
Com'è andato Fuorimoda? Il report sulla prima edizione dell’attivazione phygital di nss magazine
Sono stati diversi i quesiti che hanno portato alla nascita di Fuorimoda. Cosa resta oggi della Milano Fashion Week? E soprattutto, a chi parla davvero? In un sistema moda che continua a funzionare su logiche esclusive, codici obsoleti e dinamiche sempre più distanti dal pubblico reale, nss magazine ha voluto aprire uno spazio alternativo, inclusivo e accessibile. Fuorimoda è nato per restituire alla moda la sua dimensione pubblica, per riportarla nelle piazze, tra le persone, dove la creatività nasce e si trasforma davvero.
L’idea è semplice ma è un atto di ribellione culturale: ribaltare la settimana più chiusa dell’anno, rendendola di nuovo un momento collettivo. Per anni, la Milano Fashion Week ha rappresentato un punto d’arrivo per pochi e uno spettacolo da osservare da lontano per molti. Ma se la moda è davvero un linguaggio universale, perché continuare a parlarlo in una stanza chiusa? Fuorimoda è partito da questa domanda, con l’obiettivo di costruire un ecosistema parallelo alla MFW in cui la città e la community potessero riappropriarsi della loro voce.
Durante la settimana dedicata alla SS26, nss edicola in Piazza Bruno Buozzi è diventata un punto di ritrovo aperto a tutti, dove si sono incontrati studenti, addetti ai lavori, curiosi e professionisti di diverse generazioni. In pochi giorni, più di 10.000 persone hanno attraversato gli spazi dell’attivazione tra talk, incontri e momenti di confronto. Il programma ha visto 4 Fuorimoda Reviews Live e 5 Fuorimoda Meet, oltre al lancio di Fuorimoda Reviews, la piattaforma digitale dove chiunque può recensire le collezioni del calendario. In totale sono state raccolte più di 2000 recensioni e live reaction, a dimostrazione che la moda può tornare a essere partecipata, discussa e condivisa e non solo guardata da lontano.
Cosa ci dicono i dati di Fuorimoda Reviews?
Se la moda tradizionalmente parla dall’alto, Fuorimoda Reviews ha voluto fare l’opposto: ascoltare dal basso. La piattaforma, lanciata in occasione della Milano Fashion Week, ha raccolto oltre 2000 recensioni e live reactions, permettendo al pubblico di votare e commentare liberamente le sfilate del calendario. Un esperimento di democrazia culturale che, per la prima volta, mette a confronto due mondi paralleli, quello del consenso mediatico e quello della percezione reale.
Secondo i dati raccolti, Dior è stato in assoluto il brand più apprezzato, con un Fuorimoda Score di 1.4K, una media dei voti di 4.77 su 5 e 798 voti totali, di cui 757 positivi (il 94,9% del totale). Il debutto di Jonathan Anderson alla direzione creativa della maison è stato percepito come l’evento chiave della stagione. A seguire, The Attico ha registrato una media di 4,14 con 487 punti, segno di quanto il brand di Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini continui a rappresentare una delle realtà più contemporanee e rappresentative della scena milanese. Diesel, con una media di 3,17 e 430 punti, si conferma invece come fenomeno popolare e divisivo, capace di polarizzare l’opinione pubblica tra consenso e critica, soprattutto questa stagione in mancanza di una sfilata tradizionale.
Secondo i dati raccolti, Dior è stato in assoluto il brand più apprezzato, con un Fuorimoda Score di 1.4K, una media dei voti di 4.77 su 5 e 798 voti totali, di cui 757 positivi (il 94,9% del totale). Il debutto di Jonathan Anderson alla direzione creativa della maison è stato percepito come l’evento chiave della stagione. A seguire, The Attico ha registrato una media di 4,14 con 487 punti, segno di quanto il brand di Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini continui a rappresentare una delle realtà più contemporanee e rappresentative della scena milanese. Diesel, con una media di 3,17 e 430 punti, si conferma invece come fenomeno popolare e divisivo, capace di polarizzare l’opinione pubblica tra consenso e critica, soprattutto questa stagione in mancanza di una sfilata tradizionale.
Il quadro però cambia se si guarda ai dati di Lefty x Karla Otto, che misurano il valore mediatico (Earned Media Value) generato sui social durante le fashion week. In questo caso, Dior domina anche in termini di impatto economico e visibilità, con oltre 91 milioni di EMV, seguito da Louis Vuitton (49,9M) e Prada (47,3M). Nella top ten figurano poi Chanel, Valentino, Saint Laurent, Gucci, Balenciaga, Bottega Veneta e Celine, tutte maison sostenute da un sistema di celebrity endorsement e talent amplification che moltiplica i numeri di engagement online.
La differenza tra i due ranking racconta bene come oggi viene percepita la moda. Da una parte ci sono i numeri dei social, spinti dalla presenza dei talent, influencer, idol e celebrity e dalle strategie di visibilità che ormai fanno parte del gioco. Dall’altra, ci sono le persone che guardano le sfilate, che si interessano al design, che vogliono capire cosa c’è dietro una collezione. Fuorimoda Reviews serviva proprio per dare un mezzo ad una comunità che non cerca spettacolo ma contenuto, che partecipa, che commenta, che si informa.
