
Il matcha sta finendo
Anche se in Giappone non lo bevono più così spesso
10 Marzo 2025
Su internet circolano migliaia di meme e contenuti informativi sul matcha, una tipologia di tè verde giapponese unica al mondo scoperta dai monaci buddisti secoli fa. Bevuta sotto forma di polvere di foglia di tè mescolata con acqua calda con un frullino di bambù (in Giappone ha il nome di cha-sen), la bevanda è diventata conosciuta in tutto il mondo negli ultimi anni grazie al suo gusto particolare (che per molti scettici ricorda il profumo dell’erba appena tagliata) e alle sue incredibili proprietà benefiche. Le “clean girl” di TikTok lo bevono con il ghiaccio dopo la lezione di pilates, i pasticceri lo utilizzano per aggiungere personalità alle proprie ricette, ma adesso il Japan Times riporta che siamo vicini a una vera e propria «carestia del Matcha». Le compagnie di tè più famose di Kyoto, Ippodo e Marukyu Koyamaen, hanno introdotto per la prima volta limiti di acquisto per la polvere, proprio mentre in tutto il Paese sempre più negozi stanno esaurendo le proprie scorte. Il problema alla base del fenomeno, spiega la testata, è che il tè diventato virale è il first-flush, una tipologia di matcha che viene raccolto solo una volta l’anno e che storicamente veniva riservato per le cerimonie.
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Kametani Tea, uno dei principali fornitori internazionali della materia prima del matcha, ha comunicato che dal 2019 a oggi la produzione è aumentata del 10% di anno in anno. Il paradosso più grande riguardo il boom del matcha è che, mentre in tutto il mondo la domanda per i drink a base del té verde è in continuo aumento, il consumo in Giappone diminuisce da anni. Il Ministero dell’Agricoltura giapponese riporta che più della metà del matcha del Paese viene esportato, e che dal 2010 al 2023 la produzione del té è quasi triplicata. La trasformazione del mercato non è sorprendente considerata la grande quantità di contenuti sul matcha che sono stati condivisi dall’inizio della pandemia a oggi. Tutto è iniziato su TikTok, quando il “Dalgona coffee” coreano ha invaso la pagina For You della piattaforma appassionando migliaia di utenti e content creator a creare video-ricette di bevande esteticamente gradevoli. Ci è voluto poco prima che il coffee-tok scoprisse il matcha latte, che con la sua colorazione verde brillante risalta ancor di più sullo schermo: dal 2020 a oggi, il té ha registrato un aumento di ricerche del 520%. Anche l’estetica “clean girl”, fortemente basata sulle routine per il benessere mentale e fisico, ha contribuito ad aumentare la popolarità del matcha, che con le sue proprietà antiossidanti ed energizzanti (senza l'impiego di caffeina) si propone come alternativa sana al caffé.
Il boom internazionale dei drink a base di matcha è stato ampliato dai social media e ha raggiunto così anche mercati dove precedentemente nessuno lo conosceva. Secondo quanto rivelato al Japan Times da una spokeperson della produttrice di matcha Yamasan, negli ultimi tre anni l’azienda ha ricevuto ordini da un’orda di nuove regioni geografiche, tra cui l’Africa e il Medio Oriente, con gli Emirati Arabi che oggi rappresentano uno dei consumatori principali. La popolarità del matcha sta contribuendo enormemente all’economia del Giappone - influenzando anche il settore del turismo - ma ampliare la produzione non è così semplice: ci vogliono fino a cinque anni per fare crescere le foglie di matcha, che poi devono essere essiccate e ridotte in polvere. In più, per tutelare la qualità del té, il processo di macinatura deve essere eseguito lentamente (in media ci vuole un’ora per quaranta grammi di polvere), e persino la realizzazione delle macchine richiede diverso tempo (fino a un mese per un mortaio in pietra). Tutti questi fattori sono ciò che contribuisce a rendere il té matcha speciale, perciò sarebbe un grave danno rinunciare alla qualità del prodotto in favore di un aumento della produzione. Per ultimo, un altro problema che i produttori di matcha devono ancora risolvere è la mancanza di contadini nelle piantagioni di tè: il governo riporta che dal 2000 al 2020 il personale nei campi è diminuito del 77%. Al Giappone non resta che incentivare la produzione con investimenti mirati o, come le aziende Ippodo e Marukyu Koyamaen, introdurre limiti di acquisto. Con il rischio che, come tutti i trend, anche la viralità dei matcha latte venga meno.