
Nel cuore di Montblanc ad Amburgo, dove la scrittura torna a essere lusso Dentro la MONTBLANC HAUS, l’archivio segreto e la nuova Montblanc Desk

Amburgo mi accoglie con il suo vento tagliente, ma è una scatola nera perfetta: la MONTBLANC HAUS a segnare davvero l’inizio del mio viaggio. La sua forma, ispirata al packaging delle prime penne Montblanc, sembra un manifesto: qui la scrittura non è solo un prodotto, ma una cultura. «The handwritten word back into focus», dice la guida, e la promessa viene mantenuta in ogni dettaglio.
Tra opere in carta e installazioni immersive, scopro la storia affascinante della Maison: nel 1906 Alfred Nehemias torna dagli Stati Uniti con un’idea rivoluzionaria, la safety fountain pen, perfetta per un’epoca di viaggiatori e porti brulicanti. La collezione Rouge et Noir del 1908, con il suo titolo in francese scelto per evocare eleganza e modernità, segna il primo grande successo. E poi la leggenda: una notte di carte e sigari in cui qualcuno, guardando il cappuccio bianco e il corpo nero di una nuova penna, vede la cima innevata del Monte Bianco. «La vetta d’Europa legata alla vetta della scrittura», racconta la guida. Così nasce Montblanc.
Il celebre emblema del 1913, la silhouette del massiccio vista dall’alto, quasi immutata da allora accompagna l’evoluzione della Maison e della sua icona più celebre: la Meisterstück, nata nel 1924. Vederne il primo modello nell’archivio segreto è emozionante: diversa nella forma, ma già con il pennino in oro e quella ambizione assoluta racchiusa nel nome, capolavoro.
L’archivio è uno dei luoghi più suggestivi della visita: prototipi, schizzi, materiali che raccontano la storia con un’intimità rara. Poi la manifattura, dove ogni pennino è inciso e testato a mano. È lì che capisci che Montblanc non produce strumenti da scrittura: costruisce tempo, precisione, ritualità.
Il viaggio coincide anche con la presentazione della nuova Montblanc Desk, progettata da Marco Tomasetta: una scrivania che trasforma lo spazio creativo in un oggetto di alta manifattura. Linee morbide ispirate al design italiano degli anni ’50, rovere americano ed europeo, inserti in pelle della Soft Collection, cassetti rivestiti e chiusi a chiave, e dettaglio poetico i tre anelli della Meisterstück riproposti su una delle gambe. «Una scrivania non è un mobile,» dice Tomasetta. «È uno spazio in cui l’ispirazione prende forma.»
Uscendo dalla MONTBLANC HAUS, ho la sensazione che il vero lusso oggi sia tornare a un gesto analogico, intimo, personale. Montblanc non custodisce solo penne: custodisce un modo di pensare. E di scrivere.




















































