The 5 Best Things about Paris Haute Couture SS15
Give Me Five
02 Febbraio 2015
La bellezza salverà il mondo. E l'haute couture ne è, o almeno dovrebbe esserne, il perfetto esempio. A Parigi gli stilisti provano a mantenere fede a questa frase scritta molti anni fa da Dostoevskij, ma ci saranno riusciti?
All'interno del Grand Palais giace un giardino dormiente di 300 fiori bianchi, intagliati nel metallo, che si risvegliano al passaggio di un magico giardiniere in salopette armato di annaffiatoio. Tutto d'un tratto l'hi-tech si piega alla poesia e i petali di queste piante tropicali sbocciano, colorando l'ambiente di rosa, albicocca, giallo. E' un tripudio per gli occhi, un mondo romantico e sensuale, nato dalla fantasia e dal lavoro di Karl Lagerfeld e del suo staff. In questo paradiso sintetico si muovono le ragazze Chanel, avvolte nei loro tailleur dai toni sorbetto. Indossano fluidi chemisier plissettati, paillettes, abitini di tweed, micro giacche abbinate da portare con gonne dritte a matita, alternate a piccoli top e gonne maxi.
Su queste creazioni spuntano papaveri, nontiscordardime, ranuncoli, dalie, garofani, camelie, in organza, pvc e cristalli.
Tessuti, tagli e proporzioni trasformano ogni capo in una flora incantata. I dettagli sono magnifici: il mantello di piume multicolore, i beanie tricot con veletta, i grandi e bucolici cappelli di paglia avvolti nel tulle... puro spaventapasseri chic.
"Amo l'idea delle conversazioni impossibili. Sebbene sembrino opposte, tutto le cose che sembrano non dover convivere, sorprendentemente lo fanno. Coco and Janis sono entrambe spiriti liberi, con quel tipo di atteggiamento disinvolto".
Con queste parole Giambattista Valli racconta la sua collezione couture, un dialogo tra due icone libere e rivoluzionarie, tra Janis Joplin e Coco Chanel.
In una sontuosa sala del Grand Palais, sotto un cielo di specchi, tra siepi fiorite, un'atmosfera incantata e sospesa accoglie i toni pastello, le nuvole di preziosi tessuti, i grandi volumi, le increspature di volants, i ricami tridimensionali. Valli disegna la poesia attraverso ogni capo, attraverso i piumaggi, le velette, le vaporose gonne di crinolina, i lunghi abiti decorati da fiori e cristalli.
Amor vincit omnia. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli provano a descrive il sentimento che muove il mondo, viaggiando attraverso i battiti del cuore.
Questa collezione è uno sguardo puro sull'amore e sulla moda, descritto attraverso arte e bellezza. C'è lo stile romanticamente naIf di Marc Chagall, La Divina Commedia di Dante, la poesia di Jacques Prevert e la tradizione russa popolare.
Il volto etereo delle angeliche figure femminili che sfilano in passerella ed il corpo delicato di creazioni uniche sono il frutto di un lavoro minuzioso e pieno di devozione. Basta osservare l'abito ispirato a Paolo e Francesca, 3.500 ore per dare vita alla gabbia d'oro metallico, alle fiamme e ai versi che animano l'organza.
Armani è sempre Armani. Basta questo cognome per evocare la quintessenza di una raffinata eleganza.
La sua alta moda profuma d'Oriente, di Giappone e di bamboo. "Perchè il bamboo?" - spiega Re Giorgio- " Perchè volevo che fosse il simbolo di questa collezione capace di incarnare l'idea di una donna forte e flessuosa. Altera nell'attitude ma molto femminile e avvolgente nel suo fascino. Ho cercato che ogni look non raccontasse líidea di una femminilità rigida, stiff. Mi piaceva lavorare di più sull'evanescenza, sullíombra. Come se il corpo fosse avvolto da una nebbia".
La piana asiatica regna sovrana su ogni capo della collezione. E' dipinto a mano sui tailleur di gazar, è scolpito nelle giacche, è virtualmente intrecciato nei tessuti. I 60 pezzi presentati sulla pedana del Palais de Tokyo raccontano una donna forte e flessuosa, che racchiude in se, nascosto sotto strati di seta ed organza, uno spirtito indomito.
"Per troppi anni ho pensato che il futuro fosse il rifiuto totale di ogni frammento di passato, poi ho capito che il passato può essere altrettanto interessante e intrigante. Per questo la collezione è un mèlange tra lo charme dei 50s, la sperimentazione del 60s e la liberazione del 70s."
In queste parole di Raf Simons c'è tutta la collezione Dior. Al museo Rodin, una struttura di impalcature industriali, tra pareti -specchio e pavimenti di moquette color cipria va in scena l'arcobaleno di cromie e stili firmato dal designer belga.
E' un viaggio attraverso 3 decenni, tra cappe in pvc, abitini svasati, gonne a ruota, maglie grafiche e tutine in paillettes. E' un mix'n match di ispirazioni e ricordi, il passato visto dal futuro.