
Prada SS26 ha messo fine alla nostalgia Qui e ora
Su una distesa caramellata di arancione, il set della sfilata SS26 di Prada, i direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons hanno presentato una delle collezioni più centrate delle ultime stagioni. Reduci di un’intervista virale con Interview uscita pochi giorni fa, in cui i due designer discutono di tematiche contemporanee come l’impatto delle tensioni internazionali sulla creatività e sull’AI, i due designer hanno appena dimostrato estrema coerenza in una collezione-segno-dei-tempi che pone il focus su un'utilità concettuale. «Siamo un'azienda che deve vendere abbigliamento, quindi realizziamo prodotti che abbiano senso per le persone, nel modo più creativo possibile. Tuttavia, questo non è un momento favorevole alla creatività. È un momento importante per altri settori, come ad esempio la scienza», aveva affermato Prada nell’intervista.
I primi look della sfilata sono serviti a sedimentare questo pensiero nella mente del pubblico: completi da lavoro in blu - non bleu de travail, ma quasi - abbinati a lunghi guanti di raso stropicciati e coloratissimi. Al polso una borsa in pelle nera che ha tutta l’aria di sembrare uno zaino ibrido fornito di tracolla. Ma non poteva mancare un po’ di romanticismo; anche in tempi bui, del resto, c’è bisogno di poesia. Così si sono susseguite una linea di gonne in patchwork di seta, pizzo e plissé colour-block, che abbinate al nero fanno emergere dalla solita austerità pradesca un tendenza allegra, più leggera.
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Uno dei design più interessanti della collezione è stata la gonna - che in redazione da nss abbiamo simpaticamente chiamato «salo-gonna» - trasparente come gli abiti della SS94 del brand, che continuava sulle spalle delle modelle in bretelle svolazzanti. Anche i reggiseni, nascosti sotto i maglioni a scollo a v brillanti, erano sbarazzini, dal taglio geometrico ma appoggiati sui seni come foulard. E ovviamente sono stati degni di nota anche i copricapi, tra blazer bombati, cerate inglesi e giacche in pelle con colletto di Peter Pan. Questi ultimi, invece di accomodarsi regolarmente attorno al collo, presentavano uno scollo a barca alquanto strano, una modifica a un look altresì tradizionale che da Prada è sempre alquanto apprezzata, tanto dai direttori creativi quanto dal pubblico.
Sebbene diversi look fossero total black, è stata una collezione coloratissima. Scontrati con il pavimento lucido color carota, spiccavano gialli canarino, verde menta, turchesi, rosso fuoco, e un verde oliva che ha tutta l’aria di essere il successore del verde Brat. Lo styling ha posto l’accento sulle contrapposizioni: gli abiti anni ’80 in rosa pesca erano appositamente stropicciati sugli orli, a sottintendere una certa colluttazione tra ideali passati e voglia di progresso, mentre altri look erano basati sull’equazione «business up-top, party below-the-waist», dato che a gonne pressoché invisibili o micro-pants rosa con le tasche sono stati abbinati golf, guanti da sera e camicie abbottonate. Solo a volte veniva lasciata scoperta la pancia. Se ci si aspettava di vedere più piume, considerando che è diventato il trend guida di stagione, Prada ha preferito conferire matericità alla collezione attraverso la tecnica dell’accartocciato, utilizzato sugli orli degli abiti così come sui guanti, sulle maniche delle giacche e persino sulle borse, con le pouch in pelle e in raso appallottolate tra le mani delle modelle.
Reggiseni sbarazzini, gonne vedo-non-vedo, scolli ricoperti da perline e workwear elevato a parte, il look che forse ricorderemo di più di questa collezione resta - come sempre, del resto - ciò che ha indossato Miuccia Prada per il saluto finale: un abito a camicia bianco con il colletto azzurro, decolletè e uno scialle in seta color zafferano. Nelle culture orientali, si dice che l’arancione corrisponda metaforicamente al fuoco, alla rinuncia dei beni materiali e alla spiritualità. Chissà se la scelta di indossare questo colore, per altro lo stesso del set della sfilata, avesse qualcosa a che fare con le intenzioni che hanno i designer nei confronti della loro direzione artistica attuale per Prada. «I hate nostalgia», aveva detto Simons nell’intervista a Interview Magazine. Questa collezione, sebbene radicata in vecchi archetipi del guardaroba, è stata priva di riferimenti pop o di articoli concepiti per diventare virali. Come un fuoco che stropiccia invece di bruciare, potrebbe aver dato l'inizio a qualcosa di nuovo.































































