moda, se innanzitutto erano a conoscenza della storia, e in tal caso perché il video che ha scatenato la bufera possa essere considerato realmente offensivo. Abbiamo approfondito anche il discorso culturale, forse trascurato nei giorni scorsi, per riuscire a darci qualche risposta in più, e capendo le ragioni che hanno portato Diet Prada a sollevare il polverone, iniziato prima degli insulti in chat.

 

L’atteggiamento generale e più comune è stato di reticenza, paura di esporsi e in qualche caso cercare di far finta di non conoscere la vicenda, salvo poi smentirsi ed esprimere un parere appena accennato. Altri invece hanno accettato un dialogo dimostrando di sentirsi coinvolti in prima persona. Non volendo nemmeno discutere riguardo la chat in cui Stefano Gabbana insulta il popolo cinese e che ha offeso comprensibilmente tutti gli intervistati, abbiamo indirizzato l’argomento della nostra inchiesta sui tre video, a primo impatto più innocui seppur di cattivo gusto, accorgendoci di come la reazione che hanno avuto i cinesi nel vederlo sia meno uniforme.

I più critici hanno condannato il modo in cui il marchio italiano ha rappresentato la cultura cinese, stereotipandola con poca fantasia e in modo non simpatico. Alcuni degli intervistati hanno indicato come vero problema del video gli atteggiamenti buffi e vanitosi della ragazza -oltretutto non cinese secondo molti ma koreana o giapponese-, la quale utilizza le bacchette in modo improprio per una azione ritenuta assolutamente normale per loro, e della quale, vista appunto la normalità, non c’è molto da ridere. Gli intervistati non nascondono di utilizzare le bacchette per mangiare cibo italiano, quindi l’azione di per sé non è offensiva, ma il fatto che sia la pizza che il cannolo e la pasta siano spropositati nelle dimensioni, risulta solo un modo per sminuire la cultura cinese in rapporto a quella italiana.

“La bacchetta è solo uno stereotipo della Cina ma in realtà si usa in tutto oriente” 

Gli intervistati si sentono sminuiti ancor prima di essere stati chiaramente offesi. La caricatura della donna e della sua gestualità è così finita per sfiorare il razzismo e secondo un commerciante “[…] offende una cultura millenaria”, ci ha pensato poi Stefano Gabbana a tutti i dubbi. 

“è solo un modo di fare pubblicità e si sa che la pubblicità serve per mandare dei messaggi diretti”

Da una minoranza, il video è visto su un piano più superficiale, dice il gestore di un negozio di telefonia, quindi il contenuto sarebbe anche potenzialmente innocuo, però non ha saputo trovare i temi giusti per rimanere tale. Un gruppo di ragazzi appassionati di moda ci ha detto che per loro si tratta “[…] solo di marketing” mentre un’altra ragazza ci di che che

“[…] gli spot fashion hanno raggiunto dei livelli alti di fantasia e bellezza, quindi non capisco perché D&G abbia scelto di usare ricorrere ancora a uno storytelling così banale”.

Tutto ciò abbassa effettivamente la qualità del brand già di per sé.

Con alcuni commercianti, più disposti ad approfondire il discorso, abbiamo discusso sulla diversità di culture, che hanno determinato un fraintendimento così grande e sfociato poi in disaccordo totale.

“Il modo di fare ironia di noi cinesi è molto diverso da quello italiano, se non c’è un punto di incontro non si può scherzare”

Dice un commesso di un negozio che vende grandi firme, noi italiani siamo più abituati, anche perché lo subiamo, a rappresentare alcune situazioni attraverso stereotipi, questo non avviene in Cina, e il brand italiano ha fatto il più classico degli errori del turista tipo, non si è adattato, perché lo show era in Cina e non programmato per una settimana della moda europea, quindi avrebbe dovuto prevedere più sensibilità nei confronti di quello che dopotutto rappresenta il 30% dell'intero fatturato dell'azienda.

Persino coloro che sono cresciuti in Italia non capiscono, forse sono quelli che si sono sentiti offesi in modo minore, però hanno riconosciuto la figuraccia, tanto che una ragazza spiega che è: 

“[...] abituata a questo modo di vedere i cinesi, però anche gli italiani dovrebbero prendere le distanze come lo stanno facendo in Cina”

Approfondire il discorso più culturale di questa vicenda ci ha permesso di avere nuove risposte ed entrare dentro a questa tempesta che ha travolto il fashion system con la giusta consapevolezza.