A Guide to All Creative Directors

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Che cos'è la Panic Industry?

Bunker antiatomici, tunnel, fortezze, alimentano il mercato della paura

Che cos'è la Panic Industry? Bunker antiatomici, tunnel, fortezze, alimentano il mercato della paura

Il mondo sta attraversando uno dei momenti più difficili della storia moderna. Dopo la pandemia di Covid-19 e le crisi economiche e sanitarie derivate, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente stanno destabilizzando l'ordine globale, portando insicurezza e paura, in tutto questo c'è comunque il riscaldamento climatico che tra bombe, droni e missili va solo peggiorando. Qualche mese fa, l'Orologio dell'Apocalisse ha segnato il record storico di 89 secondi a mezzanotte, lanciando un chiaro avvertimento: trovare soluzioni, o l'apocalisse sarà imminente. Il  messaggio però sembra essere stato raccolto non dai potenti, che continuano con provocazioni ed escalation, ma dai cittadini, soprattutto americani. Secondo un reportage del New York Times, la panic industry sta vivendo il suo più grande boom dalla Guerra Fredda. I cittadini americani si preparano al peggio, investendo miliardi di dollari in bunker antiatomici, fortezze, tunnel, armi, medicinali e viveri. L'industria dedicata ai momenti di disperazione è attiva fin dagli anni della Guerra Fredda, ma un tempo era accessibile solo ai miliardari, disposti a investire enormi somme per la loro sicurezza. Oggi non è più così.

Secondo un sondaggio del 2023 riportato dal New York Times, un terzo degli adulti americani si prepara a uno scenario apocalittico, con una spesa annua complessiva di 11 miliardi di dollari. Il Financial Times conferma che la progettazione, costruzione e vendita di rifugi antiatomici e tunnel privati ha visto un'impennata globale, abbassando drasticamente i costi. Aziende come The Panic Room Company e Nuclear Bunker Company, che offrivano bunker da 130 mila a oltre 3 milioni di dollari, ora propongono anche soluzioni più economiche. Ron Hubbard, AD di Atlas Survival Shelters, ha dichiarato al New York Times che la sua azienda vende bunker a 20.000 dollari, pensati appositamente per essere accessibili alla classe media. Guardando al mercato globale, i numeri gli danno ragione. NPR riporta che negli Stati Uniti il settore dei rifugi antiatomici crescerà da 137 milioni di dollari nel 2023 a 175 milioni nel 2030, mentre il mercato globale dei bunker sotterranei potrebbe toccare i 36,7 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuo del 9,85%.

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E in Italia? La paura, si sa, non conosce confini. Anche nel Bel Paese la domanda di bunker è esplosa. Secondo un sondaggio Euromedia Research pubblicato su La Stampa nel marzo 2025, il 42,2% degli italiani teme una Terza guerra mondiale; tra i giovani la percentuale sale all'85,4%. E infatti non è raro imbattersi in profili TikTok che promuovono bunker antiatomici, coinvolgendo influencer come nel caso di ilmiobunker, account di un’azienda cremonese che ha visto le richieste di costruzione aumentare del 200% in tre anni e del 30% dal 20 gennaio, giorno dell'insediamento di Trump. Però, nonostante la diffusione e popolarità, l'efficacia dei rifugi rimane incerta. Secondo la FEMA (Federal Emergency Management Agency), in caso di attacco nucleare rifugiarsi in cantine o stanze interne lontane da pareti esterne potrebbe già offrire protezione per circa 24 ore, mentre nei bunker economici delle aziende si arriva a 72 ore. Detto questo nessuno può garantire sicurezza totale, soprattutto nel caso peggiore di attacchi prolungati. Con le tensioni globali in aumento, è probabile che la domanda di soluzioni di sicurezza personalizzate continui a salire. Il settore dovrà affrontare sfide come la percezione pubblica, la reale efficacia dei rifugi e le implicazioni etiche, come nutrirsi della paura delle persone. Forse è meglio essere consapevoli della realtà che viviamo e agire per migliorarla, non farsi prendere dal panico pensando che l'apocalisse nucleare è inevitabile e imminente.