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Hello Brooklyn #4 - Ateller

Da Tel Aviv a NY

Hello Brooklyn #4 - Ateller Da Tel Aviv a NY
Fotografo
Alex Bienaime

Il mondo della produzione musicale sta attraversando un periodo di rivoluzione molto positivo, anche grazie a diversi collettivi creatisi negli ultimi anni i quali valorizzano la musica digitale e instrumentale.

In questo nuovo episodio di Hello Brooklyn vi parleremo di Ateller, produttore musicale e batterista originario di Tel Aviv, una città che sta ormai crescendo in modo esponenziale musicalmente parlando; l’avanguardia e la libertà di espressione vengono infatti accolti con grande curiosità e con una grande voglia di innovazione.

Avishai in arte Ateller, ha iniziato ad avvicinarsi alla produzione e composizione in giovane età, suonando e dedicandosi al jazz con la sua prima batteria Premier. Sarà questo amore per la musica e la cultura attorno ad essa che condurranno Avi a trasferirsi in America per essere più vicino a ciò che ha sempre ammirato. 

I suoni creati da Ateller sono unici, reali con una nota chill out ma allo stesso tempo movimentati da un inspiegabile profondo sentimento in grado di accompagnarti in qualsiasi stato d’animo, che sia positivo o negativo, da condividere con persone amate o totali sconosciuti. 

Il modo migliore per descrivere e avere un opinione sulla musica è semplicemente ascoltarla, ed è proprio quello che vi proponiamo di fare con questo giovane artista che ha un repertorio pieno di sorprese, a partire da tracce come Care for a Swim, TLTF, Freedom e il fantastico remix di SZA Sobriety, che in poco tempo ha raggiunto 19k ascolti su Soundcloud.

#1 Chi è Ateller, e che significato ha il nome?

Ateller è un produttore, batterista, dj e performer. Ateller sono io. Il nome rappresenta diverse cose: un narratore (eng. story teller) o, un’alterazione della parola “alter”. All’inizio mi è sembrato semplicemente il nome più appropriato anche perché suona molto bene, e solo più tardi si sono creati i diversi significati

#2 Come procede la vita a New York?

A New York le cose vanno abbastanza bene, ma allo stesso tempo molto male. È una città in grado di prenderti in giro, trattarti male ma è quasi impossibile odiarla del tutto, è un rapporto amore/odio. Rimane comunque una città di grande ispirazione artistica, sia nei giorni belli che in quelli più oscuri ti indirizzerà sempre verso la musica.

#3 Quando hai iniziato a produrre musica?

Ho iniziato più o meno a 18 anni, ho registrato un album ma molto presto le percussioni, il jazz hanno preso il meglio di me e sono diventati fondamentali. Suono la batteria da quando avevo 10 anni e per un lungo periodo di tempo è stata la mia prima vera passione. Dopo essermi preso una pausa, tre anni fa ho deciso di dedicarmi ad essa al 100% e per me rappresenta tutt'ora il miglior modo di esprimersi e di creare, artisticamente parlando.

#4 Chi sono le tue piú grandi ispirazioni nel mondo della produzione musicale?

Ultimamente continuo ad ascoltarmi Immunity di Jon Hopkins, l’album Shelter di Moire della Ninja Tune’s e Lotic della Triangle Records. Suoni strani ma particolari per tempi molto strani e particolari. Tuttavia generalmente parlando mi ispiro sempre a Flying Lotus, Kendrick Lamar, Stevie and James Blake.

#5 Parlaci un po’ della nightlife a Tel Aviv, credi ci sia piú interesse e apertura mentale nei confronti della musica?

Certo, anzi la definirei una vera e propria sete di conoscenza. Esiste un grande contrasto in Israele tra i movimenti artistici underground e quelli tradizionali e il tutto è molto marcato. 

Sono stato molto fortunato a crescere in una scena libera dagli standard Israeliani, una scena anti-guerra, anti-conservatrice e anti- musica tradizionale, definita anche pop Israeliano (orribile). Una scena dove l’interesse più grande è sempre quello di creare qualcosa di nuovo, dove si ascolta sempre nuova musica, ci si interessa all’arte moderna e dove si vive un’intensa vita notturna. In Israele la scena underground è molto ricca perché ci dà un senso di sicurezza, mentre l’esterno è molto spesso un luogo angusto e pericoloso.

#6 Come vivi questa rivoluzione nel mondo del digital e producing, esiste una tendenza in particolare alla quale ti senti piú legato?

La scena instrumentale sta vivendo un’ottima rivoluzione artistica. Mi sento personalmente connesso ad essa, che sia future bass, hip hop, jazz, minimal techno/deep house (la mia nuova ossessione). Fanno comunque tutti parte di un nuovo movimento, ovvero : prendi in mano un computer e condividi il tuo pensiero e la tua arte con il resto del mondo. 

#7 Il suono piú strano che hai mai campionato?

Mi piace registrare quello che ho in mente sul telefono per poi riprodurlo. Se ci pensi, il mondo intero è un campionatore. Settimana scorsa in metro mi sono messo a canticchiare Do The Astral Plane di Flyng Lotus. Poi ho campionato delle voci di ebrei mentre cantavano canzoni dell’Hanukkah e ho anche registrato un autista del taxi mentre mi raccontava in che modo tradisce sua moglie, e cosí via...

#8 Nomina alcuni dei migliori artisti con cui hai collaborato fino ad oggi.

Mi piace lavorare con diversi artisti nei miei live in modo da creare un’atmosfera variata. Negli ultimi anni ho lavorato con un amico, O MER e abbiamo registrato un album assieme, intitolato The O e una delle tracce chiamata On The Beach fa anche parte del mio EP. Adam Fallen è un altro mio caro amico con il quale ho collaborato e che mi ha sempre inspirato a fare musica. Facciamo un sacco di robe assieme.



#9 Il tuo obbiettivo nella vita?

Poter andare in tour e condividere la mia musica con il resto del mondo è sicuramente uno dei miei sogni più grandi. In generale vorrei semplicemente essere presente in ogni momento, essere sempre riconoscente e compassionevole, e dare amore alle persone a me care fino alla fine.