
E se Napoleone fosse la fashion icon dell'autunno? Tra passamanerie, alamari e cuissardes

Può un personaggio storico essere protagonista di una tendenza? Che la moda ami guardarsi indietro è noto, ma a volte i designer nel rispolverare gli archivi resuscitano, attraverso gli abiti, i fantasmi della storia. Non si tratta solo di citazioni nostalgiche ma di una selezione e reinterpretazione del passato che rivelano un dialogo sottile con il presente - nel caso delle ultime collezioni, i richiami sono al primo Ottocento, specialmente per quanto riguarda il mondo equestre e delle uniformi militari delle guerre napoleoniche.
Lo stile di Napoleone non è di certo nuovo alla moda: Vivienne Westwood, Jean Paul Gaultier e John Galliano si sono spesso lasciati ispirare dai codici estetici della moda francese ottocentesca. Negli anni Ottanta Michael Jackson e Freddy Mercury resero l’imponente divisa napoleonica il loro look da performer e nei primi duemila Hedi Slimane e Christophe Decaarnin trasformarono la "Napoleon Jacket" in questione in un oggetto di culto ed emblema dello stile indie sleaze dopo che era diventata parte dell’immaginario popolare come costume dei domatori circensi per via della sua aria retrò e dei suoi appariscenti dettagli dorati. Così il ritorno sulle passerelle di un mito della storia come Napoleone non stupisce, ma solleva una domanda inevitabile: perché proprio ora?
Nonostante il fashion month per la stagione SS26 non sia ancora terminato, tra le capitali della moda sono già diversi i brand che hanno proposto reinterpretazioni delle giacche militari tanto amate dall’imperatore francese. Primo fra tutti è stato Stefano Galici, che per la nuova collezione di Ann Demeulemeester le ha presentate in vari colori e lunghezze, sia per l’uomo che per la donna. Sempre a Parigi, anche la donna di Alexander McQueen entra a far parte dell’esercito, in una versione forse più sensuale e femminile, con una moltitudine di giacche militari cropped e, in alcuni casi, decostruite.
Alexander Levy di Enfants Riches Déprimés ha invece messo momentaneamente da parte l’essenza “cool kid” per cui il brand è rinomato e, per la SS26, ha portato in passerella silhouette più rigide e mature: in questo caso, la giacca napoleonica diventa un cappotto, che però risplende nei dettagli dei bottoni gioiello. All’estremità opposta dello spettro troviamo invece Isabel Marant, regina indiscussa del boho-chic, che ha trasformato la struttura della giacca militare in un capospalla oversize e “slouchy”, più vicino all’estetica di Top Gun che a quella dell’Ottocento francese.
Gli stilemi della moda napoleonica sono stati protagonisti nel menswear proposto sulle recenti passerelle. Nella sua ultima collezione estiva per Kenzo, Nigo trasforma la giacca napoleonica in un capo streetwear omaggiando la celebre copertina dell’album dei Beatles “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. Da Comme des Garҫons Homme Plus troviamo giacche militari con doppi bottoni dorati mentre Pharrell Williams propone, nella sua ultima collezione invernale per Louis Vuitton, l’uniforme del condottiero in versione jeans. Olivier Rousteing da Balmain dedica l’intera collezione invernale maschile allo stile napoleonico: non mancano cappotti con passamanerie e applicazioni con cordoni e nappe intrecciate. Vengono riproposte fedelmente le giacche da generale con frange e con la tradizionale aiguillette ossia un cordoncino che pende dalle spalle, in principio usato per fissare l’armatura poi divenuto simbolo di prestigio.
Da Wales Bonner i richiami allo stile imperiale si intrecciano con i codici del dandismo nero: le recenti collezioni uomo vedono sfilare frac e uniformi con alamari dorati alternate a berretti che ricordano inequivocabilmente i baschi delle pantere nere. La nuova linea di Emily Bode, Bode Rec. racconta l’interpretazione americana della giacca napoleonica che diventa uniforme da parata spesso indossata dalle bande scolastiche negli States. Anche la collezione di debutto di Jonathan Anderson per Dior Men è costellata di citazioni allo stile napoleonico: colletti infiocchettati, redingote, mantelli e camicie con passamanerie si intrecciano ai codici dell’everyday wear.
Anche il womenswear è stato contagiato dal napoleoncore: Valentino e Armani nelle loro collezioni recenti propongono varianti sofisticate della giacca dai bottoni dorati del generale francese - il secondo ha inserito nella sfilata invernale un blazer con una sua interpretazione del tradizionale plastron ovvero una pettorina con bottoni. Ancora Dilara Findikoglu propone una versione punk della giacca da equitazione in velluto decorata con spille da balia. Lo spirito della moda napoleonica e l’immagine trionfante del condottiero a cavallo rivivono attraverso il ritorno dei cuissard e i jodhpurs da equitazioni riportati in auge da Burberry, Loro Piana e Saint Laurent.
Da EgonLab si reinterpreta uno dei segni distintivi dello stile di Napoleone cioè il cappello bicorno indossato in sfilata “en bataille” con le punte ai lati proprio come spesso è raffigurato Bonaparte nei suoi autoritratti, invece il brand berlinese Gmbh cita l’immaginario napoleonico proponendo camicie strutturate con controspalline abbottonate e fasce decorative fissate con spille a ricordare le uniformi cerimoniali degli ufficiali francesi dell'Ottocento. Anche la Gen Z si è lasciata conquistare dal look napoleonico: basta digitare “Napoleon Jacket” su TikTok per imbattersi in numerosi video di giovani che sfoggiano giacche imperiali, spesso acquistate su piattaforme di second hand o trovate in mercatini vintage.
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Dietro al revival dello stile di Napoleone si cela più di una semplice e superficiale fascinazione estetica: c’è un significativo legame con il contesto sociopolitico contemporaneo. Il periodo della restaurazione napoleonica porta con sé inquietanti similitudini con il nostro presente attraversato da nuove, subdole forme di conservatorismo e programmi politici che predicando promesse rassicuranti di stabilità, nascondono piani di censura e controllo. A conferma di questo parallelismo storico è stato Donald Trump già nel maggio 2024, nel pieno delle sue battaglie legali, a condividere su Truth Social una frase attribuita a Napoleone: “Chi salva la propria patria, non viola alcuna legge.”
La cultura occidentale oggi più che mai affetta da amnesia storica selettiva ha a lungo ignorato il volto coloniale di Napoleone privilegiando il mito del costruttore dello Stato moderno, spesso, come si è osservato, ritenuto modello politico e ideologico di riferimento per i leader internazionali. Ma la storia, come la moda, ritorna in un contesto politico globale attuale non così distante da un passato in cui l’imperialismo si travestiva da progresso e la retorica della liberazione giustificava nuove, autoritarie forme di dominio.











































