La differenza tra i due ranking racconta bene come oggi viene percepita la moda. Da una parte ci sono i numeri dei social, spinti dalla presenza dei talent, influencer, idol e celebrity e dalle strategie di visibilità che ormai fanno parte del gioco. Dall’altra, ci sono le persone che guardano le sfilate, che si interessano al design, che vogliono capire cosa c’è dietro una collezione. Fuorimoda Reviews serviva proprio per dare un mezzo ad una comunità che non cerca spettacolo ma contenuto, che partecipa, che commenta, che si informa.
Gli insider della moda dietro le quinte
E raccontare cosa c’è dietro al sistema moda non significa solo analizzare le collezioni o valutare una sfilata, ma anche mostrare chi la moda la fa davvero, ogni giorno, lontano dai riflettori. È da questa idea che nasce Fuorimoda Vlog, il primo vlog di nss magazine, che segue la redazione durante i giorni della Milano Fashion Week per la stagione SS26, con l’obiettivo di raccontare il dietro le quinte del sistema con uno sguardo nuovo, più genuino.
Diretto da Enrico Maspero, il Fuorimoda Vlog prova a mostrare la routine di chi rende possibile tutto ciò che vediamo, dagli editor ai producer, dal team social media agli event manager. Tra show, presentazioni, talk e interviste, si alternano momenti di frenesia e normalità a pranzi rubati, call improvvisate e corse in taxi. Non si racconta un sistema sfarzoso, non ci sono backstage costruiti, ma è una rappresentazione sincera della moda vissuta dall’interno, ma anche della vita a Milano nei propri vent’anni, tra ambizione, divertimento, ma anche tanta stanchezza e dedizione.
Con il Fuorimoda Vlog, il progetto apre un altro fronte della sua missione: non solo portare la moda nelle piazze e renderla più accessibile, ma anche mostrare la realtà di chi la costruisce, di chi la racconta e la interpreta giorno per giorno - chi fa di nss magazine, nss magazine. Perché democratizzare la moda non significa solo permettere a tutti di guardarla, ma anche far capire cosa succede dietro, facendo vedere i volti delle persone, i ruoli, i processi, le energie che tengono in piedi un intero ecosistema.
L'obiettivo di Fuorimoda
@nssmagazine Ieri, in Piazza Bruno Buozzi, si è tenuto da @nss edicola il primo appuntamento dei Fuorimoda Reviews con @Sifu e @Pollysfittingroom. Fino a sabato 27 proseguiranno i momenti in cui la community potrà riunirsi per recensire alcune delle principali sfilate della Milano Fashion Week, insieme a moderatori e host come @Hydra , @Rockandfiocc e @Claudia Potycki . Cosa state aspettando? #fashiontiktok #mfw #talk #event #milano suono originale - nss magazine
Nonostante l’attivazione si sia conclusa da oltre due settimane, quello di questa stagione è stato solo il primo passo di Fuorimoda, l’inizio di un percorso che non si esaurisce con la chiusura della Milano Fashion Week ma continua a vivere nel dialogo che ha aperto. Fuorimoda è nato come una risposta a un sistema che per troppo tempo ha parlato solo con se stesso, costruendo distanze invece di ponti. Quello che è successo nelle giornate di settembre ha mostrato invece che esiste una comunità reale pronta a rimettere in discussione il modo in cui la moda comunica, si mostra e si racconta.
Durante i Fuorimoda Meets e i Reviews Live, la sensazione condivisa è stata quella di assistere a qualcosa di più di un evento bensì a un esperimento di partecipazione collettiva. Per Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari Style, Fuorimoda è stato «la possibilità di dare accesso al nostro mondo, fatto di creatività ma anche di tanti aspetti tecnici che meritano di essere conosciuti», un modo per restituire complessità e profondità a un linguaggio spesso reso superficiale dalla velocità dei social.
Un pensiero ripreso anche da Marco De Vincenzo, direttore creativo di Etro, che ha definito l’iniziativa «un modo per avvicinare la moda alla gente e uscire dalla bolla», ricordando quanto la moda rischi, oggi più che mai, di chiudersi nel proprio ecosistema autoreferenziale. Altri, come Marco Rambaldi, hanno visto in Fuorimoda «un tentativo concreto di rendere la moda democratica e reale», capace di parlare alle persone e non solo a una ristretta élite di addetti ai lavori. Sulla stessa riga, Giuseppe Di Morabito lo ha descritto come «un modo per portare il sistema in una dimensione pubblica», mentre Francesco Murano ne ha sottolineato la funzione educativa, come un’occasione per mostrare a chi sta fuori «le dinamiche dietro uno show, il coordinamento, i casting, il lavoro quotidiano che di solito resta invisibile».
Il primo capitolo di settembre ha dimostrato che Fuorimoda non è stato solo un luogo fisico o una piattaforma digitale, ma un modo di pensare la moda in modo più collettivo. Ha mostrato quanto sia urgente ricostruire un legame tra il pubblico e il sistema, tra chi crea e chi osserva, tra chi lavora dietro le quinte e chi guarda da lontano. Perché se la moda è sempre stata un linguaggio, oggi ha bisogno di nuove grammatiche: più sincere, più aperte, più condivise. E Fuorimoda, con le sue conversazioni, le sue recensioni e il suo racconto corale, è stato solo l’inizio di un cambiamento necessario. Un punto di partenza verso una moda che torna finalmente a parlare con, e non sopra, le persone.












































