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Gli ingredienti di "The End Of The F***ing World"

100 gr di Wes Anderson + 25 gr di estetica tumblr + 70 gr di black humor inglese e agitare bene

Gli ingredienti di The End Of The F***ing World 100 gr di Wes Anderson + 25 gr di estetica tumblr + 70 gr di black humor inglese e agitare bene

Com'è una serie tv di successo del 2018? 
- deve resistere all'hype, quindi veloce da guardare e chiaccherabile
- una colonna sonora ed un'estetica riconoscibili, in modo che uno screenshot di una puntata possa diventare immediatamente un post su Instagram.
- bambini, preferibilmente con la battuta cinica e tagliente sempre sulla punta della lingua
- Temi: l'ansia, la depressione, la fuga dalle responsabilità e cenni sul femminismo.

Il successo di The End of the F***ing World - serie tv inglese distribuita da Netflix e basata sul graphic novel del 2013 di Charles Forsman - era già scritto nel suo DNA. La stagione si declina in soli 8 episodi da venti minuti ciascuno (praticamente neanche un riscaldamento per chi è abituato a maratone di binge watching da 32 episodi) e complice la sua brevità, estetica e tematiche è diventato il nuovo argomento-su-cui-avere-un'opinione tra chi guarda le serie tv (cioè il mondo). 

I due protagonisti sono James (Alex Lawther, il pedofilo della 3x03 di Black Mirror), un quasi diciottenne fermamente convinto di essere psicopatico con annessi istinti omicidi e Alyssa (Jessica Barden) 16enne in fase ODIO-IL-MONDO adolescenziale per cui insulta chiunque e spacca telefonini. I due si conoscono alla mensa della scuola, lei vuole scappare dall'opprimente vita familiare, lui invece vuole uccidere un essere umano, e vede in Alyssa una potenziale vittima perfetta. In un puntata, quattro battute ciniche e cinque voice over onesti (cioè i pensieri ad alta voce) la serie è apparecchiata e il binge watching assicurato. James & Alyssa rientrano perfettamente nella categorie di coppia goffe-ma-carine - lui disagiato e sfigatino, lei matta e agitata - che già altre serie TV hanno approfondito negli ultimi anni, LOVE e You're the Worst su tutte. Nonostante le dinamiche siano le stesse di una coppia di trentenni, rimangono bambini e la battaglia per controllare e capire i propri sentimenti non può che far tifare lo spettatore perché l'amore trionfi sulle psicosi mentali come per Eleven e Mike in Stranger Things. 

Anche dal punto di vista estetico, la prima puntata è una dichiarazione d'intenti della serie: inquadrature simmetriche, colori spenti, ambientazioni e oggettistica di design anni '60 e '70. Un gusto che ruba qua e là da Wes Anderson e Guus Van Sant, con una spolverata di pulp à la Tarantino, ma si mantiene facile ed accessibile. Per questo motivo i sottotitoli con i voice over in cui i protagonisti confessano i loro pensieri - ovviamente in contrasto con quello che dicono - e lo humor britannico rendono molte scene della serie screenshottabili e adatte a un post su Instagram o Facebook. A metà stagione (dopo il colpo di scena che sposta l'attenzione dai problemi mentali della coppia) arriva anche la svolta estetica per Alyssa e James: buttano i propri vestiti e comprano un perfetto outifit hipster a un negozio dell'usato e così rimarrano fino alla fine della stagione. La colonna sonora è completa l'estetica indie anni duemila, con canzoni chitarrina e voce tra cui spicca il brano originale "Walking All Day" dell'ex Blur Graham Coxon.

La location del film è un viaggio in una strana e nascosta Inghilterra: la coppia ruba la macchina del papà di James e scappano da una monotona e ordinata provincia, senza una meta, solo per assaporare il gusto della libertà. Senza troppi spoiler, il punto di svolta della serie è anche quello del rapporto tra James e Alyssa: il viaggio diventa fuga, le psicosi vengono spiegate come cicatrici del passato e l'attrazione tra i due diventa dipendenza sana e pura, il sesso che aleggia dalla prima puntata spesso sulla bocca di lei non si consumerà mai. In questo senso la direzione che prende la serie mi ha un po' deluso: a metà stagione si arriva ad un bivio in cui da un parte c'è una storia surreale in stile Fargo e dall'altro una più romantica e sentimentale. Io avrei preso la prima, loro hanno scelto la seconda.

Durante le 8 puntate - tolto James - non si incontra un singolo personaggio maschile positivo, appaiono nell'ordine: un padre idiota, un patrigno inquietante e stronzo, un professore stupratore seriale, un poliziotto idiota e un altro padre infantile ed incapace. Il genere maschile è fortunatamente salvato dal personaggio migliore di tutta la serie: Frodo, interpretato dal Earl Cave, il figlio di Nick Cave, un po' come Barb per Stranger Things 1. La serie non parla direttamente di femminismo ma molte scene alludono al complicato rapporto di Alyssa con il sesso, il suo corpo e il genere maschile, principalmente per colpa del genere maschile stesso.

Il titolo della serie tradisce che non ci sarà un happy ending per la serie, i più attenti se ne sono accorti anche dai tempi usati nei voice over, all'imperfetto quelli di James e al presente invece quelli di Alyssa. In conclusione, The End of the F***ing World rappresenta un bignami di com'è una serie di successo nel 2018, tutta tenerezza e finale agrodolce. A me ha lasciato soddisfatto per aver visto qualcosa ha incontrato e appagato i miei gusti, ma che difficilmente li ha sorpresi.

Fun fact: la serie è stata trasmessa per la prima volta a ottobre su Channel 4 nel Regno Unito, senza riscuotere successo. Il loghetto di Netflix ha fatto la magia, perché oltre al prodotto anche il packaging è importante.