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Il rapporto tra Kanye West e l'architettura

Una costante della vita di Kanye, l'architettura è tra le più grandi passioni di Ye

Il rapporto tra Kanye West e l'architettura Una costante della vita di Kanye, l'architettura è tra le più grandi passioni di Ye

Dal suo ritorno sulle scene di qualche anno fa Kanye West sembra aver ripreso in mano quell’enorme quantità di idee e suggestioni che hanno da sempre popolato il suo mondo. Una di queste arriva direttamente dalla mega.intervista pubblicata su GQ in cui Kanye è tornato a parlare di una delle sue passioni che, insieme alla musica e alla moda, lo accompagna da anni: l’architettura

Da sempre appassionato di arte, Ye ha manifestato interesse verso il mondo dell’architettura fin dai suoi esordi, quando nel suo blog “KanyeUniverseCity” stilò una lista dei suoi architetti preferiti, tra cui Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Moshe Safdie e Axel Vervoordt. È stato proprio con Vervoordt che West ha costruito il legame più stretto, iniziato nel 2013 al “The European Fine Art Fair” e arrivato fino a una richiesta intima e disperata dopo il mental breakdown di Ye, quando Vanessa Beecroft chiese al designer belga di «salvare la vita di Kanye». Come? Con l’architettura ovviamente.

Axel Vervoordt è stato infatti il responsabile dell’enorme ristrutturazione che ha trasformato la McMansion (termine dispregiativo usato per indicare le enormi proprietà realizzate in serie) comprata dai KimYe a Calabasas in un «futuristic Belgian monastery», come è stato definito da Kanye. Se pensate che il rapporto tra Ye e le sue case sia poco più di un vezzo vi sbagliate di grosso. Già nel 2015 Kanye chiese all’architetto Claudio Silvestrin di lavorare al suo appartamento di Soho, rendendolo un vero e proprio modello per quella che sarebbe poi diventata la Season 2 del suo brand Yeezy. Nel descrivere la sua nuova casa West sottolineò l’importanza dei colori, di quelle che descrisse come «Zen monochrome palettes» dal potere benefico, anticipando di quasi sei anni l’approccio all’architettura che Kanye avrebbe abbracciato solamente nella sua fase più matura.

Il lavoro con Silvestrin non si è fermato solamente a quell’appartamento a New York, ma è arrivato fino all’idea condivisa dai due di costruire un’enorme casa studio al West Lake Ranch in Wyoming. Durante l’intervista con GQ Kanye ha descritto l’opera, dalla forma simile a una cupola e concepita insieme all’artista James Turrell, come un luogo pensato per permettere alle persone di aumentare al massimo le proprie potenzialità. Un’enorme spazio aperto e naturale, con al centro un’area dedicata alla famiglia circondata da spazi multifunzionali dedicati allo staff, un enorme armadio e un cinema. Lo “Yeezy Campus”, così come è stato soprannominato da West, rappresenta nella visione di Ye la risposta a quel sistema delle scatole che opprime ogni persona dalla vita alla morte, l’obbligo inconsapevole di trascorrere gran parte della nostra vita chiusi in una scatola, dalla culla alla bara, passando per le istituzioni. 

Il “think outside the box” è da sempre uno dei tratti caratteristici di West, la sua tendenza ormai iconica di fare esattamente l’opposto di quello che la gente vorrebbe facesse. Un senso di libertà e disobbedienza che ha accompagnato West in tutte le sue fasi, trovando una nuova forma nel mega progetto architettonico che potrebbe prendere vita in Wyoming. Potrebbe, perché con Kanye il condizionale è sempre d’obbligo e le idee viaggiano e cambiano da un secondo all’altro. Nel 2018 West annunciò tramite Twitter l’intenzione di istituire una divisione del suo brand dedicata esclusivamente all’architettura chiamando a raccolta designer e architetti per far parte del suo progetto Yeezy Home, lanciando a stretto giro una serie di render realizzati da Jalil Peraza. Oltre a quei render, in cui spiccava il gusto normcore poi rivisto nella casa di KimYe progettata da Vervoordt, di quel progetto si è visto ben poco se non la costruzione di alcuni prototipi, poi demoliti, di case per senzatetto ispirate a Star Wars. La nuova fase di Kanye sembra però aver dato nuova benzina a un progetto che, in un modo o nell’altro, trova le sue radici nel 2013, quando un West in pieno periodo Yeezus salì su un tavolo della Harvard Graduate School of Design per annunciare a tutti che «the world can be saved through design, and everything needs to actually be architected».